Le poliolefine chimicamente sono una classe di macromolecole composte da monomeri di olefine (o alcheni) derivate dalla polimerizzazione di petrolio o gas naturale, quel che interessa a noi è che secondo dati del 2013 la produzione mondiale di poliolefine copre il 62% del totale della produzione globale di materie plastiche. La notizia proveniente dalla Purdue University di una nuova tecnica per trasformare questi rifiuti in prodotti utili da riutilizzare va quindi salutata come un grande avanzamento nel campo del riciclo della plastica. Lo studio è stato pubblicato su ACS Sustainable Chemistry & Engineering. Linda Wang che è professoressa di ingegneria chimica presso la Purdue e prima autrice dello studio spiega che lo scopo della loro ricerca era convertire le poliolefine in prodotti utili come polimeri, nafta e combustibili puliti aumentando i margini di profitto dell’industria del riciclo. Il processo inventato dalla Wang e alcuni suoi collaboratori insieme a colleghi del dipartimento di ingegneria tecnologica della stessa università, è in grado di trasformare il 90% dei rifiuti di poliolefine in vari prodotti (polimeri, nafta, carburanti, monomeri). Il processo di conversione comprende due tecnologie conosciute come estrazione selettiva e liquefazione idrotermale.
La Wang è stata spinta ad occuparsi dell’argomento da alcuni semplici (ed impressionanti) dati, negli ultimi 65 anni si sono prodotti 8,3 miliardi di tonnellate di materie plastiche, di queste il 12% è stato incenerito, il 9% riciclato e il resto si è disperso (molta della plastica come sappiamo è purtroppo finita negli oceani, tanto che nel 2050 secondo il World Economic Forum negli oceani potrebbe esserci più plastica che pesci).
Se questo processo di conversione fosse applicabile su vasta scala dai rifiuti plastici si potrebbe ricavare il 4% del fabbisogno mondiale di combustibili diesel. La Purdue University è molto attiva nel trovare risposte ai problemi ambientali che minacciano il pianeta e si vuole accreditare come un centro di eccellenza in questo ambito. Ora Wang e colleghi sono in cerca di investitori o di un partner industriale per dimostrare la fattibilità su scala industriale della loro scoperta.
Roberto Todini