Intercettazioni, telefoni hackerati e poliziotti sotto copertura.
Questo è ciò che rivela una nuova inchiesta di The Intercept sui retroscena della repressione italiana delle ONG e del soccorso umanitario
Con oltre 30.000 pagine di documentazione, il caso di repressione italiana delle ONG svelato da The Intercept è il più grande nella storia dell’Europa.
Si tratta di pubblici ministeri che gettano fango sulle organizzazioni di soccorso umanitario, autorità che ascoltano le conversazioni private di avvocati e giornalisti e società assunte per hackerare dispositivi elettronici.
Repressione italiana delle ONG: la nascita di uno scandalo
Pietro Gallo è un ex-poliziotto che contribuì alla nascita dello “scandalo ONG“.
Nel settembre 2016, Gallo lavorava come agente di sicurezza sulla VOS Hestia di Save the Children, una nave di soccorso di 200 piedi.
All’epoca, oltre una dozzina di risorse umanitarie pattugliavano il Mediterraneo tra la Libia e l’Europa. Furono oltre 200.000 le persone salvate in fuga dal Paese.
Gallo disse di avere dubbi sulla gestione e il finanziamento delle navi, tanto da voler “fare il giornalista” ed esporre ciò che stava accadendo.
In particolare, sosteneva che dietro alle ONG ci fosse una “élite globalista” in combutta con i trafficanti libici.
Per questo motivo, insieme ai due colleghi Ballestra e Montanino, inviò una mail ai servizi segreti per avviare un’indagine sotto copertura.
Nel frattempo, nelle stanze della politica italiana, iniziava a serpeggiare un sentimento di rancore verso le ONG, alimentato dalla mail di Gallo.
Le informazioni ottenute dalle sue indagini sotto copertura passarono da Roma a Bruxelles, raggiungendo i procuratori anti-mafia e la sede di Frontex.
Gallo ha raccontato di aver notato diversi problemi a bordo della VOS Hestia.
I salvataggi erano frenetici, con gommoni circondati da navi militari europee, guardia costiera libica e pescatori libici che speravano di rubare i motori.
I soccorritori documentavano le operazioni di salvataggio mediante macchine fotografiche, ma non tutte le immagini venivano consegnate alle autorità.
Le foto e i video sono stati sistematicamente nascosti, e poi utilizzati per scopi promozionali
Gallo raccontò, inoltre, di aver notato una barca sospetta, la Iuventa, gestita dalla ONG tedesca Jugend Rettet, che navigava molto vicino alla costa libica.
Dopo l’invio dei dossier ai servizi segreti, Gallo e i due agenti si rivolsero alle forze dell’ordine raccontando le attività sospette a cui avevano assistito e consegnando alla polizia gli stessi documenti inviati all’intelligence.
Iuventa, la “nave ribelle”
Nel 2017, nel periodo pasquale, la Iuventa si trovava nel Mediterraneo a 24 miglia nautiche dalle coste libiche.
In quel periodo, si verificò un’ingente quantità di fughe dalla Libia.
L’UE aveva ritirato gran parte delle pattuglie di soccorso della guardia costiera, nel tentativo di scoraggiare le partenze.
Gli ufficiali della guardia costiera avevano iniziato una campagna di distruzione delle barche; mentre l’Italia aveva firmato un accordo sostenuto dall’ONU per equipaggiare e addestrare la guardia costiera libica.
I trafficanti iniziarono a portare in mare più persone contemporaneamente, con navi scadenti e poco carburante.
In questa situazione, la presenza delle navi di soccorso umanitario divenne essenziale.
La Iuventa, in particolare, era una nave piccola, con un equipaggio giovane e politicamente attivo.
Suscitarono ammirazione e sospetto nelle altre organizzazioni, tanto che Medici Senza Frontiere definì la Iuventa una “nave ribelle“.
Gallo, nonostante dubitasse di loro, li definì coraggiosi.
Erano professionisti coraggiosi e senza paura.
Non gliene fregava niente
Nel fine settimana di Pasqua, la Iuventa si trovò nelle condizioni di dover inviare un may day.
Avevano soccorso oltre 300 persone, ma la nave era troppo piccola per trasportare tutti. Alla fine, la nave ricevette assistenza dalla VOS Hestia e altre organizzazioni.
In seguito a questo evento, la ONG medica Rainbow for Africa, che aveva fornito assistenza medica a bordo della Iuventa, prese le distanze dalla nave e da Jugend Rettet.
Se non sei in grado di eseguire in sicurezza un salvataggio, non hai motivo di essere lì.
Abbiamo iniziato a pensare, stiamo facendo l’operazione giusta, o non siamo in grado perché siamo troppo piccoli?
Tra le organizzazioni umanitarie si diffuse preoccupazione per l’isolamento delle ONG più piccole in mare e la mancanza di fondi per esplorare opzioni legali.
Jugend Rettet dichiarò di avere la sensazione che la guardia costiera volesse che uscissero dalla zona di ricerca e soccorso.
Con l’avvicinarsi delle elezioni del 2018, quello delle ONG divenne un tema politicamente controverso.
Gallo e Ballestra decisero di sfruttare l’opportunità contattando i principali leader di partito di destra, tra cui Matteo Salvini, impegnato in una campagna anti-immigrazione.
L’indagine e le intercettazioni
Ebbe quindi inizio una lunga indagine coordinata dalla polizia nazionale.
Gli agenti si servirono di intercettazioni dei telefoni di 40 persone, tra cui dipendenti di Jugend Rettet, MSF e Save the Children.
Microfoni nascosti vennero posizionati sulla VOS Hestia, Iuventa e VOS Prudence (MSF).
Inoltre, la polizia intercettò le conversazioni di avvocati per i diritti umani, giornalisti e fonti.
Secondo la documentazione, la polizia di Trapani avrebbe persino assunto una società di hackeraggio milanese, RCS Lab, per hackerare i cellulari di due membri di MSF.
Lo stesso Gallo, a sua insaputa, venne intercettato dai pubblici ministeri.
Tra le vittime della sorveglianza c’è la giornalista Nancy Porsia, la prima a riferire che i funzionari della guardia costiera libica sostenuti dall’Italia e dall’UE erano coinvolti nel traffico di esseri umani.
Non solo hanno ascoltato le mie conversazioni con amici e familiari, ma anche le mie chiamate confidenziali con le fonti. Il giornalismo libero è essenziale per la democrazia.
Gli investigatori hanno abusato del loro potere per capire a cosa stavo lavorando
Nel maggio del 2017, un agente di polizia sotto copertura salì a bordo della VOS Hestia con l’identità fittizia del pompiere Luca Bracco.
In seguito all’operazione, vennero arrestati tre conducenti di barche, ma non venne evidenziata alcuna collusione con i trafficanti libici.
Tuttavia, Bracco fotografò la guardia costiera libica, finanziata da UE e Italia, mentre scortava i gommoni in acque internazionali per poi portare via motori e carburante da contrabbandare.
Nel frattempo, sia Gallo che Bracco raccolsero informazioni sui rapporti tra l’equipaggio e i contrabbandieri.
L’indagine sulle ONG cominciò ad apparire sempre più come un’operazione gestita a livello centrale, presso il Ministero dell’Interno.
Spinelli, a capo di Rainbow for Africa, parlò di qualcosa di simile a “un’operazione antimafia“.
La guardia costiera italiana mi ha invitato in un modo strano, dicendo: ‘Dobbiamo discutere di qualcosa, ma è meglio parlare di persona’.
Poi capii che c’era qualcosa che non andava. Lì ho ricevuto un vero e proprio interrogatorio per cinque o sei ore
L’operazione, secondo Spinelli, coinvolgeva la polizia nazionale, la Guardia di Finanza e i procuratori antimafia siciliani.
Queste non erano azioni di attori provinciali. Questo è stato pianificato e diretto da un livello centrale.
Avevo paura. Ognuno di noi aveva paura della prospettiva di essere accusato.
Ho sentito il tradimento del mio paese. Ha cambiato completamente la mia visione del sistema giudiziario italiano
Nel settembre 2016 Minniti ottenne la nomina a Ministro dell’Interno. Quello stesso giorno, il capo dell’ufficio immigrazione inviò un dossier alla divisione operazioni speciali della polizia nazionale.
Il rapporto conteneva affermazione tra cui: “le organizzazioni umanitarie sono diventate mainstream in Italia“; “salvare vite in mare ha contribuito ad aumentare la migrazione“; “le ONG permettano ai trafficanti di recuperare i gommoni dopo i salvataggi“; “gli equipaggi hanno ‘indottrinato’ i migranti a non cooperare con le forze dell’ordine“.
La polizia inviò una copia del dossier alla procura di Trapani e alla sede centrale della direzione antimafia, che diede istruzione alle autorità locali di avviare un’indagine.
Nel luglio 2017, Minniti presentò una soluzione al problema ONG in un vertice UE.
Le ONG avrebbero dovuto trasportare agenti di polizia a bordo delle navi e “trasmettere tutte le informazioni di interesse investigativo” alle autorità italiane.
Diverse organizzazioni, tra cui MSF e Jugend Rettet, rifiutarono di firmare il codice di condotta, sostenendo che avrebbe interferito con le operazioni di salvataggio.
Repressione italiana delle ONG: il caso Iuventa oggi
In agosto, mentre stava attraccando a Lampedusa, la polizia sequestrò la Iuventa consegnando alla stampa 148 pagine di intercettazioni tra Gallo e Spinelli.
Spinelli si disse indignato e sbalordito, sostenendo che le conversazione erano state estrapolate per servire gli interessi dei pubblici ministeri.
Gallo, che si trovava ancora sulla VOS Hestia, perse la protezione della copertura e venne svelato come “talpa”.
Quando hanno sequestrato la Iuventa, ho detto, devo scendere da questa nave. Altrimenti mi butteranno in mare
Pochi mesi dopo, le forze dell’ordine perquisirono la casa di Gallo e sequestrarono i suoi dispositivi elettronici.
Ho detto: ‘È uno scherzo? Ti passavo informazioni fino a ieri. Tutto quello che hai costruito, l’hai costruito grazie a noi
I pubblici ministeri affermarono che i migranti soccorsi non erano realmente a rischio di affogamento, e che l’equipaggio aveva organizzato consegne insieme ai trafficanti e i contrabbandieri libici.
Nel marzo del 2021 furono accusate 21 persone. Il processo è iniziato lo scorso maggio, e la prossima udienza si terrà il 13 gennaio.
Il Premier Meloni ha chiesto di unirsi al contenzioso come parte civile, mentre a Minniti è succeduto Salvini come ministro dei trasporti, capo dei porti italiani e della guardia costiera.
Gli avvocati della Iuventa dichiarano che le accuse sono infondate, e che contesteranno la legalità delle operazioni di sorveglianza.
Negli ultimi 5 anni, l’UE ha ridotto le pattuglie di soccorso in mare e sta fornendo supporto di sorveglianza alla guardia costiera libica per intercettare le imbarcazioni di migranti.
Oltre 30.000 persone sono riportate in Libia nel 2021, mentre poco meno di 70.000 persone sono arrivate in Europa.
Almeno 1.500 persone sono annegate nel tentativo.
Pietro Gallo, in un’intervista del 2019, disse di essere pentito e di sentirsi responsabile della repressione italiana delle ONG.
Tuttavia, ha dichiarato a The Intercept di non rimpiangere ciò che ha fatto, ma che le cose hanno preso una piega imprevista.
L’obiettivo non era quello di far arrestare gli equipaggi di Iuventa e MSF. Volevamo solo mostrare cosa stava succedendo nel Mediterraneo.
Il nostro obiettivo non era fare campagna per Salvini, era solo trovare una soluzione a questo problema
Nonostante ciò, in un’intercettazione, Gallo parla con il fratello dei risultati ottenuti.
“Sono stato bravo, vero?”
“Beh, hai fermato tutti i migranti. Ora non vengono più”.
“L’Unione europea non ce l’ha fatta, il governo italiano non ce l’ha fatta, poi sono arrivati degli idioti e hanno fermato tutto”