Il Referendum sulla Cittadinanza, promosso da Riccardo Magi di +Europa, ha raggiunto un significativo traguardo raccogliendo mezzo milione di firme. La proposta referendaria punta a modificare l’articolo 9 della legge n. 91 del 1992, con l’obiettivo di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale necessari per poter ottenere la cittadinanza italiana. La prossima tappa cruciale sarà il vaglio della Corte Costituzionale, previsto per febbraio 2025. In caso di esito positivo, il referendum potrebbe essere indetto già nella primavera del 2025.
Contesto normativo attuale
L’attuale legge sulla cittadinanza italiana, approvata nel 1992, si basa principalmente sul principio dello ius sanguinis, ossia il “diritto di sangue”. Questo principio stabilisce che la cittadinanza si acquisisce automaticamente alla nascita se si è figli di almeno un genitore italiano. Tuttavia, per coloro che non hanno questo requisito, ossia gli stranieri, la legge prevede delle modalità più rigide e complicate per ottenere la cittadinanza. Uno degli aspetti più controversi riguarda il caso di chi nasce in Italia da genitori stranieri.
Secondo la normativa vigente, lo straniero nato in Italia può diventare cittadino italiano solo se ha vissuto legalmente e ininterrottamente nel Paese fino alla maggiore età e dichiara, entro un anno dal compimento del diciottesimo anno, di voler acquisire la cittadinanza.
Tale sistema, spesso criticato per la sua rigidità, ha spinto diverse forze politiche e movimenti a proporre un cambiamento che rifletta meglio la realtà di un Paese sempre più multiculturale. La proposta di +Europa mira a ridurre i tempi di attesa per richiedere la cittadinanza, senza alterare altri requisiti già previsti dalla normativa, come la conoscenza della lingua italiana, l’incensuratezza penale e il possesso di un reddito stabile.
Il quesito referendario
Il quesito che verrà sottoposto agli elettori, se il referendum dovesse essere ammesso dalla Corte Costituzionale, è complesso e tecnico. Nella scheda elettorale, i cittadini dovranno decidere se abrogare parte dell’articolo 9 della legge del 1992, precisamente il comma 1, lettera b) e la lettera f). In particolare, la modifica riguarda la parte in cui si stabilisce che lo straniero può ottenere la cittadinanza solo dopo aver risieduto legalmente per almeno 10 anni nel territorio italiano. La proposta referendaria intende eliminare questa disposizione, riducendo il termine di residenza a 5 anni.
Differenze rispetto allo ius soli e allo ius scholae
È importante distinguere questa proposta referendaria da altri modelli di acquisizione della cittadinanza, come lo ius soli e lo ius scholae, che sono stati oggetto di discussione negli ultimi anni in Italia. Lo ius soli prevede il riconoscimento della cittadinanza a chiunque nasca sul suolo italiano, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori. Attualmente, circa 500.000 persone nascono in Italia ogni anno senza acquisire la cittadinanza per via della predominanza dello ius sanguinis.
Lo ius scholae, invece, è una proposta che riguarda i minori stranieri che hanno completato almeno un ciclo di studi di cinque anni in Italia. Tale proposta è stata anch’essa al centro del dibattito, ma non è ancora stata approvata. L’iniziativa referendaria di +Europa si differenzia in quanto si rivolge non solo ai minori, ma a tutte le persone che risiedono in Italia da almeno 5 anni e che soddisfano i requisiti di legge per richiedere la cittadinanza. Questo approccio potenzialmente potrebbe coinvolgere circa 2,5 milioni di persone, una cifra ben superiore rispetto a quella prevista dalle altre due proposte.
Gli altri requisiti per ottenere la cittadinanza
Pur riducendo il periodo di residenza richiesto, il referendum non intende cambiare gli altri requisiti stabiliti dalla legge italiana. Tra questi, figura la conoscenza adeguata della lingua italiana, un elemento considerato essenziale per garantire una reale integrazione. Anche l’assenza di precedenti penali, la regolarità dei pagamenti fiscali e il possesso di un reddito adeguato resteranno condizioni imprescindibili per accedere alla cittadinanza.
Questi criteri aggiuntivi mirano a garantire che chi ottiene la cittadinanza sia realmente integrato nella società italiana e possa contribuire attivamente alla vita economica e sociale del Paese. Tuttavia, alcuni critici ritengono che tali requisiti possano costituire un ulteriore ostacolo per alcune categorie di persone, in particolare quelle con redditi bassi o con difficoltà a dimostrare una permanenza legale continuativa, a causa di problemi amministrativi o burocratici.
Il sostegno e le prossime tappe
Il Referendum sulla Cittadinanza ha raccolto un ampio sostegno non solo tra i partiti politici di sinistra e centro-sinistra, ma anche da numerose associazioni e personaggi pubblici. Oltre al partito +Europa, tra i principali promotori figurano Radicali Italiani, Possibile, Partito Socialista Italiano e Rifondazione Comunista. Il successo della campagna referendaria è stato in gran parte dovuto anche all’appoggio di personalità note nel mondo della cultura e dello spettacolo, come lo scrittore Roberto Saviano, il fumettista Zerocalcare, lo storico Alessandro Barbero, l’allenatore Julio Velasco, e artisti di origine straniera come Ghali e Malika Ayane. La loro visibilità ha contribuito a dare una spinta decisiva alla raccolta firme.
La prossima tappa cruciale sarà il vaglio della Corte Costituzionale, previsto per febbraio 2025. La Corte dovrà valutare se il quesito referendario rispetta i criteri di ammissibilità previsti dalla legge. In caso di esito positivo, il referendum potrebbe essere indetto già nella primavera del 2025, aprendo la strada a un dibattito nazionale su un tema che tocca milioni di persone e che potrebbe ridisegnare le politiche migratorie e di integrazione del Paese.
Confronto con gli altri Paesi europei
Se il referendum dovesse avere successo, l’Italia si allineerebbe con la maggior parte dei Paesi europei, che hanno già adottato politiche più flessibili per l’acquisizione della cittadinanza. Ad esempio, la Germania ha recentemente approvato una legge che stabilisce un periodo di residenza di soli 5 anni per ottenere la cittadinanza, in linea con quanto proposto dal referendum italiano. Anche altri Stati membri dell’Unione Europea, come la Francia e la Spagna, adottano criteri più inclusivi rispetto all’Italia, riconoscendo la cittadinanza dopo un periodo di residenza relativamente breve, specialmente per coloro che hanno legami familiari o lavorativi nel Paese ospitante.
In questo senso, il referendum potrebbe rappresentare un’importante occasione per modernizzare il sistema italiano, rendendolo più conforme agli standard europei. L’attuale normativa, che richiede dieci anni di residenza legale per gli stranieri, è una delle più rigide dell’Unione Europea e spesso viene considerata un ostacolo all’integrazione effettiva degli stranieri nella società italiana.