Prima di illustrare lo studio di cui ha dato notizia la McMaster University (Hamilton, Ontario, Canada) ma frutto della collaborazione di un panel internazionale con scienziati da sette differenti paesi, dal momento che un titolo del genere è foriero di suscitare polemiche che puntualmente sono arrivate, tengo a riferire due punti che i ricercatori hanno messo bene in chiaro: 1) il presente studio ha completamente tralasciato considerazioni etiche riguardo al benessere animale (meno consumo di carne significa meno animali macellati, meno allevamenti intensivi e quindi anche nel caso non si diventi tutti vegetariani nel ridurre il consumo guadagnano le condizioni di vita degli animali) e ha tralasciato considerazioni etiche riguardo all’impatto ambientale, considerazioni che hanno portato diversi autori dello studio ( tra cui spiccano il professor Gordon Guyatt, presidente del comitato sulle linee guida sull’alimentazione e Bradley C. Johnston autore corrispondente della ricerca e professore associato presso la McMaster) a ridurre loro stessi il consumo di carne nella vita privata. Ma è giusto che alle persone vengano date informazioni corrette su cui basare le proprie decisioni;
2) lo studio non ha avuto contributi economici esterni tra le fonti primarie di finanziamento.
Dunque di che tipo di studio stiamo parlando che ha condotto i ricercatori a concludere che ridurre la carne rossa non è una necessità per la salute provata scientificamente (perlomeno finora)?
Se vi state chiedendo: “esistono numerosissimi studi che affermano il contrario, ora questi hanno condotto il loro piccolo studio, chissà con quali metodologie e su quanti soggetti e pretendono che si prenda in considerazione il loro rispetto agli altri?” Vi devo stoppare, non si tratta di un nuovo studio, ma della revisione sistematica di diversi studi basati sui dati di migliaia e migliaia di persone coinvolte in studi clinici e quelli di studi di coorte su intere parti di popolazione .
In particola si tratta della revisione di 12 trial clinici che avevano riguardato 54000 persone e di tre revisioni sistematiche di studi di coorte riguardanti milioni di persone. La prima revisione non ha trovato associazioni statisticamente significative tra consumo di carni rosse o trasformate e problemi cardiaci, diabete o cancro. Quelle sugli studi di coorte hanno confermato solo una riduzione molto piccola del rischio se si consumano meno di tre porzioni a settimana e l’associazione non è comunque certa. Poi è stato condotta una quinta revisione per sapere da chi continuava a mangiare carne rossa ignorando le raccomandazioni perché lo facesse, la risposta è che malgrado tutto queste persone le percepissero come sane e ne apprezzavano il sapore. Che diavolo di valore scientifico può avere? Ne ha in tema di linee guida di alimentazione, se chiedi alle persone di modificare la propria alimentazione andando contro le proprie inclinazioni le prove a sostegno devono essere solidissime.
Potete immaginare che putiferio ha scatenato lo studio, i ricercatori dal canto loro ostentano sicurezza, forti della considerazione di aver effettuato una revisione rispettando tutti i crismi e avendo a disposizione una enorme mole di dati, cosa che non avevano gli studi presi singolarmente.
D’altro canto, ignorando le polemiche dalle associazioni ambientaliste che per me contano meno di zero, perché in queste pagine per quel che mi riguarda solo le evidenze scientifiche contano, bisogna dire che c’è stata una levata di scudi anche dal mondo scientifico, gli scienziati controbattono alle ostentazioni di sicurezza degli autori che è vero che molti degli studi precedenti (praticamente unanimi nel denunciare i rischi di carne rossa e carni trasformate) soffrono dei problemi denunciati dagli autori del presente studio in termine di limitatezza del campione ma che la loro concordanza è un valore.
Alcune delle rimostranze dal mondo scientifico sostengono che così si confonde il pubblico sulla validità degli studi nutrizionali, la gente si potrebbe convincere che non sappiamo cosa sia meglio mangiare, invece sappiamo che una dieta basata sulle piante (basata, non esclusiva, si parla di dieta mediterranea non vegetariana o vegana) è meglio per noi e per il pianeta, a questa rimostranza mi sento di rispondere (da persona che consuma carne rossa non più di una o due volte a settimana) che i ricercatori questo l’hanno premesso, che il loro studio non includeva le questioni ecologiche ed animaliste che hanno spinto anche alcuni di loro a ridurre il consumo di carni rosse o trasformate.
Dando per scontato che gli autori dello studio non abbiano conflitti di interessi e non siano stati spinti da voglia di far parlare di se andando controcorrente (il panel è troppo esteso e distribuito geograficamente per supporre qualcosa del genere) questa vicenda può essere l’occasione per riflettere su una questione non banale, escludendo il caso in cui pur in buona fede i ricercatori abbiano commesso un errore rimarrebbe la questione nei seguenti termini: hanno ragione quegli scienziati che dicono che è sbagliato a prescindere pubblicare una ricerca che può rischiare di sviare le persone da ciò che è sano per loro o hanno ragione questi ricercatori ad affermare una questione di principio sulla metodologia scientifica? Il primo impulso potrebbe essere di liquidare facilmente la questione dicendo che la medicina è sì una scienza ma che il suo scopo primario è il benessere delle persone che viene prima delle questioni di principio, abbiamo buone ragioni per ritenere che le attuali linee guida siano giustificate e questo taglia la testa al toro. D’altro canto una considerazione che mi pare di non aver letto da nessuna parte (e che fermo restando il presupposto della loro buona fede mi fa essere simpatetico verso questi ricercatori) è che per liquidare tutte le pericolose terapie alternative (omeopatia e cure varie) come balle antiscientifiche dobbiamo sempre essere rigorosi e intransigenti nell’applicazione del metodo scientifico in modo da erigere un muro impermeabile e granitico tra ciò che è dimostrato scientificamente e ciò che non lo è.
Il controverso studio che afferma che ridurre la carne rossa non è una necessità per la salute suffragata dai dati scientifici è stato pubblicato su Annals of Internal Medicine.
Roberto Todini