Dall’ostacolamento dei diritti sindacali dei braccianti agricoli al dominio delle risorse idriche statali fino al sostegno monetario all’esercito israeliano, Stewart e Lynda Resnick sono un esempio lampante di come piccoli gruppi di élites si stiano arricchendo sempre di più a scapito della popolazione comune, che invece si impoverisce giorno dopo giorno. Seppur indirettamente, i due sono coinvolti nei brutali incendi che stanno colpendo la contea di Los Angeles proprio in questi giorni.
Stewart e Lynda Resnick, proprietari di numerose aziende americane molto proficue come Fiji Water, in questi giorni stanno andando virali sui social media e diventando oggetto di aspre critiche da parte dell’opinione pubblica statunitense. Il motivo? La coppia miliardaria si sarebbe impossessata delle risorse idriche dello Stato della California e addirittura consumerebbe più acqua di qualsiasi altra famiglia di Los Angeles, contribuendo alla siccità estrema che storicamente colpisce questa regione. Alla luce degli incendi che stanno devastando la Città degli angeli, ci si chiede se questa usurpazione illegale e classista non abbia contribuito ad ingigantire i danni.
Chi sono gli “oligarchi” della California
I Resnick devono la loro fortuna proprio all’acqua e al settore agro-alimentare, essendo i primi produttori al mondo di pistacchi e mandorle. I due coniugi possiedono numerose aziende, tra cui: The Wonderful Company, Fiji Water, Halo Oranges, Justin Wines, Teleflora e POM Wonderful.
Secondo Forbes, il loro patrimonio si aggirerebbe intorno ai 12,6 miliardi di dollari e circa la metà degli americani acquista uno dei loro prodotti.
Di origini ebree e ucraine, Stewart inizia la sua carriera nel mondo agricolo verso la fine degli anni Settanta, quando acquistò il suo primo appezzamento di terreno in California come protezione contro l’inflazione. Lynda, invece, è figlia di un ricco produttore cinematografico di Hollywood e fin da giovanissima mostrò un grande interesse per il mondo dell’imprenditoria, fondando la sua prima agenzia pubblicitaria all’età di soli 19 anni.
La loro partnership si rivela subito vincente così come il loro intuito nel cavalcare le mode e le ondate mediatiche, costruendo così un vero e proprio impero basato sull’importanza della natura e della sostenibilità, che però sembra essere solo un’idilliaca facciata per nascondere il loro opportunismo capitalista sfrenato.
Avidità senza freni: come una singola famiglia ha finito per controllare la fornitura d’acqua pubblica della California
I due miliardari californiani possiedono la quota di maggioranza della Kern Water Bank, uno dei più grandi depositi sotterranei di acqua del Paese e, secondo le stime, utilizzerebbero almeno 120 miliardi di galloni d’acqua all’anno, più di tutti i residenti di Los Angeles e dell’intera Bay Area di San Francisco messi insieme.
Il loro immenso patrimonio deriva proprio dallo sfruttamento dei problemi idrici della California, dove 40 milioni di persone stanno soffrendo gli effetti di una siccità sconvolgente. Riuscendo ad immagazzinare acqua durante i periodi di surplus grazie alla Kern Water Bank, la potente famiglia è riuscita ad avere una fornitura costante anche durante i periodi di siccità.
Oggi, controllerebbero circa il 60% della fornitura d’acqua della California, una preziosissima risorsa pubblica che è stata in questo modo privatizzata e poi rivenduta dagli stessi Resnick ai contribuenti.
Questa attività usurpatrice è stata avvallata da leggi come The Monterey Agreement, che ha di fatto sancito il monopolio dei privati sulle risorse idriche dello Stato, eliminando l’accesso prioritario alle riserve d’acqua da parte delle aree urbane. Da quel momento in poi, migliaia di californiani si trovano in costante difficoltà con un accesso ristretto alle riserve idriche mentre al settore agricolo è riservato un approvvigionamento prioritario.
