Respingimenti alla frontiera lituana: Vilnius legalizza la violenza contro i profughi dalla Bielorussia

respingimenti alla frontiera lituana

È dal 2021 che crudeltà e maltrattamenti contro i migranti sono all’ordine del giorno nelle zone di frontiera fra paesi membri dell’Unione Europea e la Bielorussia. Una crisi umanitaria lontanissima da una risoluzione: a Vilnius è stata approvata una legge volta a legalizzare i respingimenti alla frontiera lituana. Non solo, adesso volontari europei potranno unirsi alle pattuglie lituane nelle operazioni di respingimento ed usare la violenza contro i richiedenti asilo. I profughi scappano da torture e morte per poi ritrovarle ai confini europei.

Istituzionalizzazione di violenza e respingimenti alla frontiera lituana

Giovedì 20 aprile il Parlamento lituano ha approvato, con ben sessantanove voti a favore, degli emendamenti alla “Legge sui confini dello stato”. Adesso le guardie di frontiera potranno respingere i richiedenti asilo provenienti dalla Bielorussia, costringendoli al rimpatrio. Il Ministero degli Interni sostiene che la legge è assolutamente necessaria per mantenere il controllo al confine dove i flussi migratori sono notevolmente aumentati dopo alcune politiche particolarmente permissive del vicino governo di Minsk.

L’autorità di frontiera nazionale del paese non sarà sola quando effettuerà i respingimenti alla frontiera lituana. Infatti, le modifiche alla legge consentono a volontari provenienti da tutta Europa di aiutarli nell’impresa. Sono pochi i requisiti necessari: avere più di diciotto anni e parlare un po’ di lituano. Basta poco per poter essere autorizzati nelle aree frontaliere ad arrestare e maltrattare persone fragili e disperate. Chi si dimostrerà particolarmente abile nel compito potrà essere persino premiato dal governo lituano, come riporta l’Eu Observer. Una legge che presumibilmente (e tristemente) riceverà il plauso delle destre integraliste europee.

Legalizzare l’illegalità: la Lituania infrange il diritto internazionale

La Legge sui confini dello Stato lituano è stata, prevedibilmente, oggetto di denuncia da parte dell’Unione Europea, oltre che di organizzazioni attive per la difesa dei diritti umani. Non è la prima volta: la Corte di Giustizia dell’UE aveva già accusato il paese di impedire la richiesta di asilo per i migranti irregolari. La Lituania però non sembra avere paura delle minacce di Lussemburgo.

Questa legge non è imputabile unicamente da un punto di vista etico. Infatti, la richiesta d’asilo è protetta dal diritto internazionale che, inoltre, vieta anche il rimpatrio in paesi dove i diritti umani dei migranti verrebbero violati. Vilnius però si sente autorizzata a contravvenire a queste norme facendo appello allo stato di emergenza attivo nel paese dal 2021. Nils Muižnieks, direttore di Amnesty International per l’Europa, ha immediatamente espresso la propria indignazione:

È stata una giornata nera per la giustizia. Rendendo legale ciò che è illegale, il parlamento lituano ha dato il via libera ai respingimenti di persone migranti e rifugiate verso luoghi in cui correranno il rischio di essere torturate, in barba agli obblighi internazionali della Lituania”.

In quanto membro dell’UE, la Lituania deve infatti rispettare degli obblighi ben precisi in materia di migrazione ed asilo. Tuttavia, sembra essersi stancata di aspettare un intervento delle istituzioni europee mentre fiumi di migranti cercano di passare i suoi confini, incitati dalla Bielorussia.

La strumentalizzazione dei migranti nella crisi con la Bielorussia

Nel 2021 l’Unione Europea ha posto delle sanzioni contro l’autoritarismo di Aljaksandr Lukašėnka in Bielorussia, dove è in carica ininterrottamente come presidente dal 1994. Non è stato difficile rispondere per Minsk, gli è bastato liberalizzare il transito dal territorio bielorusso per permettere a migliaia di migranti provenienti dal Medio Oriente di entrare in Europa. Questa provocazione ha generato delle situazioni particolarmente drammatiche nei confini con Polonia, Lettonia e Lituania.

Il viceministro lituano per gli Affari europei ha accusato Lukašėnka di strumentalizzare i migranti (e, aggiungiamo, la loro sofferenza) per fini politici, incitando l’Unione Europea a lavorare a delle “soluzioni per il futuro” adeguate a far fronte a questa impetuosa ondata migratoria. Stanca di pagare il prezzo delle tensioni fra Bruxelles e Minsk, Vilnius decide che la soluzione migliore è la negazione dei diritti umani.

Si tratta di una partita in un più vasto gioco politico che vede contrapporsi UE e stati membri da un lato, paesi parte della sfera d’influenza russa, come il regime di Lukašėnka, dall’altro. I veri perdenti? I migranti: al confine tra Lituania e Bielorussia, 550km di filo spinato impediscono loro di scappare da guerra e persecuzioni.

Respingimenti alla frontiera lituana: una violazione dei diritti umani

Migliaia di migranti partono da paesi come Siria, Afghanistan e Iraq cercando un futuro lontano da morte e guerra. Molti sono anche i bielorussi che approdano alla frontiera lituana per scappare dalla violenza militare del regime di Lukašėnka. Ciò che trovano tuttavia è solo disumanità: vengono picchiati, incarcerati, lasciati morire di fame o di freddo. Scappano dalla disperazione ed è disperazione che ritrovano.

Quello della frontiera lituana, purtroppo, non è un unicum. Un rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa ha infatti dimostrato che tortura, intimidazione e detenzione di massa sono pratiche ricorrenti a cui i profughi sono sottoposti nelle frontiere europee. La legge approvata la settimana scorsa dal Parlamento lituano istituzionalizza dunque una prassi tanto comune quanto brutale, consentendo a chiunque europeo ne avesse voglia di prendere parte a questa violazione dei diritti umani. I respingimenti alla frontiera lituana imprigionano dunque i migranti in un limbo di violenza, impossibilitati ad entrare in un paese in cui speravano di vedere i loro diritti fondamentali finalmente protetti. Tuttavia, i vertici lituani hanno sentenziato a sfavore di questo loro desiderio.

I respingimenti alla frontiera lituana hanno creato una drammatica situazione di stallo dove migliaia di migranti sono fermi al freddo, affamati e picchiati ora dall’autorità di frontiera nazionale, presto anche da volontari europei che vorranno partecipare. Con la Legge sui confini dello stato, la Lituania decide di entrare apertamente in contrasto con l’Unione Europea. Potremmo chiederci qual è il futuro dei rapporti fra Lituania e UE di fronte a questa forte collisione. Tuttavia, noi di Ultima Voce preferiamo chiederci se l’UE sarà capace di trovare una soluzione adeguata che prioritizzi non la punizione di Vilnius, ma i diritti umani.

Caterina Platania

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