L’ombra del razzismo si è infiltrata anche nella scuola Duse Don Bosco di Bari. Questa triste realtà svela un aspetto preoccupante dell’educazione e della convivenza nella città italiana. In un’istituzione scolastica che dovrebbe fungere da faro di tolleranza, inclusione e crescita per i giovani studenti, si sono verificate gravi manifestazioni di razzismo.
A Bari si è verificato un triste episodio che ha svelato l’oscura ombra del razzismo all’interno del sistema educativo. La storia ci riporta all’inizio dell’anno scolastico, quando alcune famiglie hanno espresso preoccupazione al dirigente dell’istituto, Gerardo Marchitelli. La loro lamentela? La presenza di bambini stranieri nella stessa classe dei loro figli.
Il quartiere Libertà di Bari, in cui è situata la primaria della scuola Duse Don Bosco di Bari, è noto per la sua diversità culturale. Qui, il 48% degli studenti non ha un’origine italiana, ma quasi tutti sono nati a Bari, come sottolinea Marchitelli. Eppure, alcune famiglie hanno dimostrato una preoccupante intolleranza nei confronti dei loro giovani compagni.
Sembra che la provenienza dei piccoli, dai capelli neri e tratti distinti, abbia influito pesantemente sulle famiglie dei quattro bambini trasferiti, che condividevano la stessa classe. Il dirigente racconta che dopo il primo giorno di scuola, queste famiglie, con una bassa scolarizzazione, hanno chiesto il trasferimento in un’altra classe. Eppure, la situazione non sarebbe cambiata, dato che studenti di origine non italiana erano presenti in tutte le sezioni.
Le iscrizioni ora avvengono online, e, a volte, gli stranieri le effettuano presso i Centri di Assistenza Fiscale (Caf), poiché potrebbero non avere accesso a una connessione internet a casa. La formazione delle classi è un processo rigoroso, ma tutto sembrava andare bene fino a quando i genitori hanno visto i loro figli il primo giorno di scuola, quando le maestre li hanno accolti. A questo punto, molte famiglie hanno chiesto il cambio di classe a causa della presenza degli studenti stranieri.
Il preside è stato sconvolto da queste richieste e ha rifiutato di cedere a queste palesi manifestazioni razziste. “Ho detto loro che l’unica opzione era chiedermi il nulla osta e andarsene. Ci sono dei valori su cui la scuola non può transigere, e non può essere ricattata“, ha dichiarato con fermezza.
Le quattro richieste di nulla osta sono state firmate il 20 settembre, ma altri genitori hanno ritirato le loro domande, preservando così l’unità della classe. Gli alunni non sono stati informati delle richieste di trasferimento e delle decisioni prese dai loro genitori, e questo nonostante abbiano perso quattro dei loro compagni di classe.
Ma questo non è un episodio isolato per la scuola Duse Don Bosco di Bari. Anche prima dell’inizio delle attività scolastiche, alcune madri avevano lamentato la presenza di due ragazzi stranieri. Anche negli anni passati, ci sono state richieste di nulla osta, una o due, secondo il preside, ma non erano mai state concretizzate. Quest’anno, tuttavia, l’intolleranza sembra essersi diffusa.
Il dirigente riflette sull’assenza di progetti per l’integrazione scolastica, attribuendola alla mancanza di un’educazione pedagogica alla persona. “C’è bisogno di vedere ogni individuo come un essere umano, senza pregiudizi basati sul genere, il colore della pelle, o la provenienza. Ci sono ancora molti muri da abbattere“, sostiene Marchitelli.
L’istituto sta lavorando duramente per abbattere queste barriere culturali. Le istituzioni scolastiche, il comune e le autorità stanno collaborando per promuovere l’accoglienza e l’integrazione. Tuttavia, secondo il preside, “lo straniero è accettato solo se serve. E questo non accade soltanto a Bari”. È un duro monito a cui riflettere, perché l’intolleranza non dovrebbe avere posto nella scuola, che dovrebbe essere un luogo di apprendimento, crescita e accettazione di ogni individuo, indipendentemente dalle sue origini.