L’inchiesta partita da Perugia che ha sconvolto il CSM ha spinto il governo ad accelerare i tempi sulla riforma della giustizia.
Al momento l’inchiesta non si è concretizzata in nessuna conseguenza penale, e forse non ne avrà nessuna, per i metodi utilizzati nell’acquisizione delle prove e per i contenuti. Tuttavia ha scatenato una questione morale profonda e grave che ha messo in luce meccanismi di potere all’interno dell’organo più importante dello Stato. Meccanismi che sono stati paragonati alla P2 o a tangentopoli, paragoni però solo fantasiosi, ma che hanno spinto ad accelerare sulla riforma della giustizia.
Ciò ha spinto il governo a rimettere in cantiere la riforma, che era stata congelata dal ministro Bonafede.
Il ministro l’aveva congelata per sottrarla alle “passioni” della campagna elettorale. Tuttavia l’onda emotiva e morale da cui deriva questa nuova necessità rischia di sfociare in una riforma ancora spinta dall’emotività piuttosto che dalla razionalità.
I punti previsti dalla riforma della giustizia sono molti e importanti, ma la spaccatura all’interno del governo è chiara e profonda.
I quesiti da risolvere vanno dalla riforma del processo penale al rientro dei magistrati in politica. È previsto anche un sistema a punti nelle procure per misurare le esperienze e i risultati del lavoro dei magistrati. Questione particolarmente delicata e rischiosa per ovvie ragioni.
Altro argomento da trattare per la riforma della giustizia sarà quella del rientro dei magistrati dalla politica.
Si cercherà di evitare che un magistrato che si spogli della toga per entrare in politica poi possa rindossarla.
Il tema centrale però sarà il sistema elettorale del CSM e la separazione delle carriere. La ministra Bongiorno ha suggerito un sistema di elezione a sorteggio. Sistema che per quanto possa essere immune da meccanismi di potere è comunque estraneo ad ogni ottica democratica e razionale. Idea che ha già trovato forti e ragionate critiche da vari settori della giustizia e non. Tuttavia l’intento sarà quello di eliminare le logiche di correnti avverse all’interno di un organo sì importante.
Il tema della prescrizione è invece quello su cui i contrasti ideologici dei due partiti di maggioranza più si evidenziano. Con l’entrata in vigore del blocco della prescrizione dal 2020 si deve accelerare il processo per evitare una paralisi della giustizia, ma le divisioni sono enormi. La prescrizione era un argomento fondamentale nella campagna elettorale, ma è stato spinto dalle logiche del consenso e della passione.
Altri argomenti fondamentali riguarderanno l’uso e i modi delle intercettazioni, ma soprattutto l’intento sarà quello di evitare le intercettazioni a strascico e la previsione di sanzioni per la loro divulgazione. L’obiettivo auspicato è quello di eliminare i processi mediatici, che ad oggi sono un problema enorme. Problema che ha causato enormi danni alla giustizia civile e penale.
Insomma sarà un lavoro enorme quello che attende il governo, ma su un tema fondamentale e delicato e in un momento di enorme emotività. La presenza del premier Conte cercherà di garantire, così come ha auspicato Bonafede, un equilibrio che si distacchi dalle posizioni ideologiche dei due partiti di maggioranza.
Leandro Grasso