Scambiare i regali di Natale tra amici, parenti è ormai una vera e propria tradizione. Siamo abituati a vedere pacchetti sotto l’albero aspettare di essere scartati. C’è chi li apre alla Vigilia e chi il 25, ognuno ha le sue tradizioni che potrebbero essere considerate un vero e proprio rito, non diverso da quelli che compiuti dai pagani nell’antica Roma.
Le celebrazioni romane
Nell’epoca pagana, prima che il cristianesimo fosse prima tollerato e poi imposto, gli antichi erano soliti celebrare nel mese di dicembre i Saturnali (dal 18 al 24) e poi, dopo l’avvento della dinastia dei Severi, anche il Sol Invictus (il 25). Queste celebrazioni avevano luogo proprio nel mese di dicembre, come il Natale, e oltre ai riti prettamente religiosi, venivano organizzati banchetti, momenti di conviviali e scambi di regali. Erano celebrazioni che coinvolgevano ogni strato sociale e che permettevano di vivere pienamente la comunità: anche gli schiavi potevano partecipare a questi festeggiamenti sacri.
I primi di gennaio, per il nuovo anno, i romani si regalavano le strenne, rami d’alloro o d’ulivo, da quando Tito Tazio lo chiese in dono dai suoi sudditi dei rami colti dal bosco della dea Strenia. L’usanza di regalarsi rami divenne sempre più importante e fu adottata anche nei Saturnali, in questa occasione era comune donare rami d’abete, simbolo di prosperità.
Durante queste celebrazioni, dedicate a onorare l’insediamento nel tempio del dio Saturno e l’età dell’oro, i romani erano soliti anche ornare la domus, qualcosa di non lontano dal nostro rito di addobbare la città e le case con luci e colori.
L’adozione cristiana dei riti pagani
Con l’avvento del Cristianesimo non tutti i riti pagani vennero cancellati, alcuni assunsero significati e disposizioni diverse. Così il Natale e l’Epifania divennero proprio le festività che anno dopo anno, si ricostruirono sui riti dei Saturnali e del Dies Natalis Sol Invictus. Anche lo scambio dei doni assunse un significato diverso, diventando un modo per onorare un passo del Vangelo.
Il passo in questione è quello dei tre Magi, Baldassare, Gasparre e Melchiorre, che, venuti dall’est dopo aver saputo della nascita del Re dei Giudei, portano dei doni dall’importante significato simbolico. Essi portarono oro, simbolo di regalità, l‘incenso per onorare la divinità di Gesù e la mirra che è usata nel culto dei morti, perché Gesù è uomo e come uomo, mortale.
Anche la figura della befana si intreccia con la storia dei Re Magi, secondo le tradizioni più antiche, durante la notte essi si fermarono da una donna anziana, invitandola a seguirli. La donna però, nonostante le insistenze, rifiutò, ma presto se ne pentì. Cerco i tre Re Magi in ogni casa e non trovandoli, regalò dolci a ogni bambino delle case in cui li cercava, sperando che uno di quelli fosse proprio Gesù Bambino.
San Nicola
Con il tempo un’altra tradizione si intrecciò alle precedenti, costituendo nuovi riti nello scambio dei regali. Si fa riferimento a San Nicola, un vescovo vissuto alla fine del 200 nell’odierna Turchia che ispirò la personalità di Babbo Natale. La biografia di questo vescovo è incerta e dati affidabili si intrecciano leggende e credenze popolari. Di lui si dice soprattutto che avesse un rapporto magico con i i bambini, e per la sua iconografia fu fondamentale un episodio: imbattutosi in una famiglia caduta in rovina decise di salvare tre fanciulle costrette dal padre alla prostituzione portando in dono dell’oro come dote. Dal medioevo si diffuse la tradizione di onorare San Nicola scambiandosi doni.
Lo scambio di regali a Natale è un rito che ha origini antichissime e stratificate, legate al paganesimo, a leggende popolari e alla religione cristiana e probabilmente coglierne ogni riferimento è impossibile, ma rimane affascinante vedere come i rit e i tempi trascorsi lascino delle orme che tracciano la via delle tradizioni a cui siamo più legati.
Ludovica Amico