Rifiutata l’estradizione di Don Franco Reverberi accusato di gravi crimini durante la dittatura argentina

Don Franco Reverberi

Nella giornata di ieri, il Ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, ha emesso una decisione di rilevanza internazionale, rifiutando l’estradizione di Don Franco Reverberi in Argentina. La vicenda, intricata e carica di implicazioni storiche, trae le sue radici in una serie di eventi che si sono svolti nel corso degli anni, delineando un quadro complesso e controverso. La motivazione del rifiuto, legata all’età avanzata e alle condizioni di salute del religioso, solleva interrogativi sulla giustizia e sulla responsabilità individuale in casi di presunti crimini contro l’umanità.


Nella giornata di ieri, il Ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, ha emesso un rifiuto formale riguardante l’estradizione del sacerdote Franco Reverberi in Argentina. Reverberi è stato accusato di aver assistito alle torture perpetrate durante la dittatura militare argentina tra gli anni Settanta e Ottanta, nonché di aver commesso l’omicidio di Josè Guillermo Beron, un cittadino argentino di 20 anni.

La vicenda ha radici nel 2012, quando una prima richiesta di estradizione nei confronti di Don Franco Reverberi fu presentata, ma respinta dalla giustizia italiana. La motivazione era legata al fatto che, all’epoca, il reato di tortura non era contemplato nell’ordinamento giuridico italiano. Tuttavia, nel 2017, con l’introduzione del reato di tortura nel sistema legale italiano, e nel 2021, con una nuova richiesta di estradizione presentata dall’Argentina e approvata dalla Corte d’Appello di Bologna, la situazione cambiò radicalmente. La difesa di Reverberi tentò un ricorso alla Corte di Cassazione, ma quest’ultimo fu respinto nell’ottobre del 2023.

La decisione finale sull’estradizione spettava a Nordio, il quale ha motivato il suo rifiuto sottolineando l’età avanzata del sacerdote, le patologie cardiologiche e lo stress psicologico. Secondo il Ministro, l’intera procedura potrebbe avere conseguenze fatali per Don Franco Reverberi.

Don Franco Reverberi, 86 anni, originario di Sorbolo, in provincia di Parma, emigrò in Argentina dopo la Seconda guerra mondiale. Lì, prese i voti diventando parroco di Salto de Las Rosas, una piccola località nella regione di Mendoza. I crimini contestati a Reverberi risalgono al periodo della dittatura argentina, precisamente al 1976, quando una giunta militare prese il potere. In questo contesto, al sacerdote fu conferita la carica di cappellano ausiliare dell’VIII squadra di esplorazione alpina di San Rafael.

Le accuse in Argentina includono tortura, sequestro di persona e l’omicidio di Josè Guillermo Beron, un giovane peronista scomparso nel 1976. Testimonianze di sopravvissuti alla dittatura indicano che Don Franco Reverberi frequentava i centri di detenzione, assistendo impassibile alle torture dei prigionieri, talvolta recando con sé una Bibbia. Durante gli anni della dittatura, la giunta militare argentina condusse un’ampia opera di repressione nota come “guerra sporca”, causando la morte di oltre duemila persone e la scomparsa di trentamila.

Dopo la conclusione della dittatura negli anni Ottanta, Don Franco Reverberi scelse di permanere in Argentina, proseguendo il suo ministero sacerdotale. Le accuse nei suoi confronti vennero alla luce nel 2010, nel corso di un processo riguardante i crimini militari del periodo. Tuttavia, il parroco non comparve mai di fronte al tribunale. Nel 2011, fece ritorno in Italia, sostenendo problemi di salute che non poteva affrontare efficacemente in Argentina. Questo capitolo della sua storia contribuisce a gettare ulteriore luce su un passato di contese e controversie giuridiche.

La decisione di Carlo Nordio di respingere l’estradizione di Don Franco Reverberi ha innescato un’ondata di critiche, soprattutto da parte dell’avvocato Ricardo Ermili, presidente della delegazione di San Rafael della Asamblea Permanente por los Derechos Humanos (APDH) in Argentina. Ermili ha etichettato la mossa come un gesto di reciprocità da parte di un governo italiano di estrema destra nei confronti del nuovo governo argentino. Ha accusato quest’ultimo di negazionismo e di rivendicare apertamente gli orrori commessi durante la dittatura, gettando luce su una possibile interferenza politica nelle dinamiche giuridiche internazionali e sollevando preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani.

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