Che andasse a finire così ce lo si poteva aspettare, ma la portata della sconfitta dell’asse di governo giallo-rosso dimostra come questo non sia né funzionale né “gradito” agli italiani. In tutto ciò, la destra vince due volte: sia per quanto riguarda il risultato delle urne, sia da un punto di vista propagandistico, alimentando quella retorica populista che, volenti o nolenti, fa breccia sull’elettorato. E ora cosa succederà a livello nazionale?
I risultati delle elezioni regionali in Umbria si prospettano come uno fattore politico cruciale nelle prossime settimane. Dopo un exploit neanche troppo sorprendente del centro-destra a supporto della candidata Donatella Tesei, i vari leader hanno già cominciato a parlare di importanti risvolti sul piano nazionale. Matteo Salvini ha ribadito per l’ennesima volta che gli italiani vogliono votare. Giorgia Meloni ha perfino azzardato un “Conte si dimetta” privo di ogni di senso logico. Niente di strano e nemmeno nuovo, tuttavia resta doveroso ricordare che i risultati locali, ma anche ad esempio quelli europei, non possono e non devono essere presi come slancio per mescolare le carte a livello nazionale. Perché?
I risultati
Nel marasma dei dati e delle percentuali ce ne sono alcuni che meritano qualche riflessione in più. Alla luce dello status quo in Umbria, dove le amministrazioni di Perugia e Terni godono di ottimi consensi, il mero risultato finale è forse quanto di meno interessante si possa osservare. La candidata del centro-destra Donatella Tesei ha raccolto il 57,55% delle preferenze, che significano oltre 250mila voti. Quasi centomila voti in più del candidato dell’asse giallo-rosso Vincenzo Bianconi. Ma in tutto ciò, fanno specie le ripartizioni interne alle coalizioni.
Se Lega e Partito Democratico chiudono attorno alle percentuali dei sondaggi nazionali, rispettivamente circa 36 e 22, ciò che colpisce sono i consensi verso Fratelli d’Italia e, soprattutto e per ragioni opposte, Movimento 5 Stelle. Il partito guidato da Giorgia Meloni si attesta attorno al 10%. Percentuale di grande rilievo stando anche ai sondaggi che non lo davano oltre all’ormai consolidato 6/7. FDI esce quindi dalle regionali in Umbria come terzo partito, dietro solo alla Lega ed al PD. Disastroso invece il risultato dei pentastellati che non arrivano all’8%, segnale di un’involuzione drastica post exploit delle politiche del 2018. Il definitivo 7,41% dei 5S è un dato che deve far riflettere anche in relazione alla differenza di soli 1400 voti dalle tre civiche a sostegno di Bianconi. Male anche Forza Italia, ma è un risultato che oramai non stupisce più.
Confondere i piani
Da un punto di vista superficiale si può affermare che ad uscire vincitori da questa tornata elettorale sono solo Lega e FDI. Il partito di Matteo Salvini passa dal 13,99% delle regionali del 2015 al 36,95: oltre venti punti percentuali e oltre centomila voti in più. Stesso discorso, seppur con dimensioni diverse per Fratelli d’Italia che aumenta di 4 punti. I veri sconfitti invece sono proprio i due partiti di governo. Il Partito Democratico passa dal 36 al 22. Il Movimento 5 Stelle dal 14 al 7.
Quindi, dato per assodato che PD e M5S dovranno passare le prossime settimane a ricucirsi le ferite o a svolgere le classiche analisi sulla sconfitta, è necessario ridimensionare la portata del successo del centro-destra. Stando alla mera propaganda, l’esaltazione di Salvini e della Meloni sono quantomai legittime e pressoché scontate. Tuttavia, non si può e non si deve pensare che questi risultati possano avere dei riflessi diretti sulla tenuta del governo. Le elezioni regionali sono tradizionalmente influenzate dalla vicinanza ideologica e pratica verso posizioni ed operati delle amministrazioni locali. A Perugia e a Terni, le amministrazioni rispettivamente trainate da Forza Italia e Lega stanno riscuotendo grandi consensi da parte dell’elettorato per un’ottima gestione dei comuni. Per questo non stupisce il risultato umbro di ieri, anzi, avremmo dovuto stupirci del contrario.
Cosa trarre da questi risultati
Quello che bisogna trarre da queste elezioni in Umbria è che l’asse di governo non è solido e soprattutto sta già iniziando a fare intravedere crepe al suo interno. Luigi Di Maio ha dichiarato che l’esperimento di intesa con il PD non è più praticabile, ponendo già sull’orlo del baratro l’esperienza giallo-rossa. Ce lo si poteva aspettare? Sì, senza dubbio, e ora PD e M5S dovranno fare i conti con i loro errori e cercare di trovare la “chiave di volta” per gestire assieme le prossime scadenze elettorali: su tutte, le elezioni regionali in Emilia-Romagna. Un’ulteriore sconfitta in una roccaforte rossa potrebbe davvero far crollare l’intesa tra le due forze politiche. Senza una vera narrazione politica alternativa risulta impossibile arginare l’avanzata della Lega e della destra, che in questo momento storico sta giocando una partita pressoché no-contest contro due avversari apparentemente alle corde.
Federico Smania