Lei è Reshma Quereshi. Lei è. È Volto, è un’Età, è una Storia.
Lei è un’Esistenza, una Vita che, nella sua tragicità, nella sua difficoltà, è diventata icona, modello per tante altre. Per tutte le altre Donne che vivono con il timore, con la minaccia, con la sofferenza di non riconoscersi più davanti allo specchio: perché la brutalità di fratelli, padri, nonni, zii, compagni, corteggiatori, ex, e ancora quella di chi non vede, di chi non sente, di chi non sa e di chi non agisce, si è accanita sul proprio Volto.
Sfregiata con l’acido, per strada, da due uomini. Condannata a numerosi interventi chirurgici e a sofferenze interiori, Reshma, ha saputo tirar fuori da sé, il coraggio per cercare, per trovare e per riaccendere quella scintilla di Vita che nessuna sostanza può spegnere. Che nessun acido deve riuscire ad eliminare davvero, completamente.
Nel famoso documentario “Il corpo delle donne”, pensato e realizzato da Lorella Zanardo, si parla della “faccia, che è faccia perché la faccio io” e chi si accanisce su di essa, chi cerca di eliminarne le caratteristiche, quelle splendide particolarità introvabili su altre, chi ne spegne la luce, chi ne confonde i lineamenti, altro non desidera se non intervenire sulla vita altrui, modificandola e condannandola a dolori di ogni genere. La faccia, come viene detto nel documentario sopracitato, è il segno, la prova di un Essere in movimento, in continuo cambiamento: di un passato che dal presente trae l’energia per procedere verso il futuro.
Tutta una storia. Tutta la Storia.
Quella a cui Reshma non ha rinunciato e che su una passerella di New York, nel corso della Settimana della Moda, ha fatto velere. Ha fatto vincere. Ha fatto vivere. Perché vivere, forse, vivere davvero consiste in questo: nel non darla vinta a chi ci trattiene, a chi ci ostacola, a chi ci mortifica, a chi ci uccide. E per uccidere una Persona, esistono tanti modi.
Una forza, un coraggio, quello dimostrati da Reshma, che si evincono anche dalle foto scattate durante la preparazione: la serenità di un Volto che nel colore rosso di un rossetto, nella linea di matita sotto agli occhi, nella sfumatura di fard, ci vede un modo per trasmettere un significativo messaggio: “Troverai facilmente un rossetto rosso in commercio, proprio come l’acido concentrato, ecco perché, ogni giorno, una donna diventa vittima di un attacco”.
E non c’è nulla da dire davanti al disumano. Davanti al sadismo. Davanti alla spietatezza di cui l’uomo, (l’uomo in quanto creatura umana), è capace di compiere.
E non c’è nulla da dire davanti ad un Volto alto “come una statua nel cielo”, diceva Jim Morrison, niente da dire davanti ad un Corpo che procede fiero su una passerella che è la Vita che chiede, che prega di non essere abbandonata, e nulla da dire davanti ad una Voce, ad una lucidità, ad una capacità di ritrovarsi e di riconoscersi che superano la bruttezza della cattiveria.
Ed è in quel punto, precisamente lì: dove la Vita rinasce, che si nasconde il motivo per cui questo Tutto che ci circonda e di cui siamo parte, non finisce.
Almeno, così ho sempre pensato: la Vita che ancora non è, ha bisogno di spunti, di modelli per cercare di essere nel modo giusto. Credo che Reshma sia uno di questi.
Deborah Biasco