A calcare il palco del Royal Albert Hall di Londra, domenica 2 febbraio, è un’emozionatissima Renée Zellweger: abito rosa e capelli raccolti, dopo tre minuti di ringraziamenti, ritira il suo premio.
It’s heavy! (è pesante!) – osserva, stringendo la statuetta fra le mani.
La commozione è forte e potrebbe raddoppiare nel giro di pochi mesi: Renée Zellweger è la Migliore attrice protagonista ai Bafta di Londra ed è anche la favorita per vincere lo stesso premio agli Oscar 2020.
L’interpretazione che le ha garantito il successo è quella di Judy Garland nell’omonimo film Judy, nelle sale italiane da fine gennaio. La pellicola, diretta da Rupert Goold, è l’adattamento cinematografico del dramma teatrale End of the Rainbow di Peter Quilter (2004) e narra gli ultimi anni della diva hollywoodiana: quelli trascorsi tra la perdizione e i rimpianti di una vita da star forse non del tutto sentita.
Renée Zellweger veste i panni di una Judy Garland fragile, sull’orlo del tracollo: la incarna e al contempo la stravolge, facendola sua. L’attrice statunitense si rivela particolarmente adatta al ruolo che interpreta per due motivi: da una parte perché sa cantare (la maggior parte delle canzoni del film sono registrate dal vivo), dall’altra perché – come ha raccontato il regista in numerose interviste – “Renée e Judy sono due figure simmetriche”.
Cioè? Zellweger ha un rapporto con la fama molto controverso, e in questo risulta simile a Garland: dopo il successo di Bridget Jones, la carriera dell’attrice americana ha subito una brusca battuta d’arresto. I pettegolezzi su di lei hanno invaso i tabloid, insieme con le accuse di essersi distrutta il corpo attraverso la chirurgia estetica. Eppure, a vederla oggi, raggiante sul palco, non si direbbe proprio.
Quanto mai inaspettato, il successo è ancora più grande: Renée Zellweger è la Migliore attrice protagonista ai Bafta di Londra, ed è già partita di corsa per Los Angeles.
Chiara Dalmasso