I magnati dei pistacchi sono stati anche al centro di numerose battaglie legali, tra cui una nota disputa incentrata sul loro business alle Fiji e che li ha visti venire denunciati dal governo dell’isola per essersi appropriati delle sue risorse idriche mentre la popolazione indigena soffriva la sete. Questa forma di neo-colonialismo economico è però passata in sordina e, ancora una volta, grazie al potere del denaro la famiglia miliardaria è riuscita a mettere a tacere le critiche.
La battaglia contro i sindacati
Oltre alle accuse di pubblicità ingannevole e appropriazione indebita degli stoccaggi d’acqua pubblici, i miliardari californiani potrebbero ritornare in tribunale a causa della loro crociata contro i sindacati dei braccianti della Central Valley.
Infatti, la United Farm Workers ha iniziato una massiccia campagna volta a sindacalizzare più di 600 lavoratori della Wonderful Nurseries, di proprietà dei Resnick. Lo scopo è quello di fornire maggiori tutele ai braccianti agricoli, spesso immigrati sottopagati e costretti a pessime condizioni lavorative.
L’azienda ha risposto alle accuse puntando sul rapporto di fiducia e collaborazione con i propri lavoratori, incolpando invece l’UFW di utilizzare i sussidi per chi ha lavorato durante la pandemia come “esca” per portare i braccianti dalla propria parte. Entrambe le parti in causa rischiano pesanti sanzioni.
La Corte superiore della contea di Kern ha infine dato ragione alla Wonderful e bloccato qualsiasi iniziativa sindacale all’interno dell’azienda. L’attività dell’UFW non si è però fermata e il sindacato continua a presentare all’Agricultural Labor Relations Board delle petizioni contro il “lavoro ingiusto” realizzato dagli imprenditori californiani.
In ogni caso, le proteste di massa dei dipendenti della Wonderful Nurseries lanciano un chiaro segnale: i giganti hanno schiacciato ancora una volta i diritti dei lavoratori, nascondendosi dietro pratiche legali orchestrate ad hoc.
Quando filantropia e sionismo si incontrano
La famiglia Resnick è diventata molto nota anche per la sua consistente attività filantropica e di beneficenza: l’omonima fondazione investe nelle arti, nell’istruzione e nell’ambiente, oltre ad ambiti quali la ricerca e le politiche pubbliche.
Nel 2019, i due coniugi hanno fatto una donazione da 750 milioni di dollari alla Caltech per finanziare la ricerca sulla sostenibilità – per molto tempo questa è stata più grande donazione destinata all’istruzione superiore negli Stati Uniti.
Appare sempre più chiaro che le aziende di loro proprietà fanno un uso massiccio del greenwashing e sono solite celare la propria bramosia dietro una falsa etica di corporate social responsability.
A rendere la situazione ancora più complessa è il legame dei miliardari californiani con il regime di occupazione israeliano, che gode del loro pieno e incondizionato supporto: secondo i dati a disposizione, avrebbero donato almeno 2,4 milioni di dollari all’IDF, l’esercito israeliano colpevole della pulizia etnica a danno della popolazione palestinese.
Inoltre, la Resnick Foundation collabora attivamente con noti think-tanks sionisti come l’American Friends of IDC e il Washington Institute for Near East Policy. La coppia di oligarchi, insieme alle lobbies pro-Israele prima citate, avrebbe fatto numerose pressioni al governo degli Stati Uniti per sanzionare l’Iran, rischiando di portare il Paese sull’orlo di una guerra per proteggere il proprio impero dei pistacchi.
Lo sfruttamento del sistema idrico e di terraformazione della California da parte della coppia è una delle cause principali dell’incendio di Palisades e delle aree circostanti, in quanto ha impedito di fornire l’acqua necessaria agli idranti per spegnere le fiamme.
In un mondo devastato dalle privatizzazioni e da un capitalismo sempre più spietato, i super ricchi mettono a repentaglio i nostri diritti di base e questa storia è solo uno degli innumerevoli esempi.