Con olio esausto s’intendono tutti quegli oli che derivano da veicoli e attività industriali e domestiche. Essi sono fortemente inquinanti se si riversano nel terreno e nelle condutture e nuocciono alla salute umana. Per questo si parla di recupero dell’olio esausto e si stanno cercando dei metodi efficaci per recuperarlo. L’Italia ha nuove idee in proposito.
Si vuole quindi arrivare a un recupero dell’olio esausto, ma che cos’è esattamente l’olio esausto? Per intenderci, l’olio esausto è per esempio l’olio del motore oppure i residui d’olio che si hanno dopo aver fritto in cucina. Sono in genere determinati tipi di liquidi organici con cui abbiamo a che fare nella nostra quotidianità ma di cui continuamente non ci accorgiamo. Sono il frutto di una serie di trasformazioni chimico-fisiche che non lo rendono più idoneo all’utilizzo. Altri possibili esempi sono l’olivo d’oliva usato in cucina, gli oli di conservazione degli alimenti e i grassi di cottura.
Proprio perché non più utilizzabile, esso va sostituito con dell’olio usabile. In caso contrario, ha delle ricadute pesanti sull’ambiente e sull’uomo: può causare infatti danni alle acque e alle terre dell’intero pianeta, rilasciando sostanze che minano la sopravvivenza della flora e della fauna. Può nello specifico, ad esempio, contaminare le falde acquifere circostanti a noi e di conseguenza provocare danni all’agricoltura e contaminare le acque che beviamo. Può anche rovinare le condutture domestiche pregiudicando il corretto funzionamento dei depuratori.
Perciò a livello di ricerca si insiste molto per recuperarlo cosicché anche lo si possa riutilizzare per scopi migliori rispetto a quello originale. Dalle imprese italiane ECO4Soap, Benvenuti, IsusChem, One-Pot e ICS group arrivano da diversi anni nuove proposte per il recupero dell’olio.
Queste imprese, infatti, riutilizzano l’olio trasformandolo in sapone, inchiostro, biogas oppure biodiesel dando importanza a una serie di questioni. I loro obiettivi sono diversi. C’è chi vuole migliorare un processo produttivo, c’è chi si occupa di problemi nelle città, c’è chi investe nel capitale umano, c’è chi ha trovato spazio in un mercato in espansione di cui poter approfittare.
Vediamo cosa fanno per il recupero dell’olio, un prodotto peraltro utilizzato dall’umanità da diverso tempo.
ECO4Soap: saponi dall’olio esausto
Promosso da tre ITS lombardi con la partecipazione di IRMAP, cioè dell’Istituto di Ricerca sulla Manutenzione e Produzione, si tratta di un progetto condiviso creato per rispondere a delle esigenze concrete.
L’intento è quello di utilizzare la maggiore quantità possibile di oli alimentari consumati dalle famiglie. Per farlo, Fondazione Green, ITS Angelo Rizzoli e ITS Lombardia Meccatronica hanno pensato, attraverso un progetto che coinvolgesse gli studenti, di creare un prodotto scambiabile direttamente con il consumatore: una saponetta da bucato o profumato. In questo modo, secondo le tre ITS si stimola anche una cultura del recupero dell’olio da parte dei consumatori con benefici economici e ambientali non da meno.
Ogni ITS ha un ruolo ben specifico nel riciclaggio dell’olio. Ci sono infatti tre fasi di lavorazione ognuna con un precisa definizione di lavoro…
- Realizzazione di un impianto pilota IoT connesso per la realizzazione di un processo di saponificazione da olio esausto
- Digitalizzazione del processo chimico-manifatturiero di trasformazione dell’olio esausto in sapone e sviluppo degli industrial analytics di monitoraggio;
- Realizzazione di indicatori di efficacia dell’economia circolare e di efficienza energetica mediante lo sviluppo di algoritmi per l’elaborazione degli analytics di processo.
Il progetto ha ricevuto impressioni positive da parte dei tecnici dell’IRMAP coinvolti e si spera, attualmente, che iniziative simili si possano diffondere nel resto del Paese. Ogni famiglia, inoltre, dando il proprio olio ha avuto a basso costo delle saponette da utilizzare in casa.
Benvenuti: recupero dell’olio dalla ristorazione per biocarburanti
Benvenuti è un’impresa che ha progettato un semplice dispositivo capace di separare gli oli esausti dalle acqua di lavaggio delle stoviglie.
Si chiama Hydro ben e convoglia le acque reflue del lavaggio delle stoviglie al suo interno per raccogliere tutti i rifiuti umidi. Quest’ultimi, poi, il dispositivo va a compostarli e si ha così il recupero dell’olio.
In questo modo, il grasso nell’acqua di scarico rimane intrappolato in una camera grassi, mentre l’acqua lascia il dispositivo attraverso un sistema di scarico. Dopodiché, Hydro Ben riscalda il grasso a 40 °C, il quale viene infine rimosso manualmente e depositato in un apposito contenitore.
Grazie a questo sistema, i ristoratori recuperano una materia fortemente inquinante per le acque fognarie che altrimenti si disperderebbe nelle falde acquifere. Inoltre, i ristoratori possono così evitare che nelle condutture si accumulino grassi, responsabili di intasamenti, riducendo di conseguenza i costi periodici di smaltimento.
Si tratta di qualcosa di importante: si consideri infatti che con questa tecnologia si riesce a recuperare il 95 per cento degli oli e dei grassi dei 3,5 chili che una cucina professionale in media giornalmente accumula nelle tubature. Se si considera per esempio una città come Brescia, circa 1000 tonnellate al giorno vengono recuperate dai locali di ristorazione.
Si può inoltre usare Hydro ben per recuperare acque destinabili a uno scopo irriguo. In Sardegna si è fatto ciò per irrigare i campi agricoli colpiti da siccità ed ha riscontrato un notevole successo.
Si sta cercando, attualmente, di implementare il sistema in modo costante e diffuso sul territorio italiano. Poche cucine professionali infatti ne fanno uso e ancor meno sono quelle che lo utilizzano quotidianamente seppure permetta di risparmiare notevolmente e di evitare danni alle fognature pubbliche.
Con Hydro Ben, biocarburante si produce in seguito al recupero dell’olio, in maniera completamente alternativa.
One-Pot e ICS group: biodiesel con l’olio di frittura esausto
One-Pot e ICS group, due aziende italiane, stanno sviluppando un processo più efficiente per produrre, in modo diretto, biocarburante da olio di frittura esausto.
L’obiettivo, nello specifico, è quello di produrre biodiesel senza glicerolo libero come sottoprodotto. Senza questo sottoprodotto, infatti, si potrebbe avere una produzione diretta poiché il biocarburante non presenterebbe quantità di grassi liberi, detti FFAs.
In caso contrario, per avere il biodiesel è necessario un processo di pretrattamento dell’olio esausto che trasformi gli FFAs in esteri metilici. Si vorrebbe evitare pertanto che alla fine si produca glicerolo, una sostanza di scarto che riduce la qualità del biodiesel.
Il vantaggio è che si andrebbe a risparmiare in termini di produzione in quanto si eviterebbe il pretrattamento. Attraverso il recupero dell’olio, quindi, si otterrebbe un biocarburante competitivo.
Il processo che si utilizza per raggiungere tale obiettivo sfrutterebbe la combinazione dell’irraggiamento da microonde, di un catalizzatore acido eterogeno e di MTBE, un reagente. Così facendo si otterebbe, utilizzando l’olio esausto, direttamente il biodiesel.
Il processo, oltre che evitare il pretrattamento, avrebbe una serie di aspetti positivi legati alla sostenibilità. In particolare, esso permetterebbe rispetto a quelli tradizionali di risparmiare energia e prodotto finale, quest’ultimo poi riutilizzato nel processo produttivo, e garantirebbe una maggiore produzione.
IsusChem: Recupero dell’olio per l’inchiostro da stampa
IsusChem, nata dal dipartimento di Scienze Chimiche dell’università Federico II, è un’azienda che, per il recupero dell’olio, utilizza olio fritto esausto per produrre inchiostri da stampa.
La ragione della sua esistenza è dovuta alla notevole quantità di inchiostri formulati a base di solventi vegetali e alla natura dell’inchiostro piuttosto simile agli oli di scarto.
Grazie a ciò l’azienda ha avuto l’idea di sfruttare il recupero dell’olio per produrre inchiostro vendibile con facilità nel mercato.
Facendo questo, ha risolti contemporaneamente due problemi. Ha convertito materiale fortemente inquinante ed ha ottenuto dell’inchiostro di qualità con un potere solvente di gran lunga superiore rispetto alla media.
La produzione d’inchiostro è possibile grazie a una modificazione che l’olio vegetale usato ha dopo il consumo. Dopo aver fritto in cucina, esso infatti produce acido azelaico e acido pelargonico. Il primo lo si usa già in ambito farmacologico e tessile, mentre il secondo è stato utilizzato da IsusChem per produrre inchiostro.
Ha avuto così anche un importante risparmio economico e un impatto ambientale minore in termini di gas serra emessi con il recupero dell’olio. Infatti si calcola che il 35-40% della formulazione di un inchiostro provenga da un materiale vegetale che consuma suolo e compete con le coltivazioni di prodotti alimentari. Non solo: si dà una diversa vita all’olio rispetto alla termodistruzione che inquina e IsusChem ha con il suo inchiostro reso il packaging di diverse aziende più sostenibile. La produzione, per giunta, non produce sottoprodotti né utilizza materie prime mai usate.
Con questa azienda, inoltre, si lotta contro le ecomafie, che diffondono nell’ambiente prodotti inquinanti, e si dà valorizzazione sociale ed economica al capitale umano.
IsusChem con la sua iniziativa sta stringendo accordi con altre imprese ed ora si vuole espandere verso il settore cosmetico e producendo prodotti per le superfici.