“Remain in Mexico”: la politica anti-immigrazione di Donald Trump

remain in Mexico

Con il suo insediamento come 47° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha inaugurato una nuova era promettendo decisioni drastiche su immigrazione, economia e politica estera. Tra le prime azioni spiccano la dichiarazione di emergenza al confine con il Messico, il rilancio della politica xenofoba e razzista del “Remain in Mexico” e una lotta senza quartiere contro i cartelli della droga.

Un insediamento all’insegna dell’azione

Donald Trump, giurando come 47° presidente degli Stati Uniti, ha delineato una serie di misure decisive e politiche di rottura, tra cui la dichiarazione di emergenza al confine con il Messico, con la misura propagandistica del “Remain in Mexico”. Il nuovo presidente, il più anziano nella storia del Paese con i suoi 78 anni, ha prestato giuramento sulla Bibbia di Abraham Lincoln e su quella ricevuta dalla madre da bambino.

Nel suo discorso inaugurale, ha parlato di “coraggio e vigore” per affrontare le sfide della nazione e ha promesso di dare vita a “i quattro anni migliori della storia”. Trump si è definito “fiducioso e ottimista” nel tornare alla Casa Bianca con un nuovo mandato, con l’obiettivo di sistemare tutti gli “orribili tradimenti” della passata Presidenza, quella di Joe Biden.

Le sue immediate promesse all’intero popolo statunitense sono state l’invio delle truppe armate al confine con il Messico, l’indizione dei cartelli della droga a nuove organizzazioni terroristiche – e per di più straniere – e la reintroduzione del “Remain in Mexico”, una misura che impone alle persone migranti di aspettare i tempi per le procedure di asilo in territorio messicano.

L’emergenza migratoria e la politica del confine

Trump ha confermato che la gestione dell’immigrazione sarà al centro del suo mandato. Tra le prime misure, il dispiegamento dell’esercito al confine con il Messico e il rilancio della politica “Remain in Mexico”. Questo approccio impone ai richiedenti asilo di rimanere in territorio messicano mentre le loro richieste vengono esaminate.

“L’invasione al confine finirà”, ha dichiarato il presidente, accusando alcuni Paesi stranieri di svuotare le proprie carceri riversando criminali negli Stati Uniti. Inoltre, Trump intende designare i cartelli della droga come organizzazioni terroristiche, inasprendo la lotta contro il narcotraffico. Proseguendo il suo discorso pieno d’odio e estremamente criminalizzante, Donald Trump ha sottolineato l’importanza che ricopre nella “difesa del nostro Paese da minacce e invasioni”, proprio in riferimento all’immigrazione dal sud.

Misure economiche e sfida all’élite di Washington

Nel suo discorso, Trump ha attaccato l’elite “corrotta” di Washington, promettendo di privilegiare gli interessi dei cittadini americani. Ha annunciato l’introduzione di nuovi dazi sui Paesi stranieri, che verranno utilizzati per favorire il benessere economico interno.

Tra le prime azioni, anche la revoca delle direttive dell’amministrazione Biden in materia di diversità e l’eliminazione dei limiti alle trivellazioni offshore sul territorio federale, una decisione che potrebbe alimentare polemiche tra ambientalisti e oppositori politici.

Sul fronte internazionale, Trump ha ribadito l’intenzione di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima, segnando una netta discontinuità rispetto alla precedente amministrazione. Ha inoltre promesso di porre fine al conflitto in Ucraina, intervenire per stabilizzare il Medio Oriente e prevenire una possibile terza guerra mondiale.

L’evento trionfale alla Capital One Arena

L’insediamento di Trump è stato celebrato con un evento carico di simbolismo e partecipazione. Sul palco sono saliti i figli del presidente, Eric e Donald Jr., che hanno definito il momento come “il movimento più grande mai creato”. Accanto a Trump, anche Elon Musk, presentato come il “first buddy” del presidente, ha espresso il suo entusiasmo per la vittoria, definendola “solo l’inizio” di un periodo di rinascita per l’America.



Rinascita che si basa in primo luogo sul razzismo e la xenofobia, che però non si ferma al “Remain in Mexico”. Trump ha infatti dichiarato di voler porre fine alla cittadinanza di nascita: dunque, i figli di immigrati che non possiedono documenti ma vivono negli USA non potranno essere più considerati cittadini statunitensi, non godendo più del riconoscimento giuridico. Questo, per il momento, è solo un miraggio e un obiettivo, forse solo di stampo propagandistico.

Per concretizzare questa manovra, Trump dovrebbe mettere mano alla Costituzione degli Stati Uniti e per la modifica, secondo lo stesso testo primario, sono necessari i due terzi nelle camere del Congresso.

La risposta dei sostenitori

Nonostante il gelo e le condizioni climatiche avverse, i sostenitori di Trump si sono radunati in massa per celebrare il ritorno del loro leader alla Casa Bianca. L’atmosfera era euforica, con il pubblico che vede nell’insediamento di Trump l’inizio di un nuovo capitolo dopo l’era Biden. Nel suo intervento, Trump ha ringraziato ripetutamente i suoi elettori, sottolineando come il loro supporto sia stato cruciale per il suo ritorno al potere.

“Ci riprendiamo il Paese una volta per tutte,” ha dichiarato Trump, impegnandosi a lavorare instancabilmente per realizzare le promesse fatte in campagna elettorale. L’attenzione è ora rivolta alla sua capacità di mantenere gli impegni e di portare avanti politiche che segneranno profondamente il futuro degli Stati Uniti. Con le sfide dell’immigrazione, dell’economia e della politica estera in primo piano, il nuovo presidente si prepara a lasciare il segno nella storia americana e quella mondiale.

Lucrezia Agliani

Exit mobile version