Con il 100% dei voti scrutinati, ma già qualche polemica circa possibili brogli, si chiude oggi l’ultimo capitolo del referendum turco.
Il Primo Ministro Binali Yildirim nelle sue prime dichiarazioni ringrazia il Presidente Erdogan. “È un nuovo capitolo per la nostra storia.”
Una vicenda controversa e che si è portata dietro un clima pregno di tensioni quella del referendum turco, che si proponeva di fare dei cambiamenti sostanziali al sistema politico con turco.
Circa il potere giudiziario la riforma prevedeva l’abolizione delle corti militari e di conseguenza i due giudici militari della Corte Costituzionale – da 17 a 15 –, una diminuzione dell’Alto Consiglio dei giudici e dei procuratori da 22 a 13, tra cui 4 nominati dal Presidente, 7 dal Parlamento, più Ministro della Giustizia e sottosegretario.
Per quanto riguarda il potere legislativo, oltre a un limite nella possibilità d’azione, specie nei riguardi del Presidente – un esempio può essere dato dal fatto che un’investigazione parlamentare può iniziare solo se a maggioranza assoluta –, l’aumento del numero dei parlamentari da 550 a 600 – Parlamento eletto insieme al Presidente ogni 5 anni -, diminuzione età per votare da 25 a 18 anni, ineleggibilità per i militari.
Infine, rispetto al potere esecutivo, viene abolita la figura del Primo Ministro e il Presidente della Repubblica diviene capo dello stato e del governo – cambiamento a Repubblica presidenziale.
Dai dati pervenuti, il referendum turco avrebbe visto la vittoria del SI, 51,4%, tutto sommato risicata – uno scenario a cui stiamo assistendo spesso – con un vantaggio del NO, tra l’altro, nelle città più importanti (Istanbul, Ankara, Izmir, Adana), e quasi ovunque all’estero – in Italia al 60%, in Spagna e Regno Unito addirittura 81% – ad eccezione sorprendentemente di Francia, Germania, Austria e Paesi Bassi.
Il Presidente Erdogan dopo l’esito del referendum turco parla al popolo negli stessi toni d Yildirim.
“Siamo in procinto di intraprendere un cambiamento significativo”.
Ilaria Piromalli