Ricomporre il puzzle dello spionaggio tedesco della Stasi

Stasi

Da oltre 30 anni, un gruppo di ricercatori e archivisti lavora per ricomporre tra i 40 e i 55 milioni di documenti distrutti dalla polizia segreta, conosciuta come Stasi. Distruzione che avvenne durante gli ultimi giorni della Repubblica Democratica Tedesca (la zona tedesca di occupazione sovietica dal 1949 al 1990, comunemente indicata come Germania dell’Est). Un coraggioso team, che tra un’incommensurabile quantità di documenti, tenta di ricomporre il puzzle dello spionaggio tedesco della Stasi.

Cosa era la Stasi

La Stasi o MfS era il Ministero per la Sicurezza di Stato (in tedesco: Ministerium für Staatssicherheit) fondato nel 1950 come apparato di controllo della SED, ovvero il Partito socialista unificato tedesco. E che durò fino al 1990, anno in cui si sciolse la SED e si dissolse la Repubblica Democratica Tedesca. Non a caso, il motto della Stasi era “Schild und Schwert der Partei” (ovvero, “scudo e spada del partito”).

La Stasi contava circa 85 mila dipendenti fissi, più ulteriori unità di spionaggio speciale e infiltrati, e si occupava principalmente di spionaggio interno. Nei suoi 40 anni di attività, la Stasi raccolse informazioni su circa un terzo di popolazione della Germania dell’Est (6 milioni di tedeschi).

I documenti dell’archivio del Ministero per la Sicurezza di Stato

Durante la Rivoluzione pacifica, un periodo di proteste di massa verso la fine del 1989, alcuni manifestanti pro-democrazia presero d’assalto il quartier generale della Stasi, beccando in flagrante i dipendenti mentre distruggevano i documenti. Molto materiale rimase insalvabile, bruciato o frantumato in piccoli pezzi, ma alcuni documenti rimasero intatti.

Il 3 ottobre 1990, giorno in cui la Germania venne riunificata, venne costituita la Stasi-Unterlagen-Behörde, che si occupò di amministrare gli archivi della Stasi, e mise fin da subito tutti i documenti dell’archivio a disposizione. Tra il 1991 e il 2021 questo ente ha gestito circa 7,5 milioni di richieste di accesso all’archivio. Circa il 46% di queste richieste, come rivela l’emittente tedesca DW, provenivano da persone curiose di sapere cosa la Stasi sapesse della loro vita personale. Un totale di 111 kilometri di documenti contenenti informazioni su vite private, visioni politiche, piani di fuga, e tanto altro.

Ricomporre il puzzle dello spionaggio tedesco della Stasi 

Circa 500 sacchi di documenti sono stati già studiati, e ne rimangono ancora altri 15.500. Mantenendo il ritmo attuale di circa 20 sacchi all’anno, il lavoro di ricomposizione dei pezzi durerà ancora per secoli, probabilmente lasciando inesaminati molti documenti. La stampa ha denominato questi ricercatori come “puzzlers”, dando l’idea dell’incredibile lavoro di ricostruzione e archiviazione dei documenti e dei fatti estremamente difficile. Difficoltà data soprattutto dall’incommensurabile quantità di documenti da esaminare. Documenti che, proprio come piccoli tasselli, colorano un enorme puzzle, che chissà se vedremo mai completato.

Lo scorso 17 giugno 2021 ha chiuso formalmente la Stasi-Unterlagen-Behörde, successivamente a una precedente votazione nel parlamento tedesco. Tuttavia, è stato garantito il trasferimento e l’accesso dei documenti presso gli Archivi federali (Bundesarchiv). Molti studiosi si sentono fiduciosi del fatto che questo trasferimento massivo garantirà un’accelerazione negli studi.

Leonardo Mori

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