Nelle prime pagine dell’Agenda europea per la Cultura, pubblicata nel 2014, si dichiara che le residenze artistiche sono istituzioni culturali che forniscono agli artisti e ad altri professionisti creativi spazio, tempo e risorse per lavorare.
Non esiste e non è mai esistita un’unica definizione sia a livello globale che locale che indichi che cosa sia una residenza artistica. Ogni istituzione, ogni associazione o ente culturale ha adottato una propria definizione di residenza artistica. Il concetto di residenza artistica è aperto e fluido e comprende un’ampia gamma di attività. Durante queste esperienze vengono offerti alloggio, coaching artistico e supporto alla realizzazione delle opere da parte di altri professionisti del settore artistico culturale. Vengono messi a disposizione sia i luoghi per l’ideazione dell’opera che per la sua esposizione. Le residenze artistiche sono a volte determinanti per la carriera di molti artisti. Non solo permettono di viaggiare ma soprattutto di scoprire nuove realtà di lavoro e di produzione artistica, sia a livello locale che globale. Le residenze artistiche possono essere considerate un collegamento tra paesi e culture, per contribuire all’affermarsi della ricchezza che si può trarre dalle diversità culturali.
L’immersione negli artisti nelle comunità locali
La maggior parte delle residenze artistiche sono multidisciplinari. Quindi, accolgono un grande spettro di professionisti dell’arte come artisti visivi, architetti, scrittori, poeti, musicisti, compositori ecc. Durante il periodo di residenza l’artista ha la possibilità di conoscere, di immedesimarsi e di inserirsi nella comunità nella quale si trova, favorendo una contaminazione tra le persone e i luoghi, e una commistione di tradizioni e pratiche artistiche che possano favorire un arricchimento e un rafforzamento del patrimonio locale in cui l’artista si trova a operare.
Le residenze artistiche e il concetto di interstizio sociale
Per parlare di residenza artistica nella sua complessità, non possiamo non riferirci alla concezione di opera d’arte che il critico d’arte Nicolas Bourriaud introduce. Egli parla di opera d’arte come interstizio sociale, riprendendo il concetto di interstizio introdotto da Karl Marx per definire quei fenomeni economici che in qualche modo sfuggono all’economia capitalista, come il baratto. Per il critico francese, l’interstizio è una dimensione composta da relazioni umane, che nonostante siano inserite nel sistema globale comune a tutti, adottano delle forme alternative, diverse di dialogo e di scambio rispetto a quelle presenti nel sistema stesso. In un certo senso, le residenze artistiche sono il luogo in cui l’artista può sperimentare un agire libero, senza regole precise, creando degli spazi in cui potersi esprimere e in cui sentirsi slegati dalle costrizioni della società.
Più spazio per il lavoro degli artisti
Per un’artista è importante raccogliere all’interno del proprio bagaglio culturale più esperienze, più conoscenze, più relazioni lavorative e personali. Ma allo stesso tempo apprendere nuovi concetti e sperimentare diverse tecniche. Questi discorsi assumono un peso enorme soprattutto nella società d’oggi in cui è difficile per un artista affermarsi come personalità di un certo spessore in ambito culturale, ed essere ricompensati in modo giusto per il suo lavoro. Il periodo di residenza artistica permette all’artista uno scambio di informazioni esplicito ed implicito con il luogo nel quale si trova e la comunità intera. Di conseguenza, quanto più l’artista riesce a coinvolgere e farsi coinvolgere, tanto più la sua opera sarà significativa per sé e per la comunità. Lo spazio della residenza artistica vuole favorire questo vivere all’interno di un certo spazio, attraverso certe modalità alternative che possano indurre l’artista stesso a scoprire e ad approcciarsi alla dimensione più relazionale del suo lavoro.