Ready Player One: il libro che ogni nerd deve assolutamente leggere!
Partiamo dall’inizio: sono un semplice ragazzo nato nel 1986 e, come tale, ho avuto accesso a tutte le console, pc e derivati di elettronica di quel periodo. Ricordo che il primo ad entrare nel mio cuore fu TARZANINO, un giochino infantile per Commodore 64. Gli occhi (quelli di un bimbo di 5 anni) si addentrarono subito nelle atmosfere colorate (e a quei tempi ti sembrava quasi un miracolo quello che avevi davanti) ed era come se fossi all’interno del gioco: vestito di uno straccio leopardato a correre, schivare lumache giganti, saltare su nuvolette soffici evitando di incappare in qualche polpo dai tentacoli un pò troppo elastici (saltavano fino al cielo, fai un pò te) e cercando con gli occhi l’agognato cartello che metteva la parola FINE al quadro in corso. Bè, Tarzanino fu il primo gioco in assoluto con cui giocai. Mio fratello, all’epoca più grande e maturo di me di ben 6 anni, preferiva giochi come Galaga, Bubble Bobble, Turrican, Ghosts’n Goblin, ecc.
C’era chi, invece, anche a causa della ridotta manualità con la tastiera del Commodore 64, preferiva sempre e solo Tarzanino. Facevamo delle belle battaglie con i cuscini per chi si sarebbe dovuto accaparrare il posto d’onore di fronte allo schermo (e guarda caso vinceva sempre lui, dato che era il più grande), ma poi mi faceva lo sguardo tenero e mi invitava a giocare insieme a lui, un quadro a testa. Questo è solo un piccolo aneddoto della mia infanzia da gamer e nerd. Vi starete chiedendo: cosa c’entra tutto questo con il titolo dell’articolo? E’ molto semplice…
Ready Player One è un libro che è stato scritto da quel gran genio nerd di Ernest Cline. Se qualcuno di voi ha avuto un’infanzia simile alla mia, deve leggerlo almeno una volta nella vita. Non vi sviscererò la trama, non vi dirò che è il miglior libro che io abbia mai letto nella mia vita, non farò niente di tutto questo… Vi invito solo a dargli un’occhiata e a immergervi nelle sue atmosfere computerizzate, ai suoi rimandi del passato (vecchie console, vecchi giochi e vecchia musica anni 80), ai suoi straordinari personaggi ben caratterizzati. Leggendolo, non ho potuto fare a meno di immedesimarmi in “Parzival”, il protagonista del libro. Chiuso, introverso, con una smodata passione per i videogames e l’informatica. E non ho potuto neanche fare a meno di notare come la sua adolescenza sia stata molto simile alla mia (poca vita sociale e molto più virtuale). A volte, per rilassarmi, avvio l’emulatore MAME e rigioco a quei bellissimi capolavori che ormai non torneranno più, come il nostro tempo ormai passato. E’ bellissimo vedere che con quella manciata di bit, i produttori di quei capolavori sono riusciti a far sognare migliaia di bambini della mia generazione.
Volete sapere perchè piace così tanto Ready Player One? Forse perchè, leggendolo, si ritorna bambini. Si ritorna a quei tempi di battaglie con i cuscini tra fratelli per il “posto d’onore”, a tutte quelle volte che ci si arrabbiava perchè magari qualcuno ci staccava d’improvviso il controller dalla console e il personaggio rimaneva fermo immobile in balia dei colpi avversari (Street Fighter insegna), a tutte quelle volte che, prima di andare a letto, ci si sfidava a Out Run per vedere chi avrebbe perso (e inevitabilmente, il perdente si sarebbe alzato dal letto nonostante in casa ci fossero -4 gradi per andare a spegnere la luce). Insomma, è un libro che consiglio a tutti gli appassionati di videogiochi come me. Spero che anche voi abbiate passato un’infanzia felice in compagnia di persone che vi volevano bene e, magari di qualche videogames d’annata.
Antonio “Parzival” Venezia