L’armonizzazione delle fasce di reperibilità delle visite fiscali è stato uno dei temi della riforma del pubblico impiego, tuttavia, il nuovo regolamento per “l’accertamento delle assenze dal servizio per malattia”, conferma gli orari attuali: 7 ore per i dipendenti pubblici, 4 per quelli privati.
Il decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.° 302 del 29 dicembre scorso e firmato dalla ministra Madia, entrerà in vigore il 13 gennaio e prevede diversi cambiamenti, spiegati in 10 articoli. La visita fiscale potrà essere richiesta, dal datore di lavoro o dall’Inps, fin dal primo giorno di assenza.
Per malattie prolungate il controllo potrà essere fatto con “cadenza sistematica e ripetitiva, anche in prossimità delle giornate festive e di riposo settimanale” (articolo 2); diminuzione delle ipotesi di esclusione dall’obbligo della visita fiscale da cinque (individuate da un Dm del ministro Brunetta nel 2009) a tre (per patologie gravi che richiedono terapie salvavita o lavoratori con invalidità riconosciuta pari o superiore al 67%) .
Alcune novità erano già state introdotte lo scorso 1° settembre 2017 con la “Riforma della Pubblica Amministrazione Madia sui licenziamenti dei dipendenti pubblici”: la nascita del “Polo Unico INPS”, il nuovo servizio che si occupa della gestione delle visite fiscali dei dipendenti pubblici e privati (prima il controllo per i dipendenti pubblici era di competenza dell’ASL).
Il decreto Madia non ha poi mantenuto la “promessa” di equiparare gli orari delle fasce di reperibilità tra pubblico e privato, che rimangono: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 di ciascun giorno (per la PA), dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19 (privati).
Per il presidente dell’INPS, Tito Michele Boeri, la mancata equiparazione delle fasce di reperibilità potrebbe “far diminuire le visite fiscali nella PA” … “se ci sono due dipendenti malati, uno pubblico e uno privato in una piccola località, per ridurre i costi si potrebbe essere costretti a rinunciare a visitare sia l’uno che l’altro”.
Lo stesso Boeri ha più volte proposto di portare tutti a 7 ore o accorciare la reperibilità per gli statali, strada non percorribile secondo il Dipartimento della Funzione pubblica che lo scorso agosto si era già pronunciato in merito stabilendo che: “l’armonizzazione alla disciplina prevista per i lavoratori privati avrebbe comportato (per i dipendenti pubblici) una riduzione delle fasce orarie da sette ore giornaliere a sole quattro e, quindi, una minore incisività della disciplina dei controlli”.
Elena Carletti