Recalcati, Renzi e la sinistra dallo strizzacervelli

Il narcisismo colpisce ancora. Renzi, Recalcati e la sinistra dallo strizzacervelli

Da un paio di settimane il quotidiano Repubblica ha avviato una discussione sulla scissione a sinistra che sembrerebbe aprire definitivamente le porte a un trionfo delle destre (o dei grillini).

La cosa in sé sarebbe banale, se non fosse che tutto è partito da una analisi delle polemiche di cui viene fatto oggetto Renzi da parte della minoranza di sinistra interna ed esterna al Pd.
Una analisi non politica, ma psicoanalitica.

Per meglio dire: una analisi condotta servendosi dell’attrezzatura tipica del laboratorio, o meglio, dello studio di uno psicoanalista, piuttosto che degli strumenti classici della riflessione politica.

L’autore dell’analisi è Massimo Recalcati, psicoanalista lacaniano molto di voga e sempre più pop(opolare).

Recalcati, renziano da quel dì, è stato nominato da Renzi dirigente della scuola di formazione del partito.

Questo forse spiega perché adesso Lacan e Freud abbaino definitivamente sostituito Marx ed Engels nel pantheon dei pensatori di riferimenti del partito più importante della sinistra.




Le riflessioni pericolose

Nella sua riflessione infatti – riflessione la cui pubblicazione era stata peraltro anticipata da Corrado Augias, cioè colui che ha scoperto Recalcati e lo ha lanciato nel firmamento editoriale, consentendogli quindi di arrivare ad affascinare Renzi – Recalcati in sintesi spiega che l’odio per Renzi è irrazionale.

La minoranza di D’Alema e C. non vede il fiorentino come un avversario politico, ma come un nemico e anzi un usurpatore.

Un personaggio che non ha nulla a che fare con la sinistra, e che quindi non avrebbe diritto ad occupare la poltrona di segretario del Pd.

In realtà, l’animosità verso il Matteo nascerebbe dal fatto che egli in quanto rottamatore avrebbe celebrato finalmente il funerale della vecchia sinistra – una sinistra che rifiuta di elaborare il lutto per il prorio fallimento e la propria morte.

Insomma, D’Alema, Bersani e soci sono come i fantasmi, i non-morti, che non si accorgono di essere dei cadaveri putrescenti e ritornano dall’aldilà per tormnatre i vici coi loro ululati e il cigolìo delle proprie catene.

Il comunismo voleva liberare i proletari dalle proprie catene – ma l’unco risultato che pare avere ottenuto è quello di aver stretto quelle stesse catene intorno alla caviglie e alle menti dei poveri scissionisti del Pd.

Come i protagonisti di The Others, i dirigenti postcomunisti rifiutano di farsi, non rottamare, ma tumulare.
Rifiutano di essere morti – e provano ancora a vampirizzare i vivi, i giovani rampanti giunti al potere sulle ali della modernizzazione.

Recalcati e il narcisismo di ritorno

Io stimo Recalcati e credo sia convincente la sua chiave di lettura (lacaniana) della civiltà contemporanea come trionfo del narcisismo.
Non vorrei però che ci fosse caduto anch’egli, in tale sindrome.

Presentare sotto veste psicoanalitica dei ragionamenti politici rischia di essere un modo per non accettare il confronto, delegittimando gli oppositori.

Come dire che l’interlocutore, prima di parlare, dovrebbe sistemare quache rotella fuori posto…

Quando chi psicanalizza gli altri è parte in causa, come Recalcati che è in definitiva un dirigente del Pd, forse converrebbe farsi prima un autoesame.

Il sospetto e la critica

In definitiva, l’economia politica – anzi la critica dell’economia politica sottinteso “dominante” – fu la grande scoperta e il grande strumento di analisi e battaglia del movimento dei lavoratori.

Non sono mancate in passate le ibridazioni fra suggestioni e itinerari psicoanalitici, e analisi economiche marxiste : ma insomma, quando si diceva che tutto è politica, magari si sbagliava ma si diceva una cosa politicamente abbastanza chiara.

Ora se si comincia a dire che “tutto è psicoanalisi”, che cosa si vuole intendere, sul piano politico?

La Sinistra sul lettino dello psicoanalista

Per capirlo, penso che basti leggere non tanto ciò che Recalcati scrive sulla questione-Renzi – ma quanto scrive proprio sulla storia della sinistra.

Sono parole illuminanti, che stranamente sono state trascurate anche dalle repliche più critiche alle argomentazioni di Recalcati – cui infatti hanno risposto antirenziani del calibro di Tomaso Montanari, e renziani delusi come Guido Crainz.

Leggiamole invece queste parole, e forse capiremo che cosa maschera, sul piano squisitamente e prosaicamente politico, la filippica psicoanalitica di Recalcati.

Quando infatti il direttore della scuola di formazione del Pd riassume la storia della Sinistra (non dello stalisnismo o magari del comunismo, ma della Sinistra!) con termini quali : “identificazione del liberalismo e dei suoi principi come Male” o “differenziazione paranoide del mondo in forze del Bene e in forze del Male”;

o ancora individua nel nucleo ideologico della Sinistra una “inclinazione populista e incestuosa della cosiddetta democrazia diretta” e inoltre il “sospetto verso le manifestazioni della singolarità in tutte le sue forme” perché detta Sinistra è stata espressione di “un paternalismo insopportabile che cancella le nuove generazioni” ;

quando insomma Recalcati, intellettuale di riferimento di Renzi, si esprime come neanche un Von Hayek o una Thatcher avrebbero fatto: ecco credo che si spieghi da sé come mai il campo delle forze progressiste sia attraversato da una così profonda spaccatura.

Alla Sinistra serve davvero un bravo dottore

Non evitiamo quindi di domandarci “Recalcati chi”.
Ma evitiamo di psicanalizzare a sproposito.
Non chiamerei tanto in causa Freud e Lacan : e casomai per un certo elettorato per troppo anni troppo fedele alla linea (sino alla vigilia del 4 dicembre!) parlerei invece di “sindrome di Stoccolma”.

ALESSIO ESPOSITO

Exit mobile version