Lo studio pubblicato sul giornale scientifico Stroke (stroke in inglese vuol dire ictus) appena quattro giorni fa, porta buone notizie a tutti i pazienti in riabilitazione da ictus che soffrono di paralisi.
L’articolo riporta i risultati di uno studio effettuato su pazienti sofferenti di paralisi post ictus di grado dal medio al grave, i soggetti soffrivano di paralisi agli arti superiori e su di loro sono stati testati degli esoscheletri robotici azionati da un’interfaccia computer cervello da indossare sul braccio che permetteva loro di fare movimenti diventati impossibili, come aprire e chiudere la mano, cioè la fondamentale capacità di afferrare ma anche i movimenti ampi del braccio.
Il risultato dello studio sull’utilizzo dell’interfaccia computer cervello nella riabilitazione da ictus
L’interessante risultato dello studio è stato che l’utilizzo dell’interfaccia che permette alla mente di controllare il software che aziona l’esoscheletro ha aiutato i pazienti a recuperare parte della funzionalità perduta.
Chiariamoci meglio non stiamo parlando dei movimenti assistiti dal tutore robotico, sto dicendo che utilizzare quell’interfaccia ha fatto recuperare al braccio paralizzato parte della sua funzionalità.
Non è difficile immaginare quello che è successo, dopo un ictus la paralisi è dovuta al danneggiamento di aree del cervello che presiedono ai movimenti e purtroppo aree del cervello in cui le cellule sono morte non si riparano. L’esoscheletro robotico da infilare sul braccio è azionato con altre aree del cervello, quelle aree grazie al training col tutore hanno imparato (almeno in parte) a svolgere le funzioni di comando del movimento degli arti prima svolte dalle aree danneggiate.
Come si è svolto lo studio sull’utilizzo della BCI nella riabilitazione da ictus
BCI cioè brain computer interface: 10 pazienti sopravvissuti ad ictus affetti da emiparesi (cioè un solo lato del corpo è affetto perchè un solo emisfero del cervello è stato danneggiato) hanno utilizzato l’esoscheletro collegato con l’emisfero intatto, utilizzandolo a casa propria per 12 settimane.
Forse saprete che nell’emisfero destro del cervello c’è il controllo dell’area sinistra del corpo e viceversa, quindi persone che soffrono di una paralisi su un lato del corpo hanno avuto danneggiato l’emisfero cerebrale nel lato opposto, ma gli autori principali dello studio David T. Bundy e Eric C. Leuthardt (entrambi ricercatori presso la scuola di medicina della Washington University di Saint Louis) hanno notato una piccola stranezza nel funzionamento del cervello, utilizzando i moderni mezzi di indagine diagnostica hanno notato che quando il cervello deve comandare un movimento prima si attiva una piccola area nell’emisfero dallo stesso lato dell’arto che vuole muovere, poi si attiva l’area del cervello nell’emisfero opposto che davvero attiva il movimento. L’idea perseguita era che se si fosse creata una BCI che andava ad intercettare il primo comando in partenza dall’emisfero sano questo avrebbe iniziato a sviluppare nuove connessioni in altre aree del cervello che sarebbero andate a rimpiazzare i compiti svolti dalle aree danneggiate.
Importante anche sottolineare che i pazienti erano tutti reduci dall’ictus da sei mesi o più, cioè avevano passato il termine in cui si effettua il recupero naturale, dopo i sei mesi dell’ictus la situazione diventa cronica e non c’è più molto margine di miglioramento “naturale”.
Fonte immagine: https://medicine.wustl.edu
Roberto Todini