Anche prima della pandemia l’istruzione non stava messa bene: 258 milioni di bambini in tutto il mondo non potevano andare a scuola. Dopo due anni di crisi per il Covid-19, quali sfide attendono studenti, insegnanti e famiglie al rientro a scuola?
Rientro a scuola ma non per tutti
Secondo il rapporto di Save the Children la scuola è messa molto male. Il Covid-19 ha portato con sé crisi economica, carenza di strutture e una forte disparità di accesso al vaccino. A questo si aggiunge la crisi ambientale: diversi bambini hanno abbandonato le loro case, vivono in zone distrutte o devono lavorare per sopravvivere. Il 40% dei bambini non verranno iscritti in nessuna scuola per l’infanzia, 64 milioni di bambini lasceranno la scuola elementare e 382 milioni di bambini avranno un livello di scolarizzazione molto basso. Inoltre i conflitti e i cambi geopolitici, come in Afghanistan, disegnano un’ulteriore crisi scolastica basata sulla disparità di genere: sono 9 milioni le bambine e la ragazze che non andranno a scuola, contro 3 milioni dei coetanei maschi. Il matrimonio precoce, per motivi ideologici ed economici, è un rischio tangibile per 16 milioni di minori in tutto il mondo.
In Italia
Anche da noi la scuola è parecchio ammaccata. Se in tutto il mondo il Covid-19 ha portato un peggioramento dell’apprendimento scolastico per 72 milioni di minori, tra questi ci sono anche i nostri ragazzi: la percentuale di studenti italiani che non raggiungono un buon livello in italiano, matematica e nozioni di base è salita da 7 a 9,5 punti percentuali. L’impatto maggiore si è avuto al Sud, con una fragilità di apprendimento pari al 15%, pari a circa uno studente su sette (Nord 2.6 / Centro 8.8). In generale nel Mezzogiorno il 31% dei ragazzi lascerà la scuola. Gli studenti che frequentano gli ultimi anni sono quelli maggiormente colpiti, a causa di una deleteria combinazione tra un maggior uso di DaD (di scarsa qualità), impatto economico sulle famiglie e trauma psicologico dovuto alla pandemia.
Disuguaglianze sociali
Il Covid-19 si è sommato ai problemi già esistenti e ha amplificato il divario sociale tra i bambini, talvolta persino all’interno dello stesso Paese. Di fatto gli Stati e le famiglie con minore accesso a programmi scolastici all’avanguardia, alla tecnologia, a internet e a misure di sostegno economico e psicologico sono rimasti fuori, come sbalzati via e ora faticano ad offrire un’istruzione adeguata ai ragazzi. Il denaro è ancora la più importante causa di disuguaglianza anche tra i banchi di scuola: in Italia il 50% degli studenti provenienti da famiglie sulla soglia della povertà non raggiunge i livelli minimi in italiano e matematica mentre questo accade solo per il 6,7% nelle famiglie benestanti e ricche. Una prova che le mancanze a scuola non sono solo il frutto di inclinazioni o pigrizia soggettive.
Invertire la rotta
Abbiamo l’occasione e l’urgenza di cambiare: ora la scuola deve diventare centrale nella ricostruzione post-pandemia. Servono luoghi sicuri e tecnologie aggiornate. Il vaccino deve essere prioritario per le famiglie e per il personale scolastico, affinché l’anno possa ripartire senza intoppi. Programmi di sostegno economico e sociale vanno attivati per tutti quei nuclei famigliari in qualche modo fragili. Troppi pochi fondi vengono usati per prevenire, per potenziare la scuola e fornire ai ragazzi e agli insegnanti gli strumenti per affrontare la prossima crisi, sia essa climatica, politica oppure sanitaria. Così, a farne le spese sono i ragazzi e non possiamo fingere che non ci riguardi, posticipando il problema. Se non facciamo qualcosa, la fotografia attuale della scuola mostra che nel 2030 in tutto il mondo il 20% dei ragazzi e il 30% degli adulti non saranno in grado di leggere. Una brutta pagina ci attende come umanità.
Alice Porta