Stoner di John Williams. Una semplicità perfetta

La trama

Stoner è il racconto della vita di un uomo tra gli anni Dieci e gli anni Cinquanta del Novecento: William Stoner, figlio di contadini, che si affranca quasi suo malgrado dal destino di massacrante lavoro nei campi che lo attende, coltiva la passione per gli studi letterari e diventa docente universitario. Si sposa, ha una figlia, affronta varie vicissitudini professionali e sentimentali, si ammala, muore. È un eroe della normalità che negli ingranaggi di una vita minima riesce ad attingere il senso del lavoro, dell’amore, della passione che dà forma a un’esistenza.




Il miracolo di Stoner

Per me Stoner è molto di più.
Che belle cose, quelle semplici. Qualcuno definirebbe noiosa la semplicità. Io dico che nella semplicità c’è il senso dell’esistenza intera e con Stoner ne ho avuto la conferma.
La vita di Stoner è una vita senza grossi colpi di scena, una vita banale, che si trascina. Sempre vicino con il corpo e con la mente al paese in cui è nato, piccolo, senza speranza.
Sposato con la stessa donna da sempre, con lo stesso lavoro da sempre, felicemente infelice.
Una figlia lontana, genitori assenti, pochi amici, poca vita, tutto sempre uguale.

Perché scrivere di una vita così?

Cosa c’è da sapere di una vita così?
È questo il miracolo di Stoner. Fazi Editore pubblica racconto emozionante di una vita fragile, piatta, ma che urla, urla fortissimo e chiede di aggiungere vita alla vita. Scrivere di cose semplici è, forse, il compito più difficile. Le vite silenziose fanno tanto rumore, questo John Williams lo sa fin troppo bene e adesso lo so anche io.

“ A quarantatré anni compiuti, William Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l’amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un’altra”.

Delicato

Una realtà semplice, sì, ma complessa. Delicato è l’aggettivo a cui ho pensato più spesso mentre leggevo. Una scrittura nitida, pacata eppure fortissima, che arriva al cuore. Stoner ama, lavora, vive, respira ma si lascia attraversare dagli eventi senza troppo entusiasmo. La vita gli scorre e lui resta a guardare passivamente. Quasi che ti viene da urlargli contro mentre leggi e poi non ce la fai, perché quella sua vita lacerata ti fa commuovere, ti intrappola, in quella vita ti ci rivedi e vorresti rileggere tutto da capo e trovarti in quelle pagine ancora, ancora un po’.

La difficoltà di una vita facile

Non è mai facile come sembra, una vita apparentemente senza vita. Gli affetti di Stoner sono difficili da gestire, pieni di passione, odio, risentimento, pieni di tutto e di nulla allo stesso tempo.
Ad esempio, Edith, sua moglie, quasi lo odia. È perfida, è piena di risentimento, le pagine che raccontano di lei sono quasi drammatiche. Una coppia davvero terribile che riesce, però, nella stessa tragicità a trovare un punto d’incontro.
Tragico è anche il rapporto con sua figlia, Grace-la sua amata- trascurata e per questo fragile.
Poi Stoner si arrende, la sua vita trova pace nel modo più devastante possibile.

«per la prima volta nella sua vita, si ammalò. Fu una febbre forte e d’origine oscura». E si trasforma: «Molti ciuffi bianchi gli spuntavano tra i capelli ed era sempre più curvo, come se portasse sulle spalle un fardello invisibile».
«una parte della sua vita era finita, che una parte di lui era così vicina alla morte che quasi la vedeva avvicinarsi a passi lenti».. E aveva solo quarantatré anni.

Leggilo se..

Hai voglia di una storia normale, una storia come la tua storia, che scava nell’esistenza, la analizza e ne conosce ogni dettaglio. Dettaglio è una parola importante, di dettagli ce ne sono molti e sono tutti essenziali, tutti ci trasportano, ci immergono in questa vita insignificante ma speciale.
Perché consigliare un libro in cui, di fatto, non accade nulla?
Perché, in realtà, accade qualsiasi cosa. Perché con Stoner ho parlato, l’ho visto, mi sono persa e ritrovata. Perché Stoner è reale, è bello come tutte le cose vere. Gli ho urlato contro, gli ho urlato fino alla fine di reagire, di dirmi qualcosa. Mi sono commossa e incazzata fino all’ultima pagina. Mi sono fatta molte domande sulla mia vita, sul senso di ogni cosa, ho riletto molte volte questa stessa frase:

“Era arrivato a un’età in cui, con intensità crescente, gli si presentava sempre la stesa domanda, di una semplicità così disarmante che non aveva gli strumenti per affrontarla”. Si ritrovava a chiedersi se la sua vita fosse degna di essere vissuta. Se mai lo fosse stata. Sospettava che alla stessa domanda, prima o poi, dovessero rispondere tutti gli uomini. Ma si chiedeva se, anche agli altri, essa si presentasse con la stessa forza impersonale”.

Ho provato a darmi una risposta. Poi ho dovuto salutarlo, senza essere ancora pronta. Ho chiuso il libro e non ho ancora smesso di pensarci.

 

Mariafrancesca Perna

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