Revocata cittadinanza a Mussolini nel comune di Sarno (Salerno). La giunta comunale ha deciso, in occasione della Festa della liberazione del 25 aprile, di revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Essa fu conferita al duce il 23 maggio del 1923 dall’amministrazione di allora, guidata da Lucio Grimaldi.
L’atto è già stato approvato dall’esecutivo di centrosinistra retto dal sindaco Giuseppe Canfora. Al momento è al vaglio del consiglio comunale per la dovuta ratifica. Tra le motivazioni che hanno spinto il comune di Sarno a tale gesto, vi è un’incompatibilità nei valori fascisti in cui il Comune e la cittadinanza non si riconoscono più.
Si legge nell’atto:
“Il giudizio unanime su Mussolini è talmente negativo che appare necessaria e non più rinviabile la revoca della cittadinanza onoraria allo stesso. La decisione di revocare la deliberazione di Giunta Municipale del 23 maggio 1923 – Conferimento della cittadinanza onoraria a S.E. Benito Amilcare Andrea Mussolini, presidente del Consiglio dei ministri e duce del Fascismo- e quindi revocare la cittadinanza italiana al defunto Benito Amilcare Andrea Mussolini”.
Revocata cittadinanza a Mussolini il 25 Aprile
Il sindaco Giuseppe Canfora ha più volte commentato il gesto estremo del Comune di Sarno, che si dichiara lontano dai venti sovranisti e neo-fascisti che stanno prendendo sempre più piede nel nostro Paese. Il primo cittadino ha poi espresso il desiderio di diffondere tra i giovani una maggiore consapevolezza per la storia della nostra giurisdizione. L’obiettivo è quello di spronare chi guida il nostro Paese a non diffondere odio e vessazioni verso i diversi, ma al contrario mostrarsi propensi alla pace.
“Abbiamo bisogno di pace e non di simboli di guerra perché i nostri avi si sono immolati, sono morti per rendere l’Italia libera e democratica, all’insegna della pace. Se oggi abbiamo vissuto 70 anni di pace è grazie a quei padri storici”.
Un gesto importante non solo dal punto di vista simbolico, ma anche storico, visti i recenti accadimenti di Piazzale Loreto.
Federica Verdoliva