Referendum sui matrimoni gay in Romania. I cittadini rumeni non dovranno decidere se rendere le unioni tra persone dello stesso sesso legali o no, bensì se modificare la Costituzione e definire il matrimonio solo come “unione tra un uomo e una donna“.
La campagna referendaria a favore del divieto
Il referendum, appoggiato dall’attuale governo di centrosinistra, dovrà registrare un’affluenza di almeno il 30% degli aventi diritto per essere valido. L’obiettivo è chiaro: se l’unione tra persone delle stesso sesso diverrà incostituzionale, in futuro sarà più difficile, se non impossibile, legalizzare i matrimoni gay. Eppure la Corte costituzionale rumena aveva dichiarato legittimo questo referendum, la cui campagna a favore del divieto, non si è fatta attendere.
Sui social media, infatti, sono stati diffusi post e video che sostenevano che negli stessi libri di scuola per bambini si possono trovare opinioni a favore dei diritti degli omosessuali. Si è cercato di mettere in allarme la popolazione sulla possibilità che in futuro coppie dello stesso sesso potessero adottare figli. E, in violazione delle regole elettorali, volantini a favore della modifica della Costituzione sono stati fatti girare sui trasporti pubblici.
Favorevoli e contrari
Il referendum è stato appoggiato dalla Chiesa ortodossa – in Romania circa l’80% della popolazione si dichiara cristiano ortodosso – dalla Coalizione della Famiglia – organizzazione che comprende circa 40 gruppi religiosi e conservatori – e dalla maggior parte delle forza politiche nazionali.
Contrari, il partito Unione Salva Romania – partito nato con l’obiettivo di combattere la corruzione e composto da progressisti e da liberali – dal presidente rumeno Klaus Iohannis, contrario agli estremisti religiosi. Il referendum è stato criticato anche dall’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&D), partito politico europeo di centrosinistra, del quale fa parte il Partito socialdemocratico rumeno. In un incontro col premier rumeno Viorica Dăncilă, gli esponenti del S&D hanno ritenuto il referendum contrario ai valori europei secondo la loro parte politica.
Infatti, l’opposizione accusa il governo di aver appoggiato questo referendum solo per deviare l’attenzione dai numerosi problemi interni del Paese come le accuse di corruzione e di limitazione dello stato di diritto.
Naturalmente, contrarie le associazioni LGBT locali, sostenute da associazioni come Amnesty International. Ma sono praticamente senza appoggi politici.
Il timore della democrazia illiberale e il precedente della Croazia
La Romania è un paese socialmente conservatore e dove la Chiesa ortodossa esercita una forte influenza e, quindi, l’esito del referendum appare quasi scontato. Ma il timore di molti è che anche la Romania voglia avvicinarsi a quel modello di democrazia illiberale promossa dal premier ungherese Viktor Orban. Inoltre, se questo referendum in un Paese dell’Unione europeo potrebbe sembrare scandaloso, occorre ricordare che nel 2013, anche in Croazia (qualche mese dopo il suo ingresso nell’UE) venne fatta la stessa proposta, e in quel caso la modifica della Costituzione fu un successo.
I matrimoni gay e unioni civili in Europa
Mentre in alcuni Paesi al di fuori dell’Europa come India o Costa Rica, si stanno facendo dei passi in avanti nei confronti dei diritti degli omosessuali, l’Europa presenta una situazione variegata tra matrimoni gay e unioni civili: il primo tipo di istituzione in vigore perlopiù in Europa occidentale e nei Paesi scandinavi, e il secondo tipo in vigore in alcuni Paesi dell’ex blocco sovietico, ad eccezione di Grecia e Italia.
In particolare, occorsero due anni – e molta fatica – al precedente governo italiano per approvare le unioni civili, raggiungendo i Paesi Bassi in materia di unioni di persone dello stesso sesso solo dopo 17 anni!
Ora, col governo attuale, un risultato del genere sarebbe impensabile. Anzi. Sarebbe più probabile una linea politica simile a quella rumena, con un divieto esplicito in Costituzione. E molto probabilmente, se l’esito del referendum in Romania sarà per la modifica della Costituzione, non mancherà il plauso, se non dei rappresentati politici del governo italiano, di personaggi come Mario Adinolfi o Simon Pillon che con le loro dichiarazioni omofobe non passano certo inosservati.
Domenico Di Maura