Reddito di Cittadinanza: da aprile di quest’anno, la (disperata?) corsa degli italiani per accaparrarselo; fra questi, sono emersi i casi dei cosiddetti “furbetti“, o di chi ha rinunciato al sussidio dopo averlo ottenuto. Un’analisi diversa del Reddito di Cittadinanza, dal punto di vista dei bisogni – quelli veri, effettivi – delle persone.
A partire da aprile di quest’anno, migliaia di italiani sono riusciti a ottenere il Reddito di Cittadinanza: la misura pensata dal Governo “per contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale”.
Ai fortunati che sono arrivati a sbrigare tutte le pratiche per la richiesta – in un dedalo di procedure telematiche, CAF e uffici postali – e così a ottenere il sussidio economico, variabile in base al reddito del nucleo familiare, è stata consegnata la carta del Reddito di Cittadinanza (RdC Card), sulla quale viene caricata mensilmente la somma di denaro.
Al di là del proliferare di notizie riguardo il moltiplicarsi dei cosiddetti “furbetti” (coloro che pur lavorando in nero, risultano aventi diritto e quindi beneficiano del RdC) ancora poco noti sono i requisiti su come si può spendere l’importo della RdC Card. Generalmente, si è parlato dell’acquisto di beni e servizi di prima necessità; eppure sul portale ufficiale online, all’elenco di ciò che con la RdC non si può acquistare (armi, materiale pornografico, servizi finanziari, creditizi o assicurativi, gioielli, pellicce, acquisti presso gallerie d’arte e affini, o in club privati…) non corrisponde una lista – che sia esauriente – di tutto quello che invece è lecito acquistare.
Nel tentativo di fare un po’ di chiarezza forse, a maggio era stato previsto un ampliamento dei sì: via libera quindi a parafarmaci, alcolici, abbigliamento (ma non accessori) e mobilio, insieme a oggetti elettronici non di lusso come smartphone e tablet. Soddisfatti e concordi allora, gli imprenditori della AIRES (Associazione Italiana Retailers Elettrodomestici Specializzati, riunisce le principali catene e i maggiori venditori di apparecchiature elettriche ed elettroniche in Italia), per i quali:
“I prodotti elettronici non sono beni voluttuari o consumistici, ma strumenti fondamentali per la vita delle persone e delle famiglie, per l’inclusione sociale e anche per il reinserimento lavorativo.” (Andrea Scozzoli, presidente dell’associazione).
Al momento, le “zone d’ombra” riguardo a ciò che effettivamente si può o non si può acquistare rimangono comunque ampie: con questa premessa quindi, nasce per noi un dubbio – o provocazione che dir si voglia – su cosa sia realmente fondamentale per vivere, e di conseguenza la RdC Card dovrebbe garantire a ogni cittadino.
Di che cos’è che le persone hanno effettivamente bisogno?
Paragonato alle spese mediche e alimentari, uno smartphone è davvero altrettanto essenziale per un individuo?
Iniziamo chiedendo al senzatetto girato l’angolo: ovviamente, fra i beni e servizi di prima necessità figura una casa, per alcuni basterebbe magari anche solo un pasto al giorno, forse un pacchetto di sigarette, giusto per consolazione… (Il tabacco ad esempio, non è incluso fra gli acquisti concessi; eppure per quanti fumatori accaniti la sigaretta è un must quotidiano?)
Più in là, i difensori della cultura potrebbero sostenere che libri, accesso a Internet, testi scolastici, rette universitarie e simili, siano ancora più importanti. E magari anche un abbonamento a Netflix, per godere dell’ampia scelta di documentari, oppure a Spotify, così da poter ascoltare tutta l’opera; senza tralasciare inoltre, la possibilità di acquistare biglietti di teatro e conferenze (i servizi di streaming sono proibiti, così come tutti gli acquisti online e quelli all’estero).
Controversa potrebbe essere la questione degli animali domestici: i nostri amici a quattro zampe – con annesse spese per cibo, veterinario eccetera – sono da ritenersi parte integrante del nucleo familiare e quindi inclusi nel RdC, oppure rappresentano un “bene di lusso”? È pur tuttavia vero, che nella vita di alcuni la compagnia di un animale è essenziale a tal punto che difficilmente vi rinuncerebbero, e chiaramente lo è il loro mantenimento e benessere.
Altro punto di domanda sui mezzi di trasporto: se da un lato sono indiscutibili le restrizioni a barche e imbarcazioni di diporto, e alcuni requisiti riguardano anche i cittadini in possesso di auto e moto, difficile risulta invece trovare informazioni sull’acquisto di biglietti aerei, ma anche soltanto per i treni e i trasporti pubblici. E cosa ne pensa il pendolare che si sposta tutti i giorni in bicicletta, e ha bisogno di una riparazione dal ciclista?
A niente, sembra servire chiedere informazioni agli impiegati delle Poste quando finalmente ci si reca a ritirare la RdC Card: si verrà rimandati un’altra volta alla Gazzetta Ufficiale, che si è visto essere tuttora poco chiara in merito.
Ad oggi, in molti stanno rinunciando al beneficio: si dice che spesso il motivo sia il rifiuto – per “incompatibilità” – delle offerte di lavoro presentate loro nei centri per l’impiego e dai navigator (tre è il massimo delle possibilità); ma a questo punto viene anche da chiedersi se altri, una volta ottenuta la RdC Card, non si siano invece resi conto di possedere una sorta di arma a doppio taglio – dotata di un raggio d’azione incerto, pena la revoca del sussidio – e che oltretutto quasi ci costringe a riflettere e mettere in discussione ciò di cui abbiamo effettivamente bisogno nella vita.
Alice Tarditi