In seguito all’omicidio della Reporter uccisa a Malta, la polizia ha arrestato Yorgen Fenech, business man maltese. La svolta grazie al testimone chiave.
Dopo due anni dall’omicidio, arriva la svolta nella vicenda di Daphne Caruana Galizia, la reporter uccisa a Malta mentre indagava su un caso di corruzione. La polizia maltese ha arrestato uno dei più importanti uomini d’affari dell’isola di Malta, Yorgen Fenech, amministratore della Tumas Group, direttore generale della centrale elettrica a gas di Malta e proprietario della società “17Black” di Dubai. La stessa società individuata dalla giornalista 53enne come il mezzo per il pagamento delle tangenti a due membri laburisti maltesi tuttora in carica: il capo di gabinetto Keith Schembri e il ministro Konrad Mizzi.
Fenech, accusato di essere il mandante dell’omicidio, è stato arrestato mentre cercava di scappare a bordo dello yatch attorno alle prime ore mattutine. Intercettato, è stato bloccato dalle forze armate maltesi (Afm) alla Marina di Portomaso, a cinque miglia da La Valletta. La fuga è stata attuata anche in seguito alle testimonianze di Melvin Theuma. L’uomo, arrestato durante un’operazione di polizia, è indicato come l’intermediario dell’omicidio. Il testimone aveva spiegato di voler fare l’atteso solo in cambio della grazia presidenziale. La conferma arriva sul “Times of Malta”. Sul giornale si spiega anche come, prima della concessione, fossero presenti diversi diverbi tra le forze dell’ordine, il procuratore generale e il premier fino alla notte di lunedì. Solo all’alba di lunedì sono state ufficializzate le decisioni.
Il tramite tra mandante e assassini
Il primo ministro Joseph Muscat, ha comunque formalizzato la grazia condizionale, in cambio che le informazioni fornite dal testimone chiave si fossero rivelate valide. Il premier ha spiegato ai giornalisti: “Se questa persona collaborerà e le informazioni fornite saranno sufficienti per processare il mandante di questo crimine, allora riceverà la grazia presidenziale”, ha riferito il premier maltese. Secondo la polizia, si ritiene che l’intermediario abbia fatto da tramite tra la persona che ha commissionato l’omicidio e gli autori del delitto, oltre alle persone incaricate di reperire l’esplosivo. Circa un anno fa, ci fu l’arresto di tre uomini accusati di aver azionato l’esplosivo sotto l’auto della Galizia: i fratelli Alfred e George Degiorgio e Vince Muscat.
Nel frattempo proseguono le indagini: collaborano anche gli esperti dell’Europol, che hanno ottenuto dalla magistratura maltese anche il permesso di esaminare gli oggetti sequestrati al mediatore (in particolar modo un cellulare e un pc). Sottoposti ad analisi, gli investigatori sperano che possano scaturire altri elementi di prova, da affiancare al testimone.
La morte della giornalista
Daphne Caruana Galizia aveva cominciato un lavoro d’inchiesta su presunte corruzioni legate a politici maltesi da una misteriosa compagnia indiana, la “17Black limited”. Il suo blog, in un articolo pubblicato nel febbraio del 2017, riportava tutta la sua ricerca, sebbene non avesse scoperto chi fosse a capo dell’azienda. Dopo aver ricevuto minacce di morte (denunciate), due settimane dopo la giornalista è rimasta uccisa. Coinvolta nell’esplosione di un’autobomba posta nella sua Peugeot 108, la donna è morta il 17 ottobre 2017 a due passi dalla sua residenza.
I resti furono ritrovati dal figlio Matthew, udendo l’esplosione dalla loro abitazione. I figli così come altri famigliari di Daphne e molti altri che si sono uniti alla causa, non hanno mai smesso di chiedere giustizia. In un post su Facebook del 17 novembre, Matthew Galizia scrive: “Mia madre è ancora qui a condividere una scrivania con me. Stiamo ancora lavorando all’indagine iniziata anni fa. Il suo omicidio è stato uno dei tanti tentativi di fermarci… ma indovinate un po ‘, ci stiamo ancora andando. La corruzione ha portato all’omicidio. La giustizia per questa corruzione ci porterà alla giustizia per l’omicidio. Grazie a tutti a Valletta stasera”.
Anna Porcari