Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni, questa volta per davvero. Lunedì formalizzerà il tutto presso la direzione del Partto Democratico.
L’assemblea straordinaria di aprile sarà guidata da Maurizio Martina, vicepresidente del PD, dopo si deciderà se eleggere un nuovo segretario o organizzare un congresso con le primarie.
“Lunedì le mie dimissioni saranno esecutive”; così ha dichiarato Renzi ai suoi compagni di partito.
Eppure, lunedì 5 marzo all’indomani della disfatta del PD, sembrava che volesse continuare a controllare i giochi ancora per un po’, difatti durante la conferenza stampa aveva detto che sarebbe rimasto alla guida del PD fino all’insediamento del nuovo governo. E invece poco fa è arrivata la notizia che ha deciso di lasciare già da lunedì prossimo.
Cosa l’avrà spinto ad un simile gesto? Sicuramente la dura sconfitta alle recenti elezioni, ma anche malumori interni al Pd, dopo che aveva fatto presente di non voler abbandonare il suo incarico in maniera immediata. In molti l’avevano criticato per questo e si temevano spaccature interne al partito, tra i suoi fedelissimi e chi invece era propenso ad un’apertura nei confronti del Movimento 5 Stelle. Lui aveva esplicitamente messo in chiaro che il governo spettava a chi era stato eletto, se ci riusciva, e che il PD non avrebbe fatto da stampella per nessuno. Insomma, un chiaro avvertimento al presidente della Repubblica Mattarella, che in questi giorni sta cercano una soluzione alla mancanza di una maggioranza sia per i pentastellati sia per il centrodestra.
Una cosa però è certa: “Renzi se ne va, ma questo non significa che non conterà più nulla nel Pd”.
Carmen Morello