Fino al 26 ottobre è possibile votare per attivare i referendum abrogativi lanciati da Rispetto x tutti gli animali. Per l’esattezza i referendum sono cinque: abolizione della caccia, delle manifestazioni storiche con utilizzo di animali, circhi con uso di animali e giardini zoologici, abolizione della sperimentazione animale, abolizione dell’art. 842 per vietare l’ingresso nei fondi privati da parte dei cacciatori, infine abolizione degli allevamenti intensivi.
Se i primi tre toccano esclusivamente la sofferenza degli animali e il loro diritto a una vita dignitosa e priva di sofferenze, il quinto riguarda non solo il benessere degli animali, ma anche la salvaguardia dell’ambiente e della nostra salute.
Gli allevamenti intensivi sono responsabili del 15% delle emissioni di gas serra sul nostro pianeta, i dati in Italia sono allarmanti. Gli allevamenti intensivi sono causa del 75% di tutte le emissioni di ammoniaca in Italia, la seconda fonte di formazione di polveri sottili nel nostro Paese. Ogni anno in Italia causano circa 50.000 morti premature in Italia, in particolare in Lombardia.
Sono venuta a conoscenza del referendum grazie alla nuova piattaforma del Ministero della Giustizia. Sono entrata con lo Spid per votare il referendum sulla cittadinanza e ho scoperto l’esistenza di queste cinque proposte di referendum abrogativo.
Ho contattato l’associazione promotrice, Rispetto x tutti gli animali. Il presidente, Giancarlo De Salvo, si è reso disponibile per un’intervista.
Gli ho chiesto come mai non circolassero informazioni su questo referendum
La risposta è il motivo per cui io e un gruppo di amici nel 2016 abbiamo fondato Rispetto x tutti gli animali.
Ho sempre avuto la passione per gli animali, ma col passare del tempo mi sono accorto che più aumentava la sensibilità delle persone per le sofferenze degli animali, più per gli animali andava sempre peggio. Lo scopo di Rispetto x tutti gli animali è realizzare quello che gli altri non hanno fatto.
Ci siamo resi conto che le associazioni non facevano quello che dovevano fare. Perché tutte queste battaglie le devi fare con i referendum. Invece loro ci hanno affibbiato 30 anni di petizioni che non hanno nessun valore giuridico.
In effetti anch’io sono stata tratta in inganno. Dopo aver firmato il referendum ho visto la richiesta di Greenpeace di firmare contro gli allevamenti intensivi. Quando faccio notare a Giancarlo De Salvo che Greenpeace sostiene il referendum mi smentisce
Ti sbagli, quella di Greenpeace è una petizione, non ha alcun valore legale. Non c’è nessuna grande associazione che ha condiviso il referendum. L’anno scorso ho depositato un referendum la mattina. A mezzogiorno ho fatto una diretta Facebook per annunciare che era il primo referendum della storia italiana contro gli allevamenti intensivi. Cinque ore dopo Greenpeace ha lanciato la petizione: firmate online e vietate gli allevamenti intensivi. La gente firmava quello e pensava fosse un referendum.
La maggior parte delle associazioni animaliste e ambientaliste promuovono da statuto l’abolizione della caccia, degli allevamenti intensivi e della sperimentazione. La LAV chiede l’abolizione della vivisezione, della pesca, della caccia, delle produzioni animali, dell’allevamento, del commercio, degli spettacoli con animali e dell’utilizzo di qualsiasi essere vivente. L’Enpa si impegna a sviluppare ogni attività di protezione degli animali e di tutela dei loro diritti nonché la difesa dell’ambiente e della biodiversità. Nello statuto dell’OIPA si parla di abolizione di ogni forma di violenza e sfruttamento degli animali, il WWF si mantiene più largo citando la tutela dell’ambiente. Ma tutti citano e tengono sotto osservazione i dati allarmanti degli allevamenti intensivi.
A febbraio Greenpeace Italia, ISDE Medici per l’Ambiente, Lipu, Terra! e WWF hanno presentato una proposta di legge: Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agro-ecologica della zootecnia.
La proposta è stata pubblicata sul sito della Camera dei deputati il 23 luglio scorso, con le firme di 21 parlamentari di cinque diversi gruppi politici e adesso aspetta di essere calendarizzata per essere discussa alla Camera.
Nel documento si propone una moratoria sull’apertura di nuovi allevamenti e la cessazione dei finanziamenti europei agli allevamenti esistenti. Ogni anno dai 28,5 ai 32,6 miliardi di euro servono a sostenere gli allevamenti, la maggior parte dei quali sono strutture intensive, che provocano enormi sofferenze agli animali e creano inquinamento ambientale. Nel manifesto le associazioni sostengono che il cambiamento debba essere affrontato in modo graduale. Non è di questa idea Giancarlo De Salvo.
Sono 30 anni che le associazioni animaliste e ambientaliste ci propinano petizioni da firmare. Ma i numeri ci sono già. Non c’è un’opinione pubblica da convincere.
Secondo il report di Eurispes del 2024 la sperimentazione in laboratorio sugli animali non è accettabile per il 76,6% degli italiani, mentre il 72,9% è contrario alla caccia.
E’ la politica che non vuole il cambiamento. Le persone si stanno demoralizzando. Sai quante persone mi hanno detto cosa firmo a fare? Dicono che sono trent’anni che firmano e non cambia niente. Ma loro hanno firmato le petizioni. Invece noi abbiamo questo strumento legislativo che è il referendum.
Giancarlo De Salvo mi racconta che anche i comuni non aiutano. L’anno precedente spesso mancavano i moduli.
Quest’anno molte persone mi hanno riferito che hanno la carta elettronica ma non è attiva per firmare, quindi devono attuare tutta una procedura che ora che è conclusa il referendum è chiuso.
Nessuna delle associazioni ambientaliste appoggia o pubblicizza il referendum. Chiedo a Giancarlo De Salvo se ha contattato i registi di Food for Profit. Il film non è solo una descrizione straziante degli allevamenti intensivi, ma anche degli interessi economici senza scrupoli della politica sugli allevamenti, nonostante l’estremo inquinamento che generano. Mi risponde che ci ha provato senza successo.
Noi non avremmo voluto essere da soli. Dal 2020 abbiamo contattato tutte le grandi associazioni per coinvolgerli nel referendum. C‘è chi ci ha detto, bravi fate bene, però non abbiamo tempo, siamo troppo impegnati su altre cose. Poi c’è anche chi non ha risposto. Eppure queste associazioni hanno scritto nel loro statuto che sono nate per abolire la caccia, la sperimentazione animale, gli allevamenti intensivi.
Petizioni, inchieste e ricerche secondo Giancarlo De Salvo possono essere fuorvianti e distogliere dall’obiettivo principale.
Si corre il rischio di fare la fine della caccia. È 40 anni che se ne parla, che va vietata. I cinghiali in realtà aumentano per colpa della caccia. La matriarca protegge i cuccioli, di cui molti sono femmine non riproduttive. Ma quando la matriarca viene uccisa, le femmine di cinghiale diventano produttive. È un comportamento sociale dei cinghiali. Più aumenta la caccia ai cinghiali, più aumentano.
È una battaglia difficile secondo Giancarlo De Salvo, ma è anche possibile. La piattaforma del Ministero della Giustizia sta aiutando il diffondersi delle informazioni. Non è un caso che al raggiungimento delle firme per il referendum sulla cittadinanza il senatore leghista Claudio Borghi abbia promesso di depositare una proposta di legge in Parlamento per abolire la raccolta di firme on line.
Lo scopo di Rispetto x tutti gli animali è realizzare quello che gli altri non hanno fatto. Ho deciso che proporrò questo referendum ogni anno, finché non vinceremo. Questa è la strada. Le persone stanno capendo, ci stanno dando fiducia, prima o poi li vinceremo tutti. Stiamo cercando volontari in tutta Italia, contattatemi. E non firmate più petizioni!
C’è tempo per firmare per i referendum abrogativi di Rispetto x tutti gli animali fino al 26 ottobre. Sul sito del Ministero della Giustizia è possibile selezionare il quesito referendario e firmarlo digitalmente in modo automatico con Spid o carta d’identità o carta nazionale dei servizi. Al termine della procedura, viene rilasciata una certificazione digitale dell’avvenuta sottoscrizione.