Si sono svolte ieri le Elezioni Regionali in Abruzzo. Il nuovo Governatore è Marco Marsilio, senatore di Fratelli d’Italia. Si è imposto grazie ai voti della Lega. Battuta d’arresto del Movimento 5 Stelle. Piccola ripresa del centrosinistra. CasaPound ancora fuori dai radar.
Le urne si sono chiuse intorno alle 23. Il trend è apparso chiaro fin da subito. La Lega ha sbancato le Elezioni Regionali in Abruzzo. Il risultato è che il nuovo Presidente proviene da Fratelli d’Italia. Eh sì perché il centrodestra si è presentato di nuovo unito, anche se sembrava tutto tranne che compatto. Nei giorni precedenti al voto, Salvini e Berlusconi non hanno smesso un attimo di stuzzicarsi, con la Meloni in mezzo a cercare di far andare d’accordo i due discoli. Il motivo per il quale il candidato presidente è stato espresso dal partito di minoranza dell’intesa, risiede nel gioco delle spartizioni. Alle Elezioni Politiche del 4 marzo scorso, il partito della Meloni aveva conseguito un buon risultato proprio (e quasi esclusivamente) in Abruzzo. Da qui la scelta di affidargli la corsa alle regionali. Per i sostenitori si tratta di una scelta strategica, per i detrattori invece di un contentino.
Comunque sia la coalizione ha ottenuto quasi la metà dei consensi, il 48%. Di questi, la stragrande maggioranza va alla Lega, 37,5%. Seguono Forza Italia, 9,5%, Fratelli d’Italia, 6,5%, Azione Politica, 3,2%, e Unione di Centro, 2,9%.
La seconda forza politica ad imporsi è stata, a sorpresa, la coalizione di centrosinistra. Più centro che sinistra. Il candidato Giovanni Legnini, ex vice presidente del Csm, ha riunito diverse liste civiche ed è riuscito a strappare il 31% dei consensi. Non era facile. La precedente amministrazione regionale era a targa Pd. Oltre alle difficoltà che questa formazione sta attraversando a livello nazionale, si devono aggiungere i passi falsi compiuti nel locale. Il precedente governatore D’Alfonso, che non sarà certo ricordato dagli abruzzesi come deus ex machina, si era dimesso proprio dopo le Politiche. Alla poltrona di Governatore di una Regione in difficoltà, ha preferito il tranquillo seggio del Senato a Roma. Gli abruzzesi, soprattutto quelli che l’avevano votato, non hanno particolarmente gradito. Legnini è stato capace di recuperare terreno con una tattica lungimirante. Ha nascosto i simboli del Pd e ha tenuto a debita distanza i suoi esponenti. Mentre i suoi competitor facevano a gara a chi portava ai comizi quanti più “big” possibile, Legnini ha preferito non invitare nessuno. L’elettorato ha gradito questa scelta.
Terzo il Movimento 5 Stelle. Subito e da più parti, si è detto che rappresenta il primo tonfo per i pentastellati. Ma se si analizzano i dati, è difficile affermare che la compagine che sosteneva la candidata Marcozzi, che ha preso il 20% dei consensi correndo da sola, abbia fallito. Certo fa impressione il fatto che rispetto alle Politiche abbia praticamente dimezzato i voti. Soprattutto se si considera che tra due mesi sarà attivo il reddito di cittadinanza. Eppure i 5 Stelle hanno mostrato di avere una base solida (questa sì una sorpresa) anche nei momenti di difficoltà. Non sembra prossima, insomma, l’estinzione dei pentastellati.
Infine CasaPound, che conferma il suo trend elettorale. Nemmeno a questa tornata infatti, il gruppo della destra radicale è riuscito a sfondare il muro del 1%.
In questo momento gli analisti si stanno interrogando se, a causa delle regionali in Abruzzo, il governo giallo-verde possa crollare. Certo le contraddizioni ci sono e sono sotto agli occhi di tutti. L’intesa di governo si è combattuta ferocemente in questa campagna elettorale e ormai appare chiaro che la Lega si sia imposta come forza preponderante nell’elettorato. Tuttavia Salvini tituba e aspetta sia a far saltare l’esecutivo, che a sganciarsi dai vecchi amici per correre da solo. L’impressione che se ne ricava è che abbia rimandato il tutto a dopo le Elezioni Europee della prossima primavera. Qualora confermasse il buon risultato elettorale, potrebbe iniziare a prendere seriamente in considerazione l’idea.
Intanto l’Abruzzo si trova con un nuovo Governatore. Originario del Lazio, più precisamente di Roma, si trova a governare una regione non sua, in una colazione nella quale il suo partito è terzo di tre. Molti cittadini sono perplessi. Si sa quanto conti il radicamento nel territorio nelle elezioni locali. Eppure, “così è se vi pare”.
Se questo esperimento rappresenti un nuovo slancio per il centrodestra unito non è dato saperlo. Né se il governo regionale rimarrà ostaggio di sé stesso. Si sa però che l’Abruzzo sta attraversando momenti difficili ed è alle prese con gravi problemi: la ricostruzione post sisma stenta a decollare, la sanità pubblica preoccupa, l’erosione delle spiagge fiacca la costa, il dissesto idrogeologico mette a rischio le zone montane, la disoccupazione galoppa e con essa i problemi correlati come l’abuso di droghe da parte dei giovani o il ricorso compulsivo al gioco d’azzardo come unica fonte di speranza.
Insomma, la campagna elettorale è terminata e adesso è il momento di mettere mano alle sorti di una regione tanto bella quanto disastrata. In bocca al lupo.
Antonio Villella