L’addio del suo portavoce e uomo di fiducia, Piero Martino, passato a Mdp, potrebbe essere quell’evento di rottura tra Dario Franceschini e i renziani. Nonostante area dem, che fa capo a Franceschini, abbia condannato il gesto di Martino, ritenendo giusto lottare all’interno del partito, nel Pd si temono nuovi abbandoni.
La fondazione di Mdp, ritenuto all’inizio una goccia nel grande mare dei partitini di sinistra, sta avendo conseguenze apocalittiche, visto che molti dirigenti della minoranza, Cuperlo e Orlando su tutti, sembrano tendere sempre più al ricongiungimento con i padri Bersani e D’Alema.
Quello che però fa perdere il sonno a Matteo Renzi è il nuovo atteggiamento assunto da Dario Franceschini. Il ministro dei Beni Culturali, infatti, è profondamente contrariato dalle ultime scelte dell’ex premier, in particolare per quanto riguarda le alleanze e la legge elettorale.
L’appoggio del ministro, e del suo gruppo, è fondamentale per Renzi, visto che gli garantisce un ampio consenso all’interno del partito. Nonostante tutti gli screzi avuti, infatti, l’ex premier ha sempre accontentato Franceschini.
Quello che sta succedendo nell’ultimo mese, però, potrebbe rimescolare le carte in tavola.
In particolare, in molti sostengono che Matteo Renzi sia rimasto colpito, in negativo, dalle parole del ministro, che, nella direzione del Pd di un mese fa, ha ribadito, andando in contrapposizione col segretario, la necessità di aprire un dialogo con la sinistra e col centro, in modo da ricostruire l’alleanza che ha sostenuto i governi Letta, Renzi e Gentiloni.
Questa dichiarazione, inoltre, è stata caldamente appoggiata dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ha ribadito per l’ennesima volta che è fondamentale aprire la porta a Giuliano Pisapia, per evitare la solita conflittualità che da 20 anni costituisce una costante delle forze di centrosinistra.
Franceschini, nonostante dichiari più volte di continuare ad appoggiare le scelte del segretario, mette in luce alcuni punti che fino ad allora erano stati evitati dalla componente renziana.
Il primo è sicuramente quello della vittoria a Padova, tanto esaltata da Renzi, che, dice Franceschini, dovrebbe essere presa come un monito, visto che il Pd ha preso a malapena il 13% dei voti, mettendo in mostra l’odierna incapacità di vincere da soli.
Un altro punto su cui si è focalizzato il ministro è il ruolo del leader. Nelle sue parole infatti si coglie, implicitamente, una critica nei confronti di Matteo Renzi, reo di non aver gestito bene le vicende che hanno colpito il suo partito; atteggiamento che peraltro non ha cambiato nell’ultimo mese, nel quale ha preferito promuovere il suo libro, lasciando nelle mani di altri le questioni più spinose, la situazione siciliana e il decreto sui vitalizi su tutte.
Dopo una riappacificazione apparente, in seguito al voto favorevole di area dem alla relazione di Renzi, le due parti sono entrate di nuovo in conflitto in seguito al continuo rinvio della discussione sulla legge elettorale, ritenuta fondamentale da Dario Franceschini.
La battaglia tra i due è appena iniziata e nei prossimi mesi si vedrà quale sarà o se ci sarà un futuro per questo Pd.
Francesco Merendino