La ricerca di un vaccino resta attualmente un’incognita non da poco, in quando non è certa la sua effettiva produzione.
Le tempistiche delineate dagli esperti sono da prendere decisamente con le pinze, ma non è certo una novità: lo studio di una cura richiede una fascia temporale tutt’altro che definita, atta a garantirne l’efficacia e l’esclusione di ogni possibile controindicazione.
Secondo Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, si sta attualmente verificando una «riduzione della carica virale»: secondo la propria impressione e i dati attualmente disponibili, il virus «non raggiunge più gli alveoli polmonari».
Verosimile che questo dipenda da una carica virale inferiore; assieme al mantenimento della distanza e al lavaggio frequente delle mani, le mascherine sono la prima ragione di questo affievolimento. Un’altra è che, a un certo punto, le epidemie si esauriscono, come è avvenuto con la SARS. Nessuno ne conosce la ragione
Secondo Remuzzi, l’indebolimento del Coronavirus è uno dei tanti esempi relativi alla sparizione pandemica, già nota nel quadro storico; il suddetto concetto non ha ancora una spiegazione scientifica accertata, considerata poi l’ampia differenza tra alcuni virus.
La vera sfida per l’autorità sanitaria sarà la gestione e l’assistenza […] di persone che non sono ricoverate, ma non sono neppure guarite. È su questo che si misurerà la nostra capacità di ripartire davvero
La base di questa teoria deriva dall’assunto secondo cui la letalità del virus sarebbe diminuita: meno terapie intensive, meno danni polmonari. Desta ancora qualche timore l’ultimo caso del 18enne operato al Policlinico di Milano, il quale, tuttavia, ha subito un trapianto polmonare senza precedenti; la letalità del Covid da lui manifestata lascia spazio a qualche dubbio sul reale mutamento del virus.
Inoltre, siamo ancora nel pieno di una situazione drastica, tenendo conto degli asintomatici, l’attuale – e controproducente – agonismo tra regioni e la mancata apprensione di alcuni cittadini.
Ci sono misure che trovo inutili, come i guanti e la sanificazione, che serve solo negli ospedali; negli altri posti, basta lavare bene gli oggetti, come si dovrebbe fare sempre. I farmaci antivirali non funzionano; ormai è dimostrato: il discorso sull’idrossiclorochina è stato chiuso dallo studio di Lancet su 96.000 pazienti che dimostrava effetti collaterali importanti, non solo su chi ha anomalie del ritmo cardiaco
Remuzzi fa appello a quello che dovrebbe essere un regolare buonsenso sanitario, in grado di provvedere all’igiene della comunità cittadina; dunque suggerisce un minore dispendio di risorse laddove non ce ne sia un concreto bisogno.
È certa l’importanza delle normative basilari e il loro rispetto. L’andamento del virus potrebbe garantire perfino la totale inutilità di un vaccino, ma è ancora una discussione totalmente fuori posto; difatti, i dati attualmente disponibili riguardano solo un primo andamento della fase 2, il quale sarà influenzato anche dal susseguirsi della stagione – il fattore temperatura.
Sono ancora numerosi gli accertamenti da fare ed altrettante le domande da porsi.
Eugenio Bianco