Razzismo in Europa: le persone di discendenza africana vengono ancora discriminate

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Secondo uno studio dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali, il razzismo in Europa è ancora presente. La Germania sarebbe il primo paese a discriminare le persone di discendenza africana.

Le politiche di sensibilizzazione contro il razzismo in Europa sono presenti da diversi anni nella maggior parte dei Paesi. Si potrebbe quindi pensare che gli atti discriminatori nei confronti di persone afrodiscendenti siano in calo. Tuttavia, sarebbe una deduzione erronea: a dimostrarlo è uno studio recentemente condotto dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali.

Il rapporto prende in analisi dapprima le molestie e le violenze di stampo razzista catalogandole come eventi comuni. La maggior parte delle persone afrodiscendenti ha subito molestie e violenze che sono rimaste impunite. Ciò che manca agli stati membri, infatti, è una regolamentazione penale in grado di prendere in carico le denunce di atti discriminatori di stampo razzista. Andrebbe previsto, inoltre, un processo che garantisca l’adeguata protezione di coloro che denunciano tali molestie e violenze.

Il secondo ambito analizzato dal rapporto riguarda la percezione dei fermi di polizia. In particolare l’indagine si è soffermata su quanto spesso i fermi vengano vissuti come profilazione razziale. Numerose persone intervistate affermano di aver vissuto episodi di profilazione razziale, pratica attualmente illegale. Per contrastare tale modalità sarebbe necessario elaborare orientamenti specifici e pratici da far seguire alle forze di polizia durante l’esercizio delle proprie funzioni.

L’Agenzia europea per i diritti fondamentali ha, poi, preso in carico l’indagine riguardante la partecipazione al mondo del lavoro. In tale ambito il rapporto ha riportato testimonianze secondo le quali non ci sarebbe parità nelle condizioni di lavoro. Per contrastare questo problema dovrebbero essere prese in considerazione misure per garantire alle persone di discendenza afroamericana, in particolare, la stessa qualità dell’occupazione. L’idea sarebbe quella di promuovere la verifica delle diversità nelle imprese pubbliche e private cercando di facilitare il riconoscimento dei titoli presentati dai candidati.

Un altro ambito in cui avvengono atti discriminatori legati al colore della pelle è quello riguardante la ricerca di un alloggio adeguato. Gli intervistati non lamentano soltanto un grande difficoltà nella ricerca di un alloggio ma anche l’adeguatezza di tale sistemazione. Qualora si trovi un luogo in cui vivere, infatti, il problema si presenta spesso in situazioni di sovraffollamento e conseguente scarsa igiene.

Le soluzioni proposte dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali sono molteplici, ora manca l’attuazione di tali misure. In modo particolare urge un intervento in Germania che si classifica prima tra i Paesi che discriminano di più questa comunità. In coda alla Germania ci sono poi paesi quali Austria, Belgio e Finlandia che si aggiudicano secondo, terzo e quarto posto.

Margherita De Cataldo

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