Dal 22 agosto, Jakarta e molte altre città indonesiane sono state scosse da violenti scontri tra manifestanti e forze di polizia, scatenati da una proposta di modifica delle regole elettorali sostenuta dagli alleati del presidente uscente Joko Widodo. La riforma elettorale in Indonesia, accusata di favorire la creazione di una dinastia politica, ha provocato proteste in diverse città indonesiane, portando a un acceso dibattito nazionale e a una forte risposta delle forze di sicurezza.
Tensioni fuori dal Parlamento
Il 22 agosto, Jakarta è stata teatro di violenti scontri tra manifestanti e forze di polizia a seguito di una proposta di modifica alle regole elettorali, avanzata dagli alleati del presidente uscente Joko Widodo. La proposta, ritenuta da molti come un tentativo di facilitare la creazione di una dinastia politica in Indonesia, ha suscitato un’ondata di proteste in diverse città del paese, tra cui Yogyakarta, Makassar, Bandung e Semarang. Tutte queste proteste contro la riforma elettorale in Indonesia hanno portato ad una dura repressione delle forze dell’ordine che hanno tentato di fermare i manifestanti dall’irrompere e incendiare gli edifici del Parlamento.
La riforma elettorale in Indonesia tanto contestata
La riforma elettorale in Indonesia, in queste ore oggetto di discussione sia dentro sia fuori le aule parlamentari e giudiziarie, avrebbe eliminato la norma che impedisce ai candidati sotto i 30 anni di partecipare alle elezioni regionali. Questa modifica avrebbe consentito al figlio di Widodo, Kaesang Pangerap, 29 anni, di candidarsi alle elezioni regionali di novembre, nonostante una recente sentenza della Corte Suprema che ne confermava l’ineleggibilità. La Corte Suprema si è infatti pronunciata mercoledì scorso e il Parlamento, imperterrito, ha deciso di abrogare la legge.
Durante le manifestazioni, il vicepresidente del parlamento, Sufmi Dasco Ahmad, ha annunciato che la votazione sulla riforma elettorale in Indonesia non è stata effettuata a causa della mancanza del quorum necessario dei parlamentari, e che quindi l’iter parlamentare è stato rimandato alle prossime sessioni.
Il malcontento sociale e istituzionale di questo attacco alla democrazia e di questa costruzione proto-dinastica della politica indonesiana non è però una novità. Così come la proposta di una riforma elettorale in Indonesia. Le ultime elezioni presidenziali del paese avevano portato il Parlamento ad approvare una norma che consentisse al primogenito di Widodo, Gibran Rakabuming Raka, di partecipare alle elezioni; alla fine, l’esito fu la vittoria dello stesso per la carica di vice-presidente.
La reazione dei manifestanti e le risposte delle forze di sicurezza
Le proteste contro la riforma elettorale in Indonesia hanno visto migliaia di persone scendere in piazza nella capitale, dove hanno incendiato pneumatici e lanciato petardi, scandendo slogan contro Widodo. Alcuni manifestanti hanno abbattuto una recinzione e tentato di entrare nel complesso del parlamento, ma sono stati respinti dalla polizia con l’uso di cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.
Il clima di tensione è ulteriormente alimentato dalle accuse di nepotismo rivolte al presidente Widodo, il cui figlio maggiore è già stato eletto vicepresidente, il più giovane nella storia del paese. La rabbia dei manifestanti si è poi unita a quella dei più piccoli partiti in Parlamento: dopo la sentenza della Corte, la maggioranza aveva già programmato una seduta per annullare quanto era stato dichiarato dall’organo giudiziario. Questa volontà, facilmente diffusa sui social network, ha allargato l’allarme sociale e ha mobilitato le masse, preoccupate dell’attacco alla democrazia e allo Stato di diritto verso una dittatura.
Gli scontri più duri si sono tenuti ovviamente nelle piazze, dove le forze di sicurezza hanno risposto con altrettanta violenza alle proteste, usando idranti e gas lacrimogeni per disperdere la folla fuori dalla Camera dei Rappresentanti a Jakarta. I manifestanti, alcuni dei quali hanno accusato Widodo di aver distrutto la democrazia, hanno mantenuto alta la pressione con manifestazioni anche in altre città. Hasan Nasbi, portavoce della presidenza indonesiana, ha dichiarato che le proteste sono il risultato di disinformazione e calunnie, nel tentativo di minimizzare l’impatto delle critiche.
La situazione rimane tesa in Indonesia, con ulteriori proteste previste nei prossimi giorni. La controversa riforma elettorale, se approvata, potrebbe avere un impatto significativo sul panorama politico del paese, favorendo ulteriormente l’alleanza tra Widodo e il suo successore Prabowo Subianto, che entrerà in carica a ottobre. Intanto, la presenza di proteste e rivolte è presente in ogni angolo della città: poche ore fa, è avvenuta una manifestazione anche nella Camera dei Deputati, dopo che gli studenti sono riusciti ad abbattere i cancelli di ferro e a seguito dell’irruzione dell’edificio.