Ridere è la migliore medicina? Per la chirurgia del cervello forse sì

donna che ride

Quante volte abbiamo letto “ridere è la migliore medicina”? Parecchie ricerche indicano che ridere farebbe bene all’umore (ovvio) ma anche al sistema immunitario, il rilascio di endorfine avrebbe effetti benefici sulla mente ma anche sul corpo. Ora arriva una ricerca dalla Emory University di Atlanta pubblicata su Journal of Clinical Investigation che indica che è possibile provocare una risata stimolando una certa area del cervello nelle operazioni a cranio aperto (craniotomie) il che faciliterebbe la procedura perché servirebbe a calmare il paziente.
Forse non tutti sanno che esistono diverse operazioni chirurgiche al cervello che si svolgono col paziente sveglio, ad esempio nei pazienti che vengono sottoposti a procedure per il trattamento dell’epilessia, questo è reso possibile dal fatto che il cervello è un organo assolutamente indolente, quindi basta una sedazione locale per quel che riguarda la scatola cranica, però il fatto che non si provi dolore non vuol dire che l’ansia non sia un problema per una persona che si trova con il cranio aperto attorniato da medici che mettono le mani sul suo cervello, alcuni pazienti possono persino farsi prendere dal panico il che potrebbe diventare molto pericoloso.
I medici delle equipe di Jon T, Willie assistente professore di neurochirurgia presso la Emery stavano trattando  (un monitoraggio diagnostico per prevenire le convulsioni) una paziente incline a farsi prendere dal panico, dopo una prima fase in anestesia globale la donna è stata sottoposta a una procedura da sveglia, i medici hanno stimolato elettricamente il giro cingolo, una fascia di materia bianca nel cervello,  questo ha provocato nella paziente un’immediata risata, ma la cosa più importante è che dopo questa stimolazione il soggetto ha cambiato completamente umore, la donna era molto più calma e a suo agio tanto da fare battute sulla sua famiglia e successivamente sopportare con tranquillità il proseguo della procedura chirurgica.
Se nel primo caso la stimolazione era stata quasi accidentale due giorni dopo i medici hanno utilizzato di nuovo quanto appreso  sulla stessa paziente per aiutarla a superare un’altra procedura chirurgica. In seguito i risultati sono stati confermati in altri due pazienti epilettici che dovevano essere sottoposti alla stessa operazione.
Stimolare con corrente elettrica una zona del cervello è una procedura che per ragioni etiche non è permessa, cioè non è pensabile aprire la scatola cranica di qualcuno con lo scopo di stimolare una parte del cervello con la corrente elettrica a scopo di studio, ma nel caso di pazienti che devono essere sottoposti a questo tipo di procedure chirurgiche, cioè craniotomie da svegli, ovviamente il problema non si pone e quanto scoperto potrebbe essere davvero d’aiuto.

Roberto Todini

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