Introdotto nel 2019 dal governo Conte, in base al programma elettorale della coalizione vincente, il reddito di cittadinanza dovrebbe subire sostanziali modifiche.
Nel gennaio 2019 il primo governo Conte istituisce il reddito di cittadinanza come “misura di contrasto alla povertà” finalizzata al “reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale”.
Spesso al centro del dibattito politico, la questione del reddito di cittadinanza e degli interventi utili a renderlo più efficace è stata trattata nei programmi elettorali dei principali partiti. Alla luce dei risultati elettorali, è quindi necessario analizzare quale sia la posizione dello schieramento vincente. E se, inizialmente, il programma della coalizione di centrodestra annunciava l’abolizione di questa misura e la sua sostituzione con strumenti più validi, attualmente si parla piuttosto di una sostanziale revisione.
“Non vogliamo eliminare il reddito di cittadinanza, vogliamo cambiarlo: dare anche più soldi a chi è realmente inabile al lavoro, e dare un lavoro a chi invece può lavorare, perché il lavoro è dignità e integrazione”
Fabio Rampelli (FdI)
Come funziona oggi il reddito di cittadinanza?
Ad oggi, possono fare richiesta di reddito di cittadinanza tutti i cittadini italiani, europei ed extracomunitari (purché residenti in Italia da almeno dieci anni e in possesso di regolare permesso di soggiorno) che risultino al di sotto della soglia di povertà. Condicio sine qua non per l’erogazione del sussidio è, tuttavia, l’immediata disponibilità del richiedente a lavorare e/o a seguire corsi di formazione – eccezion fatta, naturalmente, per coloro che sono valutati come non in grado di lavorare. I cittadini o nuclei familiari che soddisfano i requisiti richiesti percepiranno il reddito per diciotto mensilità, al termine delle quali, se ancora in possesso dei requisiti, il sussidio potrà essere rinnovato.
Fatta la regola, trovato l’inganno
Da sostegno temporaneo a comoda abitudine il passo è breve. La principale critica mossa al reddito di cittadinanza deriva dal fatto che i beneficiari potrebbero usare il reddito come fonte di “guadagno facile”, ottenibile senza dover effettivamente lavorare. Per prevenire questa situazione, le offerte congrue declinabili dal cittadino prima della decadenza del sussidio sono passate da tre a due.
Eppure, secondo molti esponenti politici, il reddito di cittadinanza rimane una misura poco efficace e ampiamente migliorabile. Stando alle rilevazioni dei Carabinieri, infatti, tra il 2019 e il 2021 sono stati individuati più di 185 mila illeciti, per un totale di quasi 50 milioni erogati a beneficio di cittadini che non avrebbero invece dovuto percepire tale sussidio.
Due nuove misure
La proposta del centrodestra per ovviare a queste problematiche consiste nel suddividere il sussidio in due misure distinte: una per coloro che risultano come non occupabili e un’altra rivolta ai disoccupati in cerca di lavoro. Nel primo caso, il sussidio (e forse anche l’appellativo?) verrà mantenuto, nel secondo, invece, la misura non prevede alcun tipo di supporto finanziario, bensì una maggiore possibilità di essere assunti dalle aziende. Obiettivo che si intende raggiungere attraverso l’introduzione di bonus a favore delle aziende stesse volti a incentivare le assunzioni.
E gli attuali percettori del reddito?
Anche se non vi ancora niente di certo, è improbabile che, per chi già percepisce il reddito, l’erogazione dello stesso possa essere interrotta prima dello scadere dei diciotto mesi previsti . Ciò che è invece facilmente ipotizzabile è che a breve venga sospesa la possibilità di farne richiesta.
Cristina Resmini