Il 12 dicembre il Regno Unito tornerà alle urne, dopo il fallimento del governo conservatore di Boris Johnson nel portare a termine la Brexit.
Privo di una maggioranza parlamentare a sostegno di una Brexit No-Deal, Boris Johnson è stato costretto a convocare nuove elezioni. Ma la sua appare una scommessa molto simile a quella di Theresa May, che la portò a perdere la maggioranza, piuttosto che a rafforzarsi. La Brexit sembra essere diventata lo scoglio su cui continuano a scommettere e arenarsi i governi conservatori. Boris Johnson sta lanciando una campagna elettorale elementare, che ruota attorno allo slogan “get Brexit done”, cioè portare a termine per una buona l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Una campagna elettorale polarizzata
I conservatori stanno cercando di polarizzare la campagna elettorale sulla Brexit, ma la loro credibilità è sempre minore. La Brexit continua a essere rimandata, e tutte le ostentazioni di fermezza sono risultate finora donchisciottesche. Puntare sulla Brexit appare sempre più pericoloso. Dall’altra parte, Jeremy Corbyn ha lanciato una campagna elettorale in cui propone il Partito Laburista come il partito del 99% contro l’1%. Nel suo discorso di inizio campagna, Corbyn ha posto l’accento su come la Brexit crei divisione tra chi affronta quotidianamente gli stessi problemi, mentre “Boris Johnson è foraggiato dai super-ricchi, e per questo motivo lavorerà solo a favore dei pochi”.
“Per i molti, non per i pochi”
Di certo non mancano frecce all’arco dei laburisti, visto che il manifesto elettorale dei conservatori è stato scritto da Rachel Wolf, una rappresentante delle lobby del petrolio. Ponendo l’accento su “qual è la parte da cui stare” nella società, Corbyn sta cercando di fendere la nebbia della Brexit e di polarizzare le elezioni non sullo sciovinismo britannico e il rimpianto impero di Sua Maestà, ma sulle divisioni sociali che esistono nel Regno Unito. Mentre Boris Johnson discute con Trump di lasciare il sistema sanitario inglese nelle mani delle multinazionali farmaceutiche, il programma laburista prevede la creazione di una azienda statale che produca i medicinali a prezzo calmierato per la sanità pubblica. Agli attacchi di Corbyn sulla sanità nazionale, Boris Johnson ha invece risposto facendosi fotografare in un ospedale, mentre porta un vassoio a una signora anziana.
Il Partito Laburista e la nuova ondata militante
Il congresso del Partito Laburista che si è tenuto quest’anno ha rinforzato la leadership di Corbyn e ha mostrato la forza e la radicalità di un rigenerato settore di militanti che si è organizzato attorno alla sua figura. Da quel congresso sono uscite parole d’ordine forti, come la giornata lavorativa di 4 giorni e importanti riforme per garantire trasporti, istruzione e sanità pubblici, accessibili e di qualità. Annunciando la campagna elettorale, Corbyn ha dichiarato che il Partito Laburista “sarà in strada in ogni città, cittadina o villaggio con la campagna più grande e fiduciosa che il nostro paese abbia mai visto, portando un messaggio di speranza e cambiamento a ogni comunità”.
Il Partito Laburista è oggi il partito più grande di Europa e gode di energie fresche, grazie al suo programma socialista che ha ispirato una generazione intera di giovani e lavoratori nel Regno Unito. Di questa forza è ben consapevole anche la destra, per cui non sono mancate voci che facevano pressione sul Brexit Party di Nicholas Farage per sostenere il più possibile i conservatori. La fiducia e l’entusiasmo della base laburista sono l’unica ricetta per vincere queste elezioni, nel quale ognuno dei due principali contendenti cerca di imporre il suo ordine del giorno. E questo Corbyn non lo deve dimenticare.
Francesco Salmeri