L’Iraq deporta illegalmente i rifugiati siriani nel loro paese di origine

Haftar e una compagnia aerea siriana rifugiati siriani in iraq

Le autorità irachene a Baghdad e Erbil sono state accusate di detenere e deportare arbitrariamente rifugiati siriani in Iraq verso Damasco e verso regioni della Siria nordorientale sotto il controllo delle forze curde. Human Rights Watch ha recentemente denunciato queste pratiche, evidenziando che i rifugiati siriani in Iraq vengono deportati nonostante siano in possesso di documenti ufficiali iracheni che autorizzano il loro soggiorno e lavoro nel paese o siano registrati come richiedenti asilo presso l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

Le deportazioni arbitrarie di rifugiati siriani in Iraq

L’Iraq ospita circa 280.000 rifugiati siriani, per lo più concentrati nella Regione del Kurdistan iracheno (KRI). Sebbene alcune zone della Siria non abbiano visto conflitti attivi dal 2018, il paese rimane pericoloso per il ritorno sicuro e dignitoso dei rifugiati.  Già nel marzo 2024, le autorità irachene hanno lanciato una campagna contro gli stranieri che violano le norme di residenza, arrestando e deportando numerosi rifugiati siriani.

Human Rights Watch ha intervistato sette rifugiati siriani in Iraq a Erbil e Baghdad, quattro dei quali erano all’aeroporto internazionale di Erbil in attesa di deportazione. Tra loro, alcuni possedevano permessi di soggiorno validi, mentre altri erano registrati presso l’UNHCR. Le persone intervistate hanno riferito di essere state arrestate durante irruzioni nei loro luoghi di lavoro o per strada, senza che le autorità considerassero il loro status di richiedenti asilo.

Un uomo di 43 anni di Aleppo ha raccontato di essere stato arrestato a un posto di blocco a Diwaniyah, a sud di Baghdad. A poco è servito mostrare il suo certificato di richiedente asilo dell’UNHCR: è stato multato e gli è stato ordinato di tornare in Siria. Ha cercato di appellarsi, ma le possibilità di successo erano scarse.

Nonostante l’Iraq non sia firmatario della Convenzione sui Rifugiati del 1951, ha alcune leggi che riconoscono i rifugiati politici. Tuttavia, dal 2011, non è stato concesso lo status di rifugiato ai siriani. Per questo motivo l’UNHCR registra i rifugiati siriani in Iraq e rilascia certificati di richiedenti asilo, ma le pratiche con qui la questione viene amministrata variano tra l’Iraq federale e il Governo Regionale del Kurdistan: è solo quest’ultimo a riconoscere i rifugiati come richiedenti asilo, permettendo loro di ottenere permessi di soggiorno umanitario.

Nonostante questi gap normati, deportare richiedenti asilo viola gli obblighi dell’Iraq secondo la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura (CAT) e il principio di non refoulement, che vieta il rimpatrio forzato di persone in paesi dove rischiano persecuzioni.

Il timore di essere arrestati e deportati 

Le deportazioni hanno un impatto devastante sulle famiglie dei rifugiati siriani in Iraq. Nawal, una donna di circa 40 anni di Aleppo, è stata arrestata con suo figlio mentre cercava di rinnovare il permesso di soggiorno. Costretti a lasciare l’Iraq, hanno trascorso giorni bloccati all’aeroporto di Erbil prima di riuscire a racimolare abbastanza denaro per un volo per Damasco. Una volta arrivati in Siria, hanno pagato un trafficante per fuggire in Libano.

La paura delle deportazioni ha lasciato i siriani in Iraq in uno stato di costante angoscia. Durante il Ramadan, un uomo di 23 anni ha raccontato di essere scappato dal lavoro e di essersi nascosto per due giorni dopo aver visto una macchina della polizia. Un altro uomo di 25 anni di Sweida ha riferito di essere costantemente in fuga dalle autorità irachene al lavoro, temendo di essere rimpatriato in una città instabile e pericolosa.

La necessità di agire

Human Rights Watch ha chiesto al governo iracheno di fermare immediatamente le detenzioni e le deportazioni arbitrarie di richiedenti asilo siriani. Ha sottolineato la necessità di stabilire un sistema efficace per determinare lo status di rifugiato in conformità con gli standard internazionali e di facilitare il rilascio di permessi di lavoro e residenza per coloro che hanno uno status irregolare. Inoltre, i governi donatori internazionali sono stati esortati a utilizzare la loro influenza per prevenire deportazioni sommarie e rimpatri forzati.

Le pratiche di detenzione e deportazione dei rifugiati siriani in Iraq non solo violano il diritto internazionale, ma mettono anche in grave pericolo la vita di persone vulnerabili. È essenziale che l’Iraq adotti misure immediate per proteggere i diritti dei rifugiati siriani in Iraq e rispettare gli standard internazionali di trattamento dei richiedenti asilo.

Elena Miscischia

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