Si stava mettendo in atto un meccanismo di falsi dossier per innescare un vero e proprio complotto, col tentativo di defenestrare l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, tirando in ballo anche il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, con l’accusa di essere un uomo del Mossad. Un accusa in realtà non
Lo scenario cospiratore che puntava a ribaltare il vertice della più importante azienda petrolifera italiana è nella tesi dell’ex manager Eni, Vincenzo Armanna, esposta davanti ai giudici del tribunale di Siracusa che voglio far luce su questa fitta e nebulosa rete di presunte pressioni esercitate nei confronti del premier, facendo leva su i suoi fedelissimi: Marco Carrai, Luca Lotti, e Andrea Bacci. L’obbiettivo era quello di scalzare Descalzi e sostituirlo con Umberto Vergine.
Chi tramava contro Renzi aveva pianificato la diffusione sui giornali di una falsa notizia che paventava il finanziamento ricevuto dal servizio segreto israeliano. Armanna nelle sue dichiarazioni ai pm nega la veridicità di questa notizia, anche perché era proprio lui ad aver ricevuto l’incarico di elaborare un falso dossier da mettere nelle mani del Copasir in modo da dare attendibilità alla notizia.
Rimane sotto traccia l’accostamento di Renzi al Mossad. Già alcuni mesi fa Massimo D’Alema, come riporta un retroscena del Corriere della Sera, aveva sentenziato nel corso di una cena una frase che emblematicamente raffigurava Renzi come un uomo in mano ai servizi segreti israeliani.