A seguito dello scandalo legato a Cambridge Analytica e alle possibili interferenze nelle votazioni per le elezioni alla Casa Bianca e per la Brexit, i vertici di Facebook hanno adottato delle misure cautelative per il referendum sull’aborto in Irlanda, che si terrà il prossimo 25 maggio.
Referendum sull’aborto in Irlanda: una questione molto scottante
Fra due settimane, circa cinque milioni di elettori andranno alle urne per decidere attraverso un referendum se abrogare o meno l’ottavo emendamento della Costituzione. Tale emendamento sancisce l’illegalità dell’interruzione di gravidanza in Irlanda, tale divieto è stato istituito nel 1983. Fino al 2013 l’aborto era illegale anche in caso di rischio per la salute della madre, poi è stato ‘concesso’ per simili eventualità; ma tutt’ora una donna non può scegliere se interrompere una gravidanza, anche se questa è frutto di uno stupro o di un incesto e anche nel caso in cui ci siano delle anomalie fetali. Quello che altrove è considerato un diritto della donna e una scelta assolutamente libera e legittima, viene fortemente osteggiato in Irlanda, Paese fortemente cattolico e conservatore, il più cattolico e conservatore dell’Europa. Si temono influenze ed interventi dall’esterno, perciò i responsabili di Facebook hanno diffuso un comunicato in cui dichiarano:
“Come parte dei nostri sforzi per aiutare a proteggere l’integrità delle elezioni e dei referendum da influenze eccessive, abbiamo cominciato a rifiutare gli ads legati al referendum se questi provengono da fuori il territorio irlandese. Capiamo la delicatezza di questa campagna e stiamo lavorando duro per assicurare una neutralità a tutti i livelli il nostro obiettivo è semplice: aiutare ad assicurare un libero, giusto e trasparente voto su questa importante questione”.
Stando ad alcune stime del Guardian, sarebbero circa 3.500 le donne che ogni anno vanno nel Regno Unito per poter abortire, mentre altre 2.000 comprano pillole abortive illegali. Chi abortisce illegalmente rischia fino a 14 anni di carcere, ecco perché c’è questo ‘turismo ginecologico’ verso altri Paesi, Regno Unito in primis. In base ai dati diffusi dal ministero della Salute britannico, tra il 1980 e il 2015, in totale ben 165.438 donne si sarebbero spostate per praticare l’aborto.
Manifestazioni pro e contro il referendum
Carmen Morello