Finalmente vengono riconosciute in Giappone le persone transgender non operate, che potranno cambiare il proprio genere nei documenti legali anche senza sottoporsi a interventi genitali.
Riconosciute e accettare in Giappone le persone transgender non operate. Cade l’obbligo di sottoporsi ad un intervento chirurgico per ottenere il riconoscimento legale del proprio genere. La Corte suprema ha dichiarato incostituzionale l’obbligo per le persone transgender di sottoporsi a interventi genitali e alla castrazione chirurgica per essere riconosciute legalmente con un altro sesso. Si tratta di un enorme passo in avanti per nulla scontato e un grande traguardo per la comunità LGBTQ+.
Nel 2004, infatti, il Giappone aveva espressamente richiesto alle persone transgender di sottoporsi a sterilizzazione chirurgica e a interventi di chirurgia genitale. Tali interventi erano considerati necessari per poter cambiare il genere indicato nei documenti legali. La legge in questione prevedeva, inoltre, che il soggetto interessato dovesse avere, in via preliminare, una diagnosi di disturbo dell’identità di genere. In aggiunta a questo, l’intervento è precluso a coloro che hanno figli minori e sono sposati.
Diverse organizzazioni, tra cui la Corte europea per i diritti dell’uomo, l’Associazione mondiale dei professionisti della salute transgender ed esperti delle Nazioni Unite si erano opposti alla legislazione giapponese. Sottoporsi a un intervento del genere è molto costoso e non tutti possono permettersi la somma di denaro richiesta. Inoltre, le zone interessate dalla chirurgia sono molto sensibili e il soggetto viene esposto a un grande rischio. È pertanto importante, per non dire necessario, il pieno consenso del paziente. Fortunatamente, anche se con numerosi anni di ritardo il Giappone ha compreso l’importanza di un passaggio che, tuttavia non è per tutti fondamentale per stabilire la propria identità.
A dare origine alla causa e alla sentenza è stato il caso di Gen Suzuki, che nel 2021 un ha presentato una causa al tribunale della famiglia di Shizuoka. La richiesta di Suzuki era quella di ottenere il riconoscimento del suo genere senza dover per forza ricorrere a un intervento chirurgico. Il tribunale ha recentemente accolto la sua richiesta, dichiarando che lo stato non può imporre un intervento chirurgico su soggetti che non desiderano sottoporsi ad esso. Suzuki ha commentato che, dopo anni, si sente finalmente incoraggiato dai progressi della società.
La storia di Suzuki trasmette speranza, dopo molto tempo e numerose lotte, la sua battaglia si avvicina al termine e i nuovi sviluppi lasciano pensare che si tratterà di una vittoria. Speriamo che questa vicenda dia maggiore coraggio a coloro che vogliono seguire la sua stessa strada. In molti paesi del mondo la situazione per coloro che chiedono di essere riconosciuti con un sesso diverso da quello di nascita è ancora molto grave. Ci auguriamo che quanto avvenuto in Giappone possa essere preso come esempio.
Margherita De Cataldo