Reuters Top 100: Le università più innovative del 2017

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Reuters ha recentemente pubblicato il rapporto annuo, 2017, riguardo alle 100 università, internazionali, più innovative. La classifica è stata stilata in collaborazione con Clarivate Analytics. 

Nella classifica annuale di Reuters, per il terzo anno consecutivo, dominano gli atenei statunitensi. Nelle prime dieci posizioni, il ranking resta pressoché invariato rispetto al 2016. Università grandi e ben consolidate tra Stati Uniti ed Europa Occidentale. Nella lista non annovera università italiane. Tra le prime dieci in lista le due a non essere  statunitensi sono: l’università di Lovanio in Belgio e l’Istituto di scienza e tecnologia di Seul in Corea del Sud.

L’elenco – di Reuters – identifica le istituzioni universitarie che più investono nella scienza, al fine di creare nuove tecnologie, potenziare nuovi mercati e nuove industrie. All’infuori dello sviluppo tecnologico, la classifica tiene conto delle attività di ricerca scientifica, dei brevetti e degli articoli ad essi relativi.  Valutando anche le eventuali tecnologie prodotte e come esse influiscono sull’economia internazionale.

In capo alla lista di Reuters figura la Stanford University in California, nel cuore della Silicon Valley. Per il terzo anno consecutivo si conferma l’università innovativa per eccellenza. La Stanford ha da sempre giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo e l’innovazione. Uno dei padri dell’informatica viene proprio dalla Stanford University: Donald E. Knuth.  Emerito professore che ha ideato quello che ormai da vent’anni è lo standard di scrittura al computer per le pubblicazioni scientifiche, il linguaggio TeX.  Permette di configurare simbologie matematiche complesse.




Certuni, tra gli studenti universitari, hanno fondato alcune delle più grandi aziende tecnologiche del mondo , tra cui Google, Intel, Hewlett-Packard e Netflix. Oggi l’università continua a produrre costantemente ricerche e tecnologie originali.

Le Università nella classifica di Reuters

Nell’articolato, secondo Reuters, la classifica resta invariata rispetto all’anno precedente. Nei primi 100 ci sono 51 università con sede nel Nord America, 26 in Europa, 20 in Asia e 3 in Medio Oriente. Secondo e terzo posto ci sono, rispettivamente:  il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e Harvard University.  Posizionata al quarto posto l’Università della Pennsylvania, in ottava posizione lo scorso anno. Al di fuori degli USA, al quinto posto, l’università più quotata è la KU Leuven, in Belgio.

La KU Leuven è una delle più antiche università in Europa, anche la più antica università dei Paesi Bassi e la più antica delle università cattoliche esistenti al mondo. Inoltre, è un’istituzione di ricerca e istruzione con appello internazionale. Tutti i corsi di questa università si basano sull’innovativa ricerca dei suoi scienziati e professori.

Nelle top 20 ci sono anche due università asiatiche, entrambe in Corea del Sud. La prima è la Korea Advanced Institute of Science & Technology (KAIST) 6°. Al 14° la Pohang University of Science & Technology (POSTECH). Il continente Asiatico è quello più penalizzato, la causa è attribuibile alla crisi che sta affrontando il Giappone. Dove il settore R&S dipende fortemente dalla spesa pubblica e che dunque impiega sempre meno soldi in innovazione e ricerca. Tre delle università giapponesi in classifica perdono posizioni e una è uscita dalle top 100, l’unica a guadagnare posti è la Kyushu University.

Avanza lentamente, invece, la Cina. Il numero di università cinesi in classifica è passato da una nel 2015 a due nel 2016 e tre nel 2017.

Metodologia: Top 100 Università Innovative 2017

Per creare la classifica delle università più innovative del mondo, Reuters News si è basata su dati raccolti da Clarivate Analytics. E, da alcune delle sue piattaforme di ricerca: InCitesWeb of ScienceDerwent Innovations IndexDerwent World Patents Index e Patents Citation Index. I dati sono stati analizzati basandosi su dieci parametri misurabili e quantificabili.

Il processo è iniziato con l’identificazione di circa 600 organizzazioni accademiche e pubbliche che hanno pubblicato il maggior numero di articoli su riviste scientifiche. Dal 2010 al 2015, come indicizzato nel database Clarivate Web of Science Core Collection. L’elenco è stato incrociato col numero di brevetti depositati da ciascuna organizzazione nello stesso periodo di tempo.




Gli equivalenti dei brevetti sono stati inclusi fino al marzo 2017. Il tempo consente agli articoli e all’attività brevettale di ricevere citazioni, contribuendo in tal modo a quella parte della metodologia. Ciascuna università è stata valutata utilizzando vari indicatori. Fra cui ci sono ad esempio il numero di brevetti, che indica l’interesse dell’istituzione a proteggere e commercializzare le sue scoperte. Danno invece una misura della ricerca di base effettuata dall’Università esaminata, il numero di citazioni ottenute nelle pubblicazioni scientifiche.

 

Felicia Bruscino

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