Ribellioni quotidiane: il gender e la questione dell’arte femmina in mostra a Milano

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Ha aperto le porte il 7 giugno a Milano Outrageous Acts and Everyday Rebellions, una esposizione collettiva tutta al femminile che vuole porre e mettere in discussione la questione dell'”arte femmina“, e in generale l’importanza che ancora oggi assume il gender nell’arte.

L’esposizione, chepuò essere visitata fino al 10 settembre da Kaufmann Repetto (via di Porta Tenaglia 7, Milano), è la seconda fase di una serie di esibizioni iniziate nel 2013 con il collettivo Revolution From Within e propone un’approccio alle questioni della femminilità e del gender che vuole oltrepassare i confini del mero discorso artistico.

L’esposizione, che non a caso prende nome dall’opera di Gloria Steinem, nota giornalista e attivista americana, si interroga quindi, e interroga l’osservatore, sull’eterna dicotomia maschile/femminile che ancora oggi impregna un discorso artistico caratterizzato dalla misoginia, ormai interiorizzata dal pubblico, e che inevitabilmente ancora ne influenza la ricezione.

Le opere di artiste quali Margherita Manzelli; Guerrilla Girls; Leidy Churchman; Ele D’Artagnan; Anthea Hamilton, e molte altre, cercano di creare con l’osservatore un dialogo in cui il gender diventa fluido e trascende le categorie maschile/femminile nella pratica artistica; la messa in discussione di concetti e tabù quali gentilezza; voluttuosità; sensualità e disobedienza, e i loro opposti, aiuta a esplorare e trasformare il concetto di gender attraverso la messa in scena di una femminilità che trova nella ribellione e nella vulnerabilità una sintesi tutta nuova e rivoluzionaria.

L’esposizione si presenta anche come piattaforma multimediale: in aggiunta alle opere in mostra, ci sarà una selezione di contenuti extra come podcast; racconti fotografici, e collegamenti a varie iniziative e organizzazioni, in modo da espandere l’argomento dell’esibizione oltre i confini della galleria fino a coinvolgere gruppi di attivisti che operano vicini al mondo dell’arte.

 

Barbara Louise Ramage

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