Rifugiati: il doppio standard dell’UE

Rifugiati in UE

Un confine europeo

Il doppio standard per i rifugiati in UE

La commissione europea ha prolungato la protezione temporanea garantita ai cittadini ucraini fino a marzo 2024. Si tratta di una misura introdotta da Bruxelles all’indomani dell’invasione russa di febbraio, con l’intento di rendere più semplice l’accoglienza dei milioni di rifugiati che fuggivano dal conflitto.

Con il rinnovo, la Commissione ha anche introdotto un nuovo strumento online per la ricerca di impiego, che secondo i piani dell’unione dovrebbe aiutare a mettere in contatto gli ucraini in cerca di lavoro con i datori.

I numeri

Ad ottobre del 2022, i rifugiati ucraini arrivati in Europa sono 7,7 milioni, mentre quelli registrati per il programma di Protezione Temporanea sono 4,4 milioni, secondo dati UNHCR. La differenza tra questi due numeri è spiegata, per la maggior parte, dai quasi 3 milioni di ucraini costretti a rifugiarsi in territorio Russo.

Tra i paesi dell’unione la ripartizione non è omogenea. I paesi maggiormente ospitanti sono Polonia, Germania e Repubblica Ceca. L’Italia, al quarto posto della classifica ospita circa un sesto dei rifugiati della Germania.

L’esempio polacco

La polonia di Duda è probabilmente l’esempio perfetto del doppio standard applicato dalle leadership europee ai diversi rifugiati. Per anni il gruppo di Visegrad, di cui fanno parte Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria, è stato restio all’apertura dei confini europei ai richiedenti asilo e alla loro ripartizione tra i paesi UE. Oggi invece prendendosi in carico per distacco, il maggior numero di rifugiati ucraini nell’Unione sembra dire: “Questi ci vanno bene”

I ROM ucraini discriminati

C’è qualcun altro che a questi paesi forse non va bene. E’ di agosto un articolo della CNN che mostrava la discriminazione subita dalla minoranza Rom ucraina nei paesi dell’Est Europa nel cercare rifugio dal conflitto. Ad alcuni è stato esplicitamente detto di non essere ucraini, per altri il processo burocratico si è allungato con la richiesta di documentazione aggiuntiva, altri ancora sono finiti in centri d’accoglienza senza acqua calda o servizi sanitari per disabili.

FRONTEX

Come abbiamo detto, le porte d’Europa non sono aperte  per tutti quanti. Proprio per questo è nata Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, che ha visto le proprie risorse e poteri aumentare negli ultimi anni.

L’agenzia è da anni al centro di scandali per il modo in cui svolge i propri compiti. I casi più eclatanti e discussi sono quelli che hanno visto respingimenti illegali di migranti ai confini greci. Un’inchiesta di Bellingcat del 2020 aveva portato alla luce quattro casi in cui l’agenzia era a conoscenza, oppure direttamente complice di questi respingimenti. A maggio c’erano state le dimissioni del francese Leggeri a capo dell’agenzia, ma è notizia di questi giorni la bocciatura da parte dell’europarlamento del bilancio di Frontex a causa della sua condotta caratterizzata da irregolarità e mancanza di trasparenza.

La situazione negli USA

Gli Stati Uniti hanno lo stesso problema dell’UE. Tra l’anno scorso e quest’anno, è stato messo in piedi un sistema che prevede una procedura semplificata d’immigrazione regolare per far fronte alle crisi in Afghanistan e in Ucraina. Questo ha portato all’allungamento dei tempi per le altre richieste, che si sono viste superare nella classifica d’interesse dello stato.

La situazione a Sud del confine però non migliora. Le persone, soprattutto provenienti dal Venezuela, continuano a viaggiare per giorni per raggiungere gli Stati Uniti e la promessa di Biden di accogliere 24.000 venezuelani per vie legali equivale ad usare del nastro adesivo per fermare la falla di una nave che affonda.

L’immigrazione rappresenta uno dei temi più importanti delle agende politiche dei prossimi anni. Speriamo che la risposta dei governi assomigli più alla macchina messa in piedi dopo la crisi ucraina, che ai lager libici e turchi.

Mohamed Charjane

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