Probabilmente non ci saranno state, come scritto dalla Gazzetta del mezzogiorno in primis e da altri giornali a seguire, file chilometriche o assedi davanti al CAF di Bari per chiedere il reddito di cittadinanza. Ma con uguale probabilità qualcuno si sarà spinto fino agli appositi sportelli per avere delucidazioni ed informazioni.
Il Movimento 5 Stelle si affretta prontamente a smentire e parla subito di “complotto”. Anche il sindaco di Giovinazzo, Tommaso Depalma, si è corretto e ha detto che si sono recate 4 o 5 persone lunedì ai servizi sociali.
Il reddito di cittadinanza che non è di cittadinanza
Il problema non è quante persone si siano messe in coda per domandare o avere chiarimenti. Il vero e grande “fraintendimento” è che il reddito di cittadinanza non è un reddito di cittadinanza. Il nome suona bene: reddito di cittadinanza. Come se tutti ne avessero diritto, solo per il fatto di essere cittadini. In quanto a slogan e nomi accattivanti, del resto, i 5 stelle sono maestri, guidati da una persona, Beppe Grillo, che prima di fondare questo movimento si dilettava con la sua tagliente e ironica favella a far ridere gli italiani sulle reti nazionali. Quelle di cui paghiamo il canone. Quindi come spesso accade, molti elettori si sono fermati alle promesse conclamate, quelle dai nomi rasserenanti. Nulla di nuovo: vi ricordate il milione di posti di lavoro di Berlusconi? Gli 80 euro di Renzi? I cittadini sono ammaliati da questi spot elettorali.
Ma se, oltre alle vignette di Facebook e agli slogan ben articolati ci si mettesse a leggere veramente i programmi elettorali, si sarebbe compreso subito che la proposta del Movimento non prevede di erogare un sussidio incondizionato e uguale per tutti, al contrario. È qualcosa di molto più simile ad un sussidio di disoccupazione e per accedervi, se mai sarà legiferato, bisognerà avere determinate caratteristiche. Come dichiara Francesco Seghezzi, direttore della fondazione ADAPT, che studia lavoro e welfare:
È sbagliato, inoltre, dire che l’Italia non ha una norma simile, perché proprio l’anno scorso è stato definitivamente approvato il Reddito di inclusione (REI), un sussidio universale destinato a tutti coloro che si trovano in situazione di povertà.
Ecco risolto l’arcano. Nessuno ha inventato niente, a nessuno verranno bonificati 750 euro così tanto per. È stato trovato un bel nome ad una cosa che già similmente esiste. E si è usato questo nome come cavallo di Troia della campagna elettorale.
L’ironia sul web
Intanto sul web si scatenano le vignette e i commenti sarcastici. Qualcuno ha anche simulato un modulo di richiesta di reddito di cittadinanza. Satira. Un tempo lecita, ora strumentalizzata anch’essa. Perché le solite dinamiche fanno sì che l’arma di cui si è abusato, ci si rivolti contro. I Pentastellati non sembrano, infatti, prendere la cosa con leggerezza, con la stessa con cui hanno rivolto le loro pungenti frecciatine “satiriche” agli altri.
Tanto rumore per nulla: al momento, ricordiamolo, un governo guidato dai 5 Stelle in grado di legiferare non esiste.
La filosofia ci viene incontro, con le sagge parole di Massimo Cacciari:
Ma la caduta di Renzi, passato in due anni dal 40 al 20% sia di monito ai 5s, in una situazione incasinata come quella italiana e non solo, le leadership politiche durano lo spazio di un mattino, senza una strategia organizzativa e un radicamento nel territorio la gente rimane delusa e ti abbandona
Marta Migliardi