Riapertura regionalizzata: Fontana dice no. La Lombardia sarebbe una delle ultime regioni a riaprire

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Attilio Fontana insiste ancora. Per lui la ripartenza regionalizzata dell’Italia non sarebbe una buona idea.

In questi giorni, tanto per cambiare, c’è discordia. Sta volta, il protagonista delle dispute è il progetto di riapertura del paese dopo il lockdown. L’ipotesi più accreditata al momento è una riapertura “regionalizzata”. In pratica, le regioni italiane che si trovano in condizioni migliori, potrebbero avere misure meno restrittive di quelle che versano ancora in gravi condizioni. Attilio Fontana non è d’accordo, Che novità.

Il presidente della Lombardia è del parere che la regionalizzazione “sarebbe una riapertura monca, zoppa, che non consentirebbe un equilibrato sviluppo neanche alle regioni che aprono. C’è una tale interconnessione tra filiere produttive a attività commerciali che c’è il rischio che un’apertura a macchia di leopardo faccia più danni che vantaggi.




Parole illuminanti. Sicuramente l’economia del paese è interconnessa. Tuttavia, sarà forse che Fontana si è reso conto che la Lombardia sarebbe una delle ultime regioni a riaprire, se l’ipotesi si concretizzasse?! Purtroppo, è un dato di fatto che sia una delle zone d’Italia più colpite da questo maledetto virus. Dunque, con le adeguate precauzioni, perché mortificare altre regioni dove il Covid-19 non ha procurato gli stessi danni?! Per spirito di solidarietà?! E’ essenziale che le attività produttive ripartano, per il benessere del singolo cittadino e dell’intero paese. Questo è un dato di fatto. Se esistesse anche solo una possibilità che qualche regione italiana possa ripartire in totale sicurezza, sarebbe un bene, non un problema.

Inoltre, non dimentichiamo che il concetto della “regionalizzazione” era valso anche per la chiusura del paese. Il governo, infatti, inizialmente, aveva circoscritto le misure anti-coronavirus solo su parte del territorio italiano, tra cui proprio la Lombardia. Al tempo, il sud Italia era stato in gran parte risparmiato. Il lockdown di tutta la nazione è coinciso proprio con il fuggi fuggi generale da Milano.

Fontana ha continuato dicendo che “la riapertura deve avvenire quando il rischio del contagio si è concluso o si sta avviando alla conclusione su tutto il territorio perché c’è il rischio che possa riprendere senza sapere da dove riparte. Noi non è che vogliamo riaprire rischiando, io ho sempre sostenuto che la riapertura deve essere subordinata alla sicurezza e credo anche che finché non si individuerà un vaccino dovremo convivere con questo virus




A cosa era subordinato il senso della sicurezza del signor Fontana, quando ha inaugurato l’Ospedale Milano Fiera coi giornalisti al seguito?! Tra l’altro, è palese che dovremmo convivere col virus. Tuttavia, perché penalizzare regioni meno colpite e pronte a una ripartenza sicura? Con una riapertura regionalizzata l’economia del paese potrebbe iniziare nuovamente a smuoversi. Sarebbe un vantaggio per tutti, anche per la regione Lombardia. Questo atteggiamento tanto ostile fa parecchio riflettere. Perché criticare la possibilità di far riaprire parte dell’Italia? Siamo pur sempre un paese e dovremmo pensare da italiani. Eppure, ormai è diventata abitudine corrente criticare qualsiasi attitudine positiva. Se la Lombardia fosse stata pronta a riaprire i battenti, l’atteggiamento di Fontana sarebbe stato certamente diverso.

In ogni caso, quest’oggi si riunirà la cabina di regia Governo, Regioni, Province e Comuni. La proposta è sul tavolo, in attesa di essere discussa. Ovviamente, la salvaguardia al primo posto.

Antonia Galise

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