Della riapertura delle università si sa ancora molto poco. Tra incertezze ed esami online, gli universitari fuorisede non rientrano in città e il South Working svuota il Nord Italia. A Milano le case disponibili aumentano del +290%, trema anche il mercato immobiliare di Bologna e Roma.
Settembre è alle porte ed inizia quindi la vera e propria ripartenza, non quella che ci ha consegnato alle spiagge, ma quella che ci riporterà su luoghi di lavoro e di studio. Particolarmente intenso in questi giorni è il dibattito sulla riapertura delle scuole, che porta a chiedersi come sia possibile la sicurezza nonostante le mancate assunzioni di nuovi insegnanti, i mancati interventi sugli spazi e nessuna novità sulle modalità di lezione. Ma mentre la gran parte dell’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico si rivolge alle spinose questioni – come quella dei banchi a rotelle – sollevate dalla Azzolina, sovente ci si dimentica che questa è affiancata da un Ministro dell’Università: Gaetano Manfredi. Se la situazione delle scuole vi sembra caotica, quella degli atenei è molto peggio.
Manfredi, ma quindi come sarà questa riapertura delle università?
La chiarezza non è stata esattamente la virtù del ministro. Il 10 agosto in un’intervista per Fanpage.it Manfredi ha parlato di una riapertura “metà online e metà in presenza”. Appena due settimane dopo, il Sole24Ore titola “Manfredi: a settembre si riparte in presenza“, seguono parole commosse su come sia fondamentale l’aula nel contesto universitario. La situazione è tutt’altro che definita, i professori universitari confessano di non avere la minima idea di cosa debbano fare fra un paio di settimane e gli studenti intanto cercano disperatamente di superare una sessione autunnale online.
I vari atenei cercano di cavarsela da soli. La linea prescelta è quella di riaprire ma mantenendo la didattica online. Gli investimenti nell’ambito accademico infatti rasentano lo zero, il che ha impedito qualsiasi adattamento delle strutture per permettere il distanziamento (da ricordare che le università italiane hanno problemi di sovraffollamento da ben prima del Covid) . I rettori stanno quindi mettendo in piedi meccanismi di prenotazione per le lezioni che si terranno in ogni caso anche online, in modo da restare fruibili per tutti nonostante la capienza ridotta delle strutture.
La riapertura delle università con lezioni online significa niente fuorisede
Dopo il South Working -la possibilità di lavorare per una Startup milanese direttamente dalla casa della nonna a Bari – nasce quindi il South Studying. Gli studenti fuorisede ancora non rientrano nelle città universitarie per eccellenza: Bologna, Perugia, Roma e Milano. Gli interi quartieri che negli ultimi 20 anni si sono ridefiniti totalmente attorno alla vita universitaria rimarranno probabilmente vuoti. Le conseguenze saranno devastanti per chi ha un’attività in queste aree – parliamo di pub, bar, librerie, negozi di abbigliamento ecc – e per chi ha delle proprietà che poteva di solito affittare a prezzi esageratissimi ai 20enni squattrinati.
Qual è stato per ora l’impatto della (non) riapertura delle università?
Secondo Immobiliare.it in generale in Italia la disponibilità di camere in affitto è aumentata del +149%. Il record lo registra Milano con +290%, poi Bologna (+270%). Molto male anche Padova e Firenze, con aumenti rispettivamente del 180% e del 175%. Quarta classificata Roma con +130% e a seguire Torino (+108%) e Napoli (+100%).
Le leggi dell’economia impongono che ad un calo della domanda segua anche un calo dei prezzi. In realtà delle vere e proprie diminuzioni sugli affitti si registrano solo in poche città – che non sono tra l’altro quelle più toccate dallo svuotamento – ma notiamo comunque che non c’è stata un’impennata ulteriore.
Ecco in conclusione tutti i motivi per cui la riapertura delle università è molto importante
Innanzitutto non bisogna ignorare, se si è dei politici e quindi si ha come obiettivo il consenso, che gli studenti universitari sono maggiorenni dotati di scheda elettorale. Salvini nei suoi lunghi elenchi di categorie sociali vulnerabili da difendere li esclude, Di Maio potrebbe anche credere che “ateneo” sia il nome di un insetto, la “sinistra” nostrana – il PD – sembra essersi dimenticata che le università tradizionalmente sono luoghi progressisti, Conte – che era anche un professore universitario – non ha forse mai parlato del tema neanche nelle conferenze pre-DPCM a cui invece i ragazzi e le ragazze guardavano con aspettative. Possiamo dire quindi che i leader del momento non si stanno rendendo conto della possibilità di accaparrarsi un buon numero di nuovi elettori.
La riapertura delle università con lezioni online significa la morte per interi quartieri e, in alcuni casi, per intere città. Il Nord e il Centro oggi registrano un aumento nella disponibilità di camere e domani, con ogni probabilità, la chiusura di molte attività che si reggevano sulla presenza di studenti o comunque giovani lavoratori. Ovviamente l’economia trova sempre le occasioni nella tragedia. Se molti hanno scartato l’iscrizione al Politecnico di Milano o all’Alma Mater di Bologna per l’incertezza e la probabilità di un nuovo lockdown, significa anche che molti quest’anno si accontenteranno di rimanere a studiare a Palermo o a Bari. Così i rettori del Sud cercano di rendersi particolarmente appetibili con diverse iniziative di promozione sulle tasse universitarie per accaparrarsi studenti. Altra cosa che infatti non va ignorata è che l’università è un mercato, a volte lo è prima ancora di essere un’istruzione di altro livello.
Marika Moreschi
Insegnare lezioni a distanza, non vedere studenti, non essere in grado di spiegare di persona e aiutare al momento del problema – alcuni mesi fa gli insegnanti non potevano
e immaginare tali situazioni nel loro lavoro. Ma la pandemia ha contribuito
aggiustamenti imprevisti e costretto tutti a padroneggiare urgentemente gli strumenti digitali e nuovi approcci e tecniche pedagogiche. Secondo me, il lavoro delle università è molto necessario. Cosa succederà all’economia se i giovani smetteranno di ricevere un’istruzione
Insegnare lezioni a distanza, non vedere studenti, non essere in grado di spiegare di persona e aiutare al momento del problema – alcuni mesi fa gli insegnanti non potevano
e immaginare tali situazioni nel loro lavoro. Ma la pandemia ha contribuito
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