Il Comitato tecnico scientifico (Cts) per il Coronavirus ha inviato al Governo e al Ministero dell’Istruzione il documento con le regole per la riapertura delle scuole a settembre 2020.
Il documento è arrivato il 28 maggio 2020, giornata in cui il Senato ha confermato la fiducia sul decreto legge per la scuola, con 148 voti a favore e 77 contrari. Decreto che deve essere convertito in legge entro il 7 giugno 2020, per poter concludere l’anno scolastico e poter svolgere gli esami di stato, oltre a ordinare la riapertura delle scuole a settembre e che sarà all’esame della Camera dal 3 giugno 2020.
Riapertura delle scuole: le regole
La condizione principale per la riapertura delle scuole sarà il distanziamento fisico: verrà favorita la didattica in presenza, ma le scuole medie e le scuole superiori potranno riproporre la didattica a distanza, per evitare l’assembramento nelle aule.
Aule che dovranno prevedere il distanziamento fisico tra gli alunni, e tra gli alunni e i docenti, di almeno un metro, considerando anche lo spazio di movimento. La distanza di almeno 1 metro dovrà esserci anche negli spazi di passaggio, come la zona tra la cattedra e la lavagna.
Distanziamento fisico non solo nelle aule, ma anche negli spazi comuni
Nei bagni, nei corridoi, nelle aule insegnanti, nei laboratori, nelle aule magne, nei teatri scolastici. Nelle palestre il distanziamento dovrà essere di almeno 2 metri e dovrà essere garantita un’adeguata aerazione del locale.
Nel primo periodo di riapertura sono sconsigliati i giochi di squadra e gli sport di gruppo; sono invece favorite le attività fisiche individuali che permettono il distanziamento fisico.
Favorito anche il consumo del pranzo a scuola: per garantire il distanziamento interpersonale si dovranno effettuare dei turni nelle mense scolastiche o adottare la formula del lunch box per il pranzo da consumare direttamente in classe.
Saranno facilitate le attività negli spazi aperti: attività motorie, tempi di ricreazione e anche, dove possibile, le attività didattiche.
Saranno differenziati gli ingressi e le uscite per gli studenti, che entreranno a orari cadenzati o rendendo disponibili tutte le vie di accesso delle scuole. Non sarà testata la temperatura corporea in ingresso degli edifici scolastici, fermo restando la responsabilità di non presentarsi in aula qualora si abbiano sintomi influenzali quali febbre e/o tosse.
Ciascuna scuola dovrà riorganizzare gli spazi, considerando il numero di alunni per classe e la quantità di personale disponibile: ci si potrà avvalere anche di spazi in più in collaborazione con i territori e gli enti locali.
Prima di riaprire le scuole si procederà a una pulizia approfondita di tutti gli spazi. Si organizzeranno dispenser con igienizzanti per le mani in diversi punti di ciascuna scuola.
Mascherina si o no?
Sarà obbligatorio indossare la mascherina: tutti gli studenti sopra i 6 anni dovranno portarla per tutte le ore di permanenza nelle scuole, tranne quando faranno educazione fisica, durante il pranzo o le interrogazioni. I bambini della scuola dell’infanzia non dovranno indossare la mascherina. Il personale della scuola dell’infanzia, però, data la difficoltà di garantire il distanziamento fisico dai bambini, dovrà indossare mascherina, guanti e dispositivi di protezione per occhi, viso e mucose.
Le stesse regole valgono per il personale scolastico che interagisce con gli studenti disabili che hanno una forma di disabilità non compatibile con l’uso prolungato della mascherina.
Inoltre, per gli studenti delle superiori c’è il problema del trasporto pubblico. La capienza dei mezzi è dimezzata: bisognerà potenziare le corse ancor più di come si sta facendo in questo momento, oppure trovare altre forme di collaborazione tra i territori.
L’esame di stato
Come da protocollo datato 18 maggio 2020, l’esame di stato si svolgerà in presenza e durerà un’ora, con una pausa di 15 minuti tra un maturando e l’altro. Ogni maturando potrà essere accompagnato da una sola persona ed entrambi hanno l’obbligo di indossare la mascherina.
Anche i 6 commissari interni e il presidente esterno hanno l’obbligo di indossare la mascherina e dovranno mantenerla per tutta la durata dell’esame. Il maturando potrà toglierla solo se tra lui e la commissione ci sono almeno due metri di distanza.
Secondo il Cts sarebbe preferibile aerare il più possibile i locali sede d’esame e usare percorsi diversi di entrata e di uscita dei maturandi.
Riapertura delle scuole: dare voce agli studenti
Dal 21 febbraio 2020 il mondo è cambiato, la vita di tutti noi è cambiata. Ovunque leggiamo e ascoltiamo che bisogna abituarsi a una nuova normalità. Da questa nuova normalità, però, abbiamo escluso completamente gli studenti, diventati la società invisibile.
Nessuno ha dato loro voce: come hanno vissuto questi mesi? Come hanno affrontato la didattica a distanza? I maturandi come stanno vivendo la realtà dell’esame di stato?
I nostri adolescenti come hanno vissuto questi mesi di clausura forzata dentro case con genitori che, a volte, sono estranei? E i bambini della scuola dell’infanzia? Abituati a correre, ad andare al parco, costretti all’interno di quattro mura, come si sono sentiti?
Parliamo della didattica a distanza per i bambini delle scuole elementari e delle medie: sapere usare pc e strumenti digitali nel 2020 non è così scontato come sembra.
Centinaia di famiglie con bambini dai 6 anni in su si sono trovati di fronte all’abnorme compito di diventare i tutori scolastici dei figli, di aiutarli con le lezioni online, di far loro guardare i video delle lezioni che le maestre preparavano per loro, di spiegare loro i concetti che non capivano da soli, di aiutarli con l’esecuzione dei compiti, dei problemi matematici, degli esercizi di grammatica, del disegno tecnico.
Parliamo di genitori che, per la maggior parte – tantissimi non avevano nemmeno ritirato le credenziali per il registro elettronico dei figli – sono completamente estranei al mondo digitale. Di genitori che, qualora abbiano praticato lo smart working, sono stati costretti a condividere pc, tablet, smartphone con i figli per incastrare lezioni, compiti, interrogazioni e lavoro online. Di genitori con figli disabili, con bisogni educativi speciali, con difficoltà di vivere una vita normale, figuriamoci questa.
La scuola italiana non è democratica
La quarantena e la didattica a distanza hanno fatto emergere con prepotenza che la scuola italiana non è democratica: ci sono fortissime differenze di possibilità tra le persone, e non sempre tra nord e sud, ma tra realtà locali e sociali disomogenee, anche nelle grandi città metropolitane.
Tantissimi ragazzi non hanno praticamente fatto scuola, perché non avevano un pc, un tablet o uno smartphone che permettesse loro di collegarsi alle piattaforme con cui è stata erogata la didattica. Altri non hanno mai avuto accesso alla connessione a internet. Altri ancora, semplicemente, non sono riusciti a seguire il programma, perché troppo difficile per loro e perché la famiglia non ha potuto supportarli.
Cosa avremmo potuto fare di più?
Per esempio, il Ministero avrebbe potuto attivare una piattaforma uguale per tutte le scuole; avrebbe potuto rendere uguali gli accessi e l’utilizzo dei mezzi informatici. Avrebbe potuto offrire supporto alle famiglie, soprattutto in quei territori dove esiste un’assenza di collegamento a internet.
Come si affronterà a settembre la riapertura delle scuole, con migliaia di ragazzi che sono stati lasciati indietro, soli?
I problemi dei genitori che devono o dovranno rinunciare a tornare al lavoro per seguire i figli, o di quelli che dovranno conciliare famiglia e lavoro si scontrano con la preoccupazione dei genitori degli adolescenti che, in teoria, sono i più autonomi.
Come stanno gli adolescenti italiani?
Molti genitori sono preoccupati per i cambiamenti avvenuti nei figli adolescenti: riscontrano disagi, fragilità mai avute prima, disturbi del sonno, depressione, disturbi psicologici – senso di vuoto, di mancanza – causati soprattutto dall’assenza di socialità in presenza, con gli amici, con i compagni di sport, con i parenti, fondamentale in questa età.
A questo si aggiungono le situazioni familiari di forte conflittualità o di grave disagio, aumentate in questi mesi di quarantena. Così come sono aumentate le violenze in famiglia, causa della mancata partecipazione attiva alle lezioni online per centinaia di adolescenti. Ancora moltissime famiglie hanno avuto lutti di familiari o amici causati dalla pandemia di Coronavirus, che hanno segnato tanti studenti e tante studentesse.
Un Paese che non riforma la propria scuola, che non investe nella propria scuola, che non dà voce ai propri giovani, che non tiene conto delle differenze sociali nei territori, che futuro ha?
Ripensando l’organizzazione degli spazi per il distanziamento fisico, ripensiamo anche il ruolo della scuola: che deve includere, non escludere; che deve educare al pensiero critico, non diseducare; che deve dare a tutti il diritto allo studi, non discriminare.
Perché quest’anno nessuno studente sarà bocciato, ma ciascuno studente ha sostenuto l’esame più difficile della propria vita e che resterà indelebile nella memoria di tutti.
Mariangela Campo