Remon Karam, giovane egiziano di 25 anni, è un simbolo vivente di resilienza e speranza. La sua storia non è solo quella di un migrante, ma anche quella di un uomo che, grazie all’accoglienza e alla determinazione, è riuscito a costruire un futuro luminoso in Italia. Arrivato nel 2013 su un barcone, a soli 14 anni, oggi Remon può guardare al mondo con occhi diversi, avendo da poco conseguito la sua seconda laurea, questa volta in Studi interculturali e relazioni internazionali presso l’Università Kore di Enna, con una tesi intitolata L’immigrazione: tra persecuzione e realtà.
La storia di un viaggio drammatico e di una nuova vita
La sua vita ha avuto inizio in un Egitto travagliato dal conflitto e dalla violenza, dove essere cristiano copto significava vivere sotto costante minaccia. La decisione di fuggire, purtroppo, non fu una scelta facile. “Il mio viaggio è iniziato il 6 luglio del 2013, è durato 160 ore e preferirei morire pur di non compiere quel viaggio di nuovo”, racconta Remon, con la voce che ancora oggi tradisce l’emozione. In quel lungo viaggio verso l’ignoto, si trovò a bordo di un barcone, insieme a centinaia di altri rifugiati, affrontando condizioni disumane: freddo, paura, bambini che piangevano e madri che pregavano. L’acqua razionata in bottiglie di plastica, contaminata dalla benzina, è solo uno degli orrori che ha vissuto.
In quel periodo, Remon viveva in un clima di guerra civile, dove ogni giorno in strada rappresentava un rischio per la propria vita. “Conoscevo la paura di morire perché mio cugino era stato ammazzato, avevo visto mia madre colpita da una pietra senza sapere perché”, ricorda. Il ragazzo sapeva che la sua vita in Egitto non aveva più futuro: la scuola era diventata un luogo di violenza, dove era bersagliato dalle botte dei compagni e dalle punizioni dei professori, e la sua sicurezza era continuamente minacciata.
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Il lungo percorso verso l’integrazione
Dopo il suo arrivo a Portopalo di Capo Passero, nel sud della Sicilia, il giovane Remon fu accolto in un centro di accoglienza. Qui iniziò una nuova vita, fatta non solo di apprendimento della lingua e delle tradizioni italiane, ma anche di un’incredibile opportunità di reintegrazione sociale e familiare.
Ad accoglierlo furono Marilena Turco e Carmelo Farina, una coppia che gli ha offerto l’amore e il supporto che gli hanno permesso di realizzare il suo sogno di studiare e crescere. Con il loro aiuto, Remon iniziò a studiare l’italiano, imparando velocemente grazie a un metodo innovativo sviluppato dal padre adottivo. I “Post-it” con le parole e le frasi italiane posti sugli oggetti della casa divennero il suo strumento quotidiano per entrare in contatto con la nuova lingua.
L’esperienza di accoglienza e integrazione in Italia non è stata solo un’opportunità di crescita personale, ma anche una fonte di ispirazione per il giovane, che oggi si considera un attivista per i diritti umani. “Oggi sono un attivista per i diritti umani e ciò mi riempie di orgoglio, perché è la mia più grande forma di riscatto nella vita”, afferma con determinazione. Remon gira l’Italia raccontando la sua esperienza, cercando di sensibilizzare le persone sui temi dell’immigrazione, delle persecuzioni e dei diritti fondamentali. La sua esperienza è un esempio di come l’accoglienza possa trasformarsi in una risorsa per tutta la comunità.
La laurea come simbolo di un nuovo inizio
La decisione di dedicare la sua tesi universitaria ai temi dell’immigrazione e dei diritti umani non è stata casuale. Remon ha scelto questo argomento per approfondire le sue conoscenze su un tema che lo riguarda da vicino, con l’intenzione di contribuire al dibattito globale su questi argomenti. Il titolo della sua tesi, L’immigrazione: tra persecuzione e realtà, riflette le difficoltà e le speranze che molti rifugiati e migranti, come lui, vivono nel loro percorso verso una nuova vita. “Ho scelto questo tema, perché voglio ampliare le mie conoscenze in materia di diritti umani e immigrazione”, afferma.
Con la sua laurea, Remon ha dimostrato che, nonostante le difficoltà iniziali e il trauma vissuto, è possibile ricominciare da capo e raggiungere traguardi significativi. Il giovane laureato non ha dubbi: “Se ce l’ho fatta partendo da zero, possono farcela tutti. Sono soltanto i limiti morali che ci bloccano molto spesso.” Le sue parole risuonano come un messaggio di speranza per tutti coloro che, come lui, arrivano in Italia con un sogno e una valigia piena di incertezze.
Il futuro: un impegno per i diritti umani
L’esperienza di Remon Karam non si limita alla sua carriera accademica. Dopo la laurea, ha svolto uno stage presso l’UNICEF, confermando il suo impegno a favore dei diritti dei più vulnerabili. Remon è fermamente convinto che, attraverso l’educazione, l’integrazione e il rispetto, sia possibile costruire una società più giusta per tutti. La sua idea di integrazione non si basa solo sulla semplice accoglienza, ma su un dialogo continuo, sull’ascolto reciproco e sul superamento dei pregiudizi.
“Quando parlo della mia esperienza, cerco di raccontare non solo la sofferenza, ma anche le risorse che possono nascere da un’accoglienza basata sull’integrazione”, afferma con passione. La sua è una testimonianza di come, con determinazione e sostegno, ogni persona possa superare le difficoltà del passato e diventare una risorsa per la società che la accoglie